𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐕

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Mount Everest ain't got on me
Mount Everest ain't got on me
'Cause I'm on top of the world
I'm on top of the world, yeah
[...]
I don't need nobody
I don't need nobody
Don't need nobody (to save me)
(Sweet, sweet, sweet, sweet)
Mount Everest ain't got on me

(Mount Everest - Labrinth)


Black Veil



Black Veil era un'isola nascosta nell'Ansa del Mendicante a Grafcanal. Il microclima presente su di essa la manteneva avvolta da nebbie mutevoli e si diceva che fosse infestata, poiché ospitava le tombe dei ricchi della città. Il luogo cessò di essere utilizzato a causa della prima pestilenza che colpì tutta la città, quando il Consiglio dei Mercanti proibì la sepoltura dei morti entro i confini della città. Per anni si era parlato di riaprire Black Veil, ma il timore di un contagio dopo la Queen's Lady Plague fermò la mozione. Fu allora che Kaz Brekker e i suoi Corvi se ne impossessarono, rendendo quel posto il loro rifugio. Fu allora che quel posto perse la sua quiete, soprattutto quella sera. Sopratutto in quel momento. L'intera operazione per prendere i fogli nell'ufficio del commercialista di Pekka si era rivelata un tremendo disastro. Nemmeno una cosa sembrava essere andata per il verso giusto. Wylan e Jesper, che dovevano occuparsi del recupero dei loro amici, erano caduti in una trappola dei Centesimi di Leone e ne erano usciti vivi a fatica. Inej che come al solito aveva il compito di guardare le spalle all'intera banda, era stata ostacolata da qualcuno di inaspettato : il tassidermista di nome Mogens. Quest'ultimo era stato incaricato da Pekka di ucciderla. Anche la Suli si era salvata per un soffio. L'immenso fascino di Nina non era servito a distrarre gli uomini di Pekka, e dunque la giovane Grisha era stata costretta a lottare strenuamente per scappare. Era poi riuscita a salvare i suoi tre compagni nello studio quasi per miracolo. Quanto a Kaz, Ksenyia e Dominik la situazione era andata di gran lunga peggio, e ciò si poteva evincere dalle urla che continuavano a squassare il cimitero. Ksenyia era arrabbiata a morte con entrambi. Era arrabbiata con Dominik per averle messo quella maledetta arma in mano ed era arrabbiata con Kaz per averla coinvolta nuovamente in una missione pericolosa. Sapeva che era tutta colpa sua, dopotutto erano stati in tanti a sconsigliarle di rivolgersi al Bastardo del Barile, ma cos'altro poteva fare? «Complimenti, bella mossa Ksenyia! Hai passato una vita intera a nascondere i tuoi poteri e stasera hai deciso di mostrarli proprio all'unica persona sulla faccia della Terra a cui non dovevi mostrarli. Complimenti davvero!» sbraitò Kaz, con una rabbia tale da far scuotere le pareti della stanza. Jesper non l'aveva mai visto così. Manisporche non aveva un carattere allegro, era sempre pensieroso e scorbutico. Lo aveva visto tramare, rubare e anche uccidere. Ma vederlo urlare così era qualcosa di terrificante. Lo Zemeni chinò il capo, preferendo fissare le logore travi di legno che il suo amico. «E cosa avrei dovuto fare, uhm? Lasciare che ci uccidesse?» rispose a sua volta la teatrante. L'aria nella cripta di colpo si abbassò, diventando gelida come in una notte d'inverno, notò Nina. «Io non credo che Kaz stia dicendo che tu non dovessi difenderti, è solo che... Non avresti dovuto farlo con i tuoi poteri» precisò Dominik, il quale era seduto su una vecchissima poltrona ed era assistito da Wylan che con un panno umido gli tamponava gli enormi ematomi che gli stavano apparendo sul volto. «Tu sta zitto! Non entrare in affari che non ti riguardano, e ah... Tieniti pure questa merda» disse Ksenyia lanciando la pistola ai piedi del soldato. Dominik la guardò dispiaciuto ma anche irritato per il suo comportamento. Non avrebbero mai raggiunto un equilibrio. Lei lo odiava e lui era costretta a proteggerla. L'esercito non lo pagava abbastanza. Nikolai non gli era grato abbastanza. Una volta tornato a casa avrebbe chiesto al suo amico d'infanzia di erigere una statua in suo onore a Os Alta. "San Dominik Il Pio, colui che sopportò Ksenyia Velkov per il bene dell'umanità" . Suonava bene però. «Con chi credi se la prenderà Pekka ora che sa dei tuoi poteri? Il Belladonna verrà raso a suolo, tuo padre verrà rinchiuso in una miniera e tua madre diverrà una delle ragazze del Serraglio. Sei una sprovveduta, una testa calda. Jordie non avrebbe mai approvato una cosa del genere» disse Kaz, le pupille invasero completamente le iridi quando pronunciò il nome di suo fratello. «Chi è Jordie?» chiese Jesper, il quale ricevette una gomitata nel fianco da Inej. «Sul serio? Lo tiri in ballo proprio ora? Per me poi... Cosa direbbe di te invece? Sei diventato tutto ciò che ha sempre disprezzato e la cosa assurda è che sembra che ti piaccia. Non ti preoccupare per i miei genitori, ci penso io a loro. Non ho bisogno di nessuno ». Ksenyia guardò i presenti nella stanza, cercando di capire se qualcuno di loro avesse intuito qualcosa, ma sui loro volti c'era solo confusione e stanchezza. Nessuno sapeva del suo Jordan allora. Kaz l'aveva rimosso dalla sua vita come aveva fatto con lei. Questo le fece male come una coltellata al petto. La rossa afferrò il suo mantello e senza dire nulla si avviò verso la porta della tomba. Dominik scattò all'in piedi e ignorando i dolori che gli pervadevano il corpo afferrò il polso della donna, tirandola a sé. «Dove credi di andare? La nostra situazione già non era delle migliori e ora sarà sicuramente peggiorata. Pekka ti vorrà morta e avrà aumentato il numero di Centesimi di Leone per le strade. È troppo pericoloso» «Lasciami stare soldatino, non sono affari tuoi». Ksenyia cercò di svincolarsi dalla presa dell'uomo, ma era così salda che ogni tentativo si rivelava vano. Quell'idiota le dava sui nervi con la sua stoicità, la sua costante preoccupazione e quel viso sempre teso a scrutare chiunque. Lo odiava. «Non dirmi che non sono affari miei ok? Sei sotto la mia protezione e -» «Basta con questa storia!». Il polso di Dominik venne avvolto da una scossa elettrica simile ad un piccolo fulmine. Fu Nina ad accorgersi che la manica della sua giacca stava prendendo fuoco e a gettargli d'mpeto dell'acqua addosso. Ksenyia sembrò davvero mortificata, ma il tutto durò qualche secondo. Approfittando della distrazione generale sgattaiolò via. Una volta fuori, afferrò il pomello della porta e immaginando tutto il gelo di Fjerda fece sì che l'entrata della tomba si congelasse, rendendo impossibile ogni via d'uscita.
Quando Dominik si accorse dell'evasione della sua protetta esclamò un sonoro "Merda!", per poi passarsi una mano lungo il volto esausto. «Ed io che pensavo di essere quello più iperattivo del gruppo» ghignò Jesper. «Ti sembra il momento?» mormorò Wylan che cercava di non fingersi divertito dalla situazione. «Tu non hai niente da dire?» chiese il giovane Vertov rivolto a Brekker. «Jes, Wylan, voglio che domani indaghiate sulla fabbrica di vetro di Pekka ad Appelbroek» disse Manisporche voltando le spalle ai presenti e dirigendosi verso il suo giaciglio arrangiato. Le parole di Ksenyia erano come incastonate nella sua mente e facevano male. Così male che gli era impossibile pensare. Dominik sbuffò sonoramente poi afferrò una pesante sedia in legno e la scagliò contro la vetrata della tomba, rompendola in mille pezzi. «Che accidenti stai facendo?» chiese Wylan. «Vado a cercare Ksenyia prima che si faccia ammazzare» disse il soldato, poi afferrò la pistola che giaceva ancora sul pavimento e stando attento a non tagliarsi scavalcò la finestra, addentrandosi nella nebbia del Black Veil. «Scommetto cinque kruge che prima o poi lei lo ammazza » disse Jesper mostrando le monete. «Porto la posta a dieci kruge e scommetto che tra i due nascerà qualcosa. Odio e amore... Dopotutto io ne so qualcosa » rispose Nina di rimando. «Tu Wylan? Che dici?» «Oh beh... Non lo so, visto come stanno le cose è molto più probabile che lei lo faccia fuori... Però voglio essere positivo. Scommetto che finiranno insieme». Lo Zemeni sorrise soddisfatto al demolitore, il quale distolse lo sguardo arrossendo. «E tu Inej? Su cosa scommetti?» «Scommettere corrompe l'animo» rispose la Suli. Nina le cinse le esili spalle con un braccio e poi le fece il verso. «Kaaaaaaaz! Ti va di scommettere?» urlò Jesper scatenando il riso nel gruppo ormai ristretto. Avrebbero atteso notizie dei due, e della loro scommessa, al caldo della tomba di chissà quale nobile.



𝐈𝐥 𝐌𝐢𝐫𝐚𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐚𝐫𝐢𝐥𝐞 // 𝐒𝐡𝐚𝐝𝐨𝐰 𝐚𝐧𝐝 𝐁𝐨𝐧𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora