La verità non era quella

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-"si sto bene" cazzo era la cosa più sbagliata  che avessi mai detto.

-"non credo propio sei diventato una rosa rossa" mi disse per farmi capire del rossore che avevo i faccia.

-" fanculo"

-"anche io ti voglio bene"

-"Mh non direi"

-"perché questo?"

-"sei ossessionato da me"

-"no. Sono ossessionato dal tuo corpo"

-"anche da me Nikki" il nomignolo che gli avevo dato lo fece subito andare in tilt, avevo ragione, ma non mi serviva essere smentito.

-"Nikki. NIKKI?! Mi sai istigando per caso?"

-e quello che sto facendo"

-"Lo sento. Ma se vuoi metterla così. Fallo."

-"non mi servivi tu per continuarlo a fare"

-"Mhmh, continua"

-"dammi pane per continuare, sei così inutile cazzo"

-"no froccettino. però così mi annoi, dai tu del pane per continuare" a quella frase non dissi niente. Non lo avrei lasciato vincere volevo solo vederlo sbraitare male per me. Mi avrebbe fatto sentire meglio.

Così lo spinsi sul letto per poi mettermi sopra le sue gambe ed toccargli la faccia delicatamente, da far si che si potesse un po' smuovere.

-"Fede. Ti picchio."

-"mi da fastidio perdere le sfide, di la verità ho preso il tuo punto debole. Il contatto fisico e visivo?? Mh"

-"lo hai preso alla grande, ma ora dormi" mi disse per poi buttarmi sotto.

-"non mi fai divertire neanche" gli dissi mettendo il broncio, si, stavo facendo la lagna. Sembravo un vero e propio bambino.

-"prima che io mi diverti con il tuo corpo sta zitto"
Mi alzai dal letto per andare al bagno, volevo fami una doccia, ero stanco morto ma volevo profumare, presi il mio  asciugamano ed entrai in doccia, l'acqua ribolliva sulla mia pelle, delle gocce cadevano sopra di me ed io ero così tanto illuso, presi il mio shampoo per capelli ed me lo misi un bel po, strofinavo e strofinavo, così tanto da farmi diventare la testa rossa, i miei occhi si inondarono da le mie gocce d'acqua, aggiungendosi quelle della doccia facevano si a non essere tanto visibili, i tagli bruciavano, e la cosa dava fastidio. Era così penetrante, era come rivivere le stesse avventure di ieri sera, sdraiato nel mio bagno, con il sangue che gocciolava dal mio braccio.

uscii dalla doccia per poi vestirmi dentro il bagno, aprii la finestra per far uscire l'aria calda. Mi misi una normale maglietta oversize bianca, la felpa di Nicola e dei pantaloncini neri che mi stavano davvero grandi, sembravo nuovamente un bambino in quei capi. Uscii dal bagno vedendo Nicola toccarsi i capelli in modo goffissimo. 《Nicola vieni qui》 gli dissi per poi fargli gesto con la mano di mettersi sul letto, nel tanto che mi mettevo io. 《perché?》 mi disse non esitando neanche un secondo a mettermi sul letto, ed incrociare anche lui le gambe. 《ti voglio asciugare i capelli》 Dissi per poi essere interrotto dal suo fortuitissimo sguardo. 《Mh, okay micetto》 disse per poi avvicinarsi al mio corpo, essendo di una altezza superiore alla mia dovetti alzarmi in ginocchio per toccagli i capelli, iniziai a pettinarli con la mia spazzola che avevo in mano, essendomi pettinato prima di lui. Erano così morbidi e profumati, l'odore di muschio bianco che adornavano i suoi capelli castani riverenti benissimo al corvino facendo più sottolineato il suo fascino, le sopracciglia folte dritte e perfette, senza nessuna imperfezione.
Mi abbassai per poi andare in bagno a prendere il fon e attaccarlo alla presa più vicina. Gli asciugai  i capelli in men che si dica, 《fatto》 gli dissi per poi spegnere i fon e toccagli per l'ultima volta i capelli, all'improvviso sentii due mani fredde toccarmi i fianchi e trasportarmi sotto, lo guardai per indecifrabili minuti senza aprire bocca, ero solo perso in un altro mondo, i suoi occhi mi portavano fin alle stelle,
il suo sguardo ala fine non era cattivo. Era attraente, only. 《ora tocca a me》 mi disse per poi sorridere cercandomi di toccare i capelli invano.《no. non provare a toccarmi i capelli》 gli dissi prendendo le sue mani e portandole verso il basso ventre. 《tanto te li asciugo comunque , non mi interessano delle tue lagne 》 mi disse per poi prendermi e mettermi sulle sue gambe,esse si mossero per poi farmi toccare il letto, le sue gambe mi avvolgevano per non farmi scappare. Le mie gambe ero rimaste immobili dalla posizione intrecciata, beh, del resto anche i miei occhi erano rimasti incantati non riuscivo a non perdermi. Ero difronte a lui.

Il bambino e il colosso.

Era l'unica cosa che potessi pensare. Sembravo sono così tanto basso? O e lui troppo alto? Idk.
Del resto credo che la risposta cercherò di trovarla, ma mai chiederla. 《non mi piace che la gente mi tocchi i capelli》 gli dissi sincero,

la verità non era quella.

Ero solo traumatizzato. Traumatizzato dalla vita, dalle richieste che un adulto potessero fare al mio bambino interiore. Era il mese di novembre, di solito odiavo il freddo, ma quella notta scoprii la sua utilità, l'aria gelida congelava i miei pensieri. Me ne stavo lì, sul bordo di quell letto putrido, era una specie di riparo, ma il freddo passava comunque, ero lì a fissare i vuoto immerso a quel odore che mi lancinava il naso. Pensavo che ormai la vita mi avesse ormai distrutto la mia energia essenziale. Perché propio io? Perché propio io dovevo finire lì, ad essere presuenuato da quella unica voce, una voce di un uomo sulla trentina aveva gli occhi colmi di eccitazione, il suo viso non me lo potrò mai dimenticare, era con delle piccole intravisioni di barba. Era pelato, occhi marroni rospo, un marrone diverso dalla purezza, un marrone che non si torna in indietro. Uno di quelli bastardi di marroni. Odiavo ogni singolo contatto umano ma quel giorno non ero in me. La città non era in se la stessa, quella che ormai conoscevo da anni, lumò che incontravo sempre nei piccoli vicoli che portavano alla mia prima casa, no. Non si può chiamare casa, alla mio buco. Odiavo vivere lì dentro, lo chiamavo "buco dei ratti poveri" era oreggio di quell però che ora ero costretto ad esserci. L'uomo non sapeva tanto le parole, il mio orecchio non lo ha mai sentito parlare, no alcune paroline le diceva ma solo poche e sempre le stesse. Boh, forse aveva abbandonato la scuola, e gli avevo insegnato solo 《oh si così, bravo bambino》 già a quella era avevo compreso il significato di sofferenza. Era il mio mood, io amavo la sofferenza, ed la cosa è ripugnante ma anche così tanto bella. Essa mi faceva più tranquilla, mi faceva sentire vivo. Spingeva la mia testa in basso, non era la prima volta, beh, sicuramente neanche l'ultima. Ed di questo ne ero certo, la mia faccia così femminile, la mia pelle così candida. Ero un angelo, un angelo cattivo, un angelo sporco. Anche se pulito fuori, sporco dentro era questo che odiavo. Non parlavo, non ansimavo, non piangevo.

Non emanavo un briciolo di umanità. Forse non ero umano.

Non chiusi occhio in quell letto, dovevo per forza restare lì con lui. Alla fine era meglio li che a casa, anche se puzzava di seme. La mia bocca puzza di seme, puzza di barbone. Ero tutti barboni quelli che mi portavano a letto. Sia quelli che pagavano mia madre sia quelli che ne usufruivano come se fossi gratis. No. Io ero gratis. I miei capelli attiravano ogni singolo uomo erano così belli. Un bambino biondo cenere era così bello. Quei miei occhi pugnalano tutti. Trasmettevano l'oceano, due mood di oceani, quello calmo e chiaro e quello agitato la tempesta. Però essi mi discrivevano, descrivevano la mia instabilità delle umore, la mia immagine sfocata si me stesso. La mia instabilità.

Ero un angelo al quale sono state tagliate le ali, ero stato gettato via come un rifiuto.
Ero incapace di ammirare la luce del mondo, la luce del sole...
Ero un angelo che conosceva la parola odio ma, un angelo che non condannava. Avevo imparato a danzare nelle tenebre, trasformando tutto una merda.
Tutto in macerie .
Perché alla fine non ero un angelo ma un diavolo.
Ero il diavolo.
Un diavolo e nei dettagli..
..il diavolo sempre dentro.

Ma alla fine che c'è da aspettarsi, sono un bambino di vetro. Lo sono sempre stato, e sono sempre stato crepato, piccole rotture che ne fanno partire altre.

Mi risvegliai dai miei film vedendo Nicola immobile a vedere i miei occhi colorarsi e sfumarsi. 《ho capito 》 mi disse per poi aprire le braccia ed aspettarmi, io rimasi immobile per alcuni minuti per poi scoppiare in un abbraccio un abbraccio diverso dagli altri, il mio cuore stava piangendo. Il suo abbraccio era diverso non so come spiegarlo ma era il mio primo abbraccio voglio ricederlo credo che ci sia un legame tra di noi credo di averlo trattato di merda non so perché ma mi dispiace vorrei avere più tempo solo per passarlo con lui. Volevo che quell abbraccio durasse di più.

SPAZIO AUTORE:

Amori oggi ho raccontato un po' di cose..
Mi è stato molto difficile parlare di queste tematiche, e stato tutto così tanto difficile parlare di uno dei miei tanti traumi ma lo fatto, non mi è piaciuto molto la scaletta con cui ho organizzato i fatti. Voglio solo migliorare. ;)) byee.

Perché lui si ed gli altri no? Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora