𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐈𝐕

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Yeah, little girl gone, got a gun from a gangster
Run little girl, run little girl, bang, ha
Say that again, I didn't quite hear you
Messed with the wrong bitch in the wrong era
I been at work and I got my badge of honor
Honey, I've changed so much since I last saw you
Hands off my hair, how very dare you
Ding ding, hold my earrings for my debut
'Cause I pack a punch backed into a corner
Come at me, don't tell me
I didn't warn ya

(Little Girl Gone - CHINCHILLA)


Ketterdam, laboratorio di Wylan

Quando la porta si aprì rivelando le figure di Ksenyia e Dominik, Kaz Brekker tirò un sospiro di sollievo. La città era completamente sotto assedio e le strade erano piene zeppe di Centesimi di Leone. La teatrante era stata troppo coinvolta in passato con i loschi piani di Manisporche per poter dubitare del suo coinvolgimento nell'incendio. Pekka sapeva che per colpire Kaz doveva far leva sulle sue uniche due debolezze : Inej Ghafa e Ksenyia Velkov. E il Bastardo del Barile era certo che il Kaelish avrebbe tentato di tutto per catturarle e ricattarlo. «Avete incontrato problemi?» chiese Nikolai, due cerchi viola sotto gli occhi e l'ennesima tazza di caffè fra le mani. Non ce la faceva più a rimanere lì rinchiuso. Voleva tornare alla sua nave, alla sua ciurma e alla sua libertà. «Problemi? Dipende da cosa intendi tu per problemi. Mi ha trascinato nelle fogne. Per me questo è un grosso problema!» disse stizzito Dominik, continuando ad annusare la giacca e a guardare con sguardo truce Ksenyia. Quest'ultima sbuffò sonoramente e alzò gli occhi al cielo. «Smettila di lamentarti stupido soldatino viziato. Non potevamo camminare per strada come se nulla fosse. Era la via più sicura. Puzzolente ma sicura» disse la rossa guardando Jesper e Nina che a stento riuscivano a trattenersi dalle risate. Un fruscio si mosse alle spalle del gruppo e un'ombra esile si stagliò con aria sinistra sulla parete del laboratorio. «Ci hanno accusato di aver ucciso un poliziotto» disse in un soffio una voce sottile. Ksenyia trasalì, portandosi una mano al cuore. Non si sarebbe mai abituata al passo felpato di Inej. «Cosa?Non abbiamo ucciso un poliziotto... vero? » chiese Jesper guardando con occhi pieni di panico il capobanda. Kaz roteò gli occhi al cielo e rassicurò il suo compare. Non era così stupido da uccidere un poliziotto e tutti a Ketterdam lo sapevano. Purtroppo però, la polizia faceva i voleri di Rollins e quindi poco importava se erano stati i Corvi o no ad uccidere quel povero disgraziato. «Credete che dietro tutto ciò ci sia Pekka Rollins?» chiese Nina, sapendo già di aver posto una domanda sciocca. Era ovvio ci fosse lui dietro. Voleva intensificare la pressione su Kaz e sulla sua banda. «Non può che essere colpa sua» mugugnò Wylan, avvolto nei suoi pensieri. «Per tutti i Santi perché non lo uccidiamo allora? Mi basterebbe poterlo guardare da una finestra e tutto sarebbe finito» affermò Nina, con una rabbia tale da sconvolgere i presenti. Anche lei aveva molto da perdere in tutta questa vicenda. Quando Nikolai sentì il suggerimento della Spaccacuori si illuminò in volto. Sperava davvero che fosse tutto così facile. Sperava davvero di poter eliminare la Faglia il prima possibile. «Quel verme non merita di morire e basta. La morte è troppo rapida. Deve soffrire, come ha fatto soffrire tanta brava gente nel corso degli anni. Inoltre, se lo uccidiamo, la verità sulla nostra innocenza morirà con lui. Dobbiamo incastrarlo per i crimini che ci ha addossato. » disse Kaz guardando Ksenyia dritta negli occhi. Quest'ultima annuì con una veemenza che solo il rancore e la sete di vendetta potevano scatenare. Il Principe Nikolai approfittò di quell'attimo di silenzio che si era creato, si schiarì la voce e poi parlò. «Io direi che sia arrivato per me il momento di andarmene da qui». Dominik, che aveva ascoltato il discorso precedente distrattamente mentre giocherellava con una beuta vuota, fece scattare il capo in direzione dell'amico. «Non se ne parla Nik, la città è disseminata di furfanti e poliziotti. Se ti scoprissero potremmo rischiare un'incidente diplomatico» «Oh per tutti i Santi Dom! Non essere sempre così pessimista, scommetto che i nostri amici sapranno indicarmi una sicura via di fuga». Inej si fece in avanti e sorrise al soldato, sperando di rassicurarlo. «Non preoccuparti Dominik, conosco Ketterdam meglio delle mie tasche. Lo porterò fuori di qui sano e salvo» dichiarò la Suli. Sturmhond cominciò ad arraffare le sue cose alla bell'e meglio, sapendo che se avesse perso tempo il suo amico avrebbe tentato in tutti i modi di fargli cambiare idea. E ci sarebbe riuscito anche. Se c'era una sola persona al mondo alla quale Nikolai Lantsov dava ascolto, quella era Dominik Vertov. Era il suo grillo parlante da quel caldo pomeriggio di dodici anni addietro. «Inej mi occorre che tu mi conduca al porto. Lì ho la mia nave e i miei uomini pronti a salpare» «Non c'è problema, solo cerca di non far rumore con quello zaino, intesi?». Kaz salutò il Principe con un cenno del capo, Jesper e Wylan agitarono le mani in un saluto spasmodico che forse volevano far passare per affettuoso, mentre Nina fece un inchino, seria e compita. Ksenyia invece, era rigida come un tronco di un albero secolare. Non amava gli addii, anche se riguardavano persone che conosceva da poco. Nikolai le andò incontro e le tese una mano. «Ti aspetto a Ravka. Ho grandi progetti per te... Sento che sei la soluzione a tutto» «Lo senti davvero o ti illudi semplicemente di sentirlo per pura disperazione?», il biondo parve annaspare, non sapendo bene cosa rispondere. Era forse sbagliato sperare? Sì, aveva mentito. Non aveva idea se i poteri di Ksenyia sarebbero serviti o meno, ma doveva crederci. Lo doveva fare per il suo popolo e per il mondo intero. Doveva farlo affinché quella coltre di oscurità non tormentasse mai più i sogni di nessuno. «Lo scopriremo solo vivendo suppongo» «Già», la stretta tra la Grisha e il Principe terminò con un sorriso flebile, poi il secondogenito del Re di Ravka si posizionò dinanzi all'amico d'infanzia. «Sta tranquillo Dom. Tolya e Tamar mi stanno aspettando e mi proteggeranno da ogni pericolo, lo sai» «Ma non possono proteggerti da te stesso» «A quanto pare nemmeno tu puoi più farlo». Contrariamente a quanto gli altri si aspettassero, i due risero e si abbracciarono con forza, quasi a non volersi lasciar andare. «Sta attento fratello, ti aspetto a casa» disse Nikolai, «Ci vedremo presto fratello» rispose Dominik, poi Inej fece un colpo di tosse, ad indicare che era arrivato il momento di andare. Il soldato seguì la stramba coppia al di fuori del laboratorio, guardandola sparire tra la fitta nebbia della città. «"Non temete signori Velkov, ho promesso di proteggere Ksenyia, e lo farò anche a costo della mia stessa vita". Dimmi un po' soldatino, anche tu racconti balle come il tuo amico?» chiese Ksenyia scimmiottando la voce di Dominik. Quest'ultimo si voltò con fare esasperato e roteò gli occhi al cielo. Nikolai gliel'aveva accollata da meno di due giorni e quella donna si era rivelata di già una vera e propria seccatura. Lo aveva scaraventato per aria, coinvolto in una fuga, obbligato a darle una mano ad incendiare una sala da gioco, trascinato in una fogna e ora gli faceva anche il verso. Per non parlare del fatto che continuava a chiamarlo soldatino. Era insopportabile. «No, non racconto balle e nemmeno Nikolai. Se ho fatto quella promessa ai tuoi genitori è perché tu sei una mia missione. Missione che tra l'altro mi è stata affidata dal mio Tsarevich e Maggiore del mio Reggimento. In quanto suddito e soldato sono obbligato a rispettare il mio compito e ad eseguirlo nel migliore dei modi. Esaustiva come risposta?». Ksenyia alzò le sopracciglia con fare indagatorio, ma poi parve rilassarsi. Quell'uomo aveva una morale troppo ferrea per mentirle o venire meno al suo compito di proteggerla. Non che lei non fosse in grado di farlo da sola, il problema era che in troppi sapevano del suo segreto e voleva limitare la sua diffusione. Avrebbe tentato di eliminare la Faglia, non sapeva ancora come ma l'avrebbe fatto, a patto che la sua identità rimanesse anonima. Voleva poter tornare a casa senza correre rischi e senza diventare l'attrazione di nessuno. Ammesso che sarebbe riuscita a sopravvivere. Il giovane Vertov le diede le spalle, pronto a rientrare, ma le gli afferrò un polso e lo fece girare. «Non dire a nessuno quello che è accaduto a casa mia. Dovrai portare il segreto della Profezia nella tomba. Capito?» «Capito» affermò l'uomo, non capendo il perché di quella richiesta. Avrebbe voluto chiederglielo, ma aveva la testa altrove e si disse che dopotutto, quella sua scelta non gli riguardava per niente. Kaz Brekker battè la testa del suo bastone sullo stipite della porta, «Entrate dentro voi due, dobbiamo parlare». Una volta dentro, Ksenyia e Dominik notarono Jesper e Nina che si affannavano a camuffarsi. «Dove stanno andando?» chiese la teatrante. «A cercare un modo per fare irruzione nell'ufficio del commercialista di Pekka. Tu invece Ksenyia vieni con me. Andiamo a far visita ad una vecchia conoscenza» affermò Manisporche, tenendo la porta aperta affinché Nina e Ksenyia passassero e ordinando a Wylan e Dominik di rimanere chiusi nel laboratorio e di fabbricare altri esplosivi.


𝐈𝐥 𝐌𝐢𝐫𝐚𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐚𝐫𝐢𝐥𝐞 // 𝐒𝐡𝐚𝐝𝐨𝐰 𝐚𝐧𝐝 𝐁𝐨𝐧𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora