Capitolo 28 📖

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Scostai le coperte dal mio corpo, lasciando libera (T/n) in modo che potesse continuare a dormire. Misi le ciabatte ai piedi, e passai una mano tra i miei capelli restando seduto sul materasso, spostai le mani su di esso e strinsi forte la presa. Era così difficile!

Erano passate tre settimane da quando avevo quelle cimici adosso, e per la prima volta in un anno e passa avevo desiderato che (T/n) non fosse accanto a me. Sospirai e mi alzai dal letto andando verso la cucina. Poteva succedere di tutto da un momento all'altro.

Erano le cinque di mattina. Stavo dormendo veramente male in questi ultime settimane. Ma ormai era andata, quello che avrei fatto oggi avrebbe dato l'avvio alla vera guerra, ma io ero già stanco.

Mi preparai un caffè per cercare di stare in piedi. E mi appoggiai di schiena al bancone nell'attesa che il caffè fosse pronto. Quanto saranno idioti? Possono mettere tutte le cimici che vogliono, ma finquando non riusciranno a controllare cosa una persona pensa, non porteranno a molto. Le cimici servono solo se la persona che dev'essere spiata non sa di esse.

La macchinetta del caffè fece un leggero fischio che durò pochi secondi. Il caffè era pronto. Ne presi una tazza e senza nemmeno mettere lo zucchero, portai la tazzina alle labbra. Non avevo le forze di fingere ancora. Dovevo fingere a lavoro di essere me stesso, a casa di essere diverso. Ma presto sarebbe finito tutto.

Presi l'altra tazza di caffè e la preparai come la mia gattina lo preferiva, presi qualcosa che potesse mangiare. Doveva sentirsi amata nonostante tutto. Presi il vassoio con le mie mani e lo posai sul suo comodino facendo attenzione a non fare rumore. Con le piume presi il mio costume pulito dall'armadio e mi infilai in bagno.

Mi vestii e mi guardai allo specchio, sembravo più vecchio di cinque anni. Sospirai. Dovevo fingere ancora di essere me stesso, ma non potevo con quella faccia. Aprii qualche cassetto in bagno, finquando non trovai quello che mi serviva: i trucchi della mia gattina.

La nostra carnagione era abbastanza simile, e poi non dovevo fare nulla da professionista, mi serviva solo per non sembrare un mostro, anche se così mi sentivo comunque. Stavo facendo il possibile ma stavo trascurando tutto per questo lavoro: (T/n), i miei aiutanti, e anche Tsukuyomi. Mi stavo divertendo a fare il tirocinio con lui, ma adesso non potevo più aiutarlo.

Lessi l'etichetta e mi venne da sorridere, ma più che per divertimento sorrisi per la tristezza, per non piangere. C'era scritto: Cancella Età. Lo avevo pensato proprio un attimo prima, sarà stato un caso?

Presi una spugnetta già usata da (T/n), lei si era truccata all'incirca due o tre volte da quando la conoscevo. Giusto negli eventi importanti, come cene eleganti tra di noi, o quei gala per gli eroi, non di più. Ero stesso io a dirle che se non voleva non doveva, in fondo non ne aveva davvero bisogno.

Comunque quelle volte mi avevano fatto capire come avrei dovuto usarlo, in ogni caso non dovevo fare nulla di particolare, semplicemente dovevo metterne un po' sotto agli occhi e stenderlo con la spugnetta.

Ci provai, e stranamente non era venuto molto male, anche se la sensazione del trucco sulla pelle era davvero strana. Lavai la spugnetta e l'asciugai, poi sistemai tutto come li teneva la mia gattina. Avere quel trucco in faccia era sinonimo del fatto che dovevo fare cose che io non farei mai per sembrare me stesso.

Sospirai poi lentamente uscii dal bagno, (T/n) ancora dormiva pertanto lasciai che si riposasse mentre io lasciavo casa nostra per andare a lavoro. Lavoro, e ancora lavoro. Dovevo solo aspettare il momento adatto.

Mentre ero in volo sentii il telefono squillare. Sospirai e incrociai le dita, metaforicamente, sperando che a chiamarmi fosse la mia piccola gattina. Tutto il mio entusiasmo finì quando notai che il numero era sconosciuto, e pubblico. Era sicuramente Dabi.

Between flames and feathers [Hawksxreader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora