𝐏𝐫𝐨𝐥𝐨𝐠𝐨

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I'm gettin' tired, and I need somewhere to begin
And if you have a minute,
why don't we go
Talk about it somewhere only we know?
This could be the end of everything
So, why don't we go
Somewhere only we know?
Somewhere only we know

(Somewhere Only We Know - Keane)


Ketterdam, Capitale di Kerch

Per due ragazzi di campagna, abituati al duro lavoro e con ben poco con cui divertirsi, Ketterdam rappresentava una carovana di nuove esperienze. Benché l'ambiente non fosse dei migliori e soprattutto dei più sicuri, i due fratelli avevano trovato una pensione ben tenuta ed economica dove alloggiare, che almeno all'apparenza sembrava sicura. Calata la sera su quel groviglio di strade dense di nebbia, il maggiore dei due decise di espolare la città, barcamenandosi nel Barile ed evitando accuratamente lo Stave dell'Ovest pieno zeppo di case di piacere, e quindi inadeguato per il fratellino. Lo Stave dell'Est e le sue sale scommesse erano decisamente meglio, per modo di dire. «Dove si va Jordie?» chiese il piccolo Kaz,un bambino estremamente intelligente e allegro di appena nove anni. «Ovunque tu voglia. È la nostra prima sera qui, ci è concesso divertirci non credi?» disse Jordie accarezzando la testa del fratellino e per poi tendergli la mano, in modo che non si perdesse. Kaz annuì e poi portandosi una mano al mento fece finta di rifletterci su, anche se sapeva già doveva voleva andare. «Voglio vedere uno spettacolo di magia!» esclamò entusiasta il bambino che incominciò a saltellare sul posto per la trepidazione. Jordie si morse il labbro e poi prese a guardarsi intorno. Dubitava fortemente che in quel postaccio avrebbero trovato un mago. Qualcosa però, attirò la sua attenzione: una locandina. Su quel logoro pezzo di carta vi era la data di quell'oggi e in più il nome di un luogo: TEATRO BELLADONNA. Quella sera avrebbero messo in scena uno spettacolo. «E se andassimo a teatro?» propose Jordie, sperando che il fratello accettasse la cosa. Kaz si guardò la punta delle scarpe poi annuì, con il sorriso che lasciava gradualmente le sue labbra. Non era pienamente convinto. «Dai non mettere il broncio... Cos'è la magia se non finzione? Il teatro è più o meno la stessa cosa. Ti prometto che domani cercheremo un mago, va bene?» «Va bene fratellone». Mano nella mano si avviarono verso il Belladonna. Quest'ultimo non era altro che un edificio a due piani e dall'aspetto alquanto insolito. L'esterno era pulito e tenuto con cura, le pareti color carta da zucchero erano rivestite da locandine e annunci vari, e sul tetto c'era l'insegna con su scritto il nome del teatro. Era tutto così ordinato ed elegante che cozzava con l'ambiente trasandato del Barile. Il botteghino, posto all'esterno, consisteva in una sorta di cabina, dalla quale sporgeva un piccolissimo bancone. All'interno della cabina una signora anziana vendeva i biglietti al costo di due kruge. Una volta dentro il teatro, lo stupore dei fratelli Rietveld triplicò. Il palco, grande e ben illuminato, era circondato da palchetti per la nobiltà, disposti a forma di ferro di cavallo rispetto alla scena, e soprastanti alla platea della piccola borghesia. Le poltroncine in velluto bordeaux avevano un aspetto comodo e lussuoso. La sala era inoltre abbellita da una varietà esorbitante di fiori. Le luci calarono e la gente cominciò a sedersi ai propri posti. Poi la magia cominciò davvero. Gesta cavalleresche, cuori infranti e azione si susseguirono tra loro come in una danza, accompagnati da vestiti fastosi ed altri umili, da combattimenti imbastiti con spade di legno e cavalli finti. Poi ci furono balli e canti, pianti e risate, tutto questo ad opera di uomini e donne che fingevano d'esser altri. Ciò colpì il piccolo Kaz come un pugno allo stomaco. Era tutto meraviglioso, quasi quanto la magia. Ma a colpire Jordie fu ben altro. Sul palco, ad interpretare il ruolo di una servetta, vi era la ragazza più bella che avesse mai visto. I lunghi capelli rossi le ricadevano morbidamente sulle spalle, tranne per due ciocche che erano state fermate dietro alla testa con una spilla. Gli occhi azzurri erano dello stesso colore del cielo estivo e risaltavano la pelle bianco porcellana. La sua esile figura era cinta in un vestito di scena color oro e viola, con ricami floreali. Era eterea e, ad occhio e croce, non poteva che avere la sua età, ossia tredici anni. Lo spettacolo finì e il pubblico si alzò all'in piedi dando il via ad uno scroscio di applausi. Gli attori si presero per mano ed insieme si inchinarono, ricevendo i complimenti e ringraziando il pubblico. Jordie diede una leggera gomitata al fratello, cercando di attirare la sua attenzione. «Che c'è?» chiese Kaz stranito. «Mi serve che tu mi faccia un favore. La vedi la porta del bagno? Ecco, lì non c'è nessuno, senza farti vedere prendi quel mazzo di girasoli e portamelo» disse Jordie indicando uno degli addobbi della sala. «Ma Jordie... Questo è rubare!» «Non è rubare, è prendere in prestito per una buona causa. Ora va, dai!». Kaz annuì e destreggiandosi tra il pubblico raggiunse in un batter d'occhio e senza farsi vedere la porta del bagno. Lì vicino, legati ad un portacandele da parete vi erano dei girasoli. Il bambino li prese e attento a non rovinarli li infilò sotto la giacca, per poi portali al fratello. Quest'ultimo, afferrati i fiori, si tolse il cappello e si sistemò i capelli e i vestiti,poi si diresse verso le scale laterali del palco, che portavano ai camerini. La ragazza dai capelli rossi stava per sparire dietro all'enorme tendaggio quando lui la raggiunse. «Aspetta, non andare via!», due occhi azzurri si girarono e lo fissarono in maniera indagatoria. «Ehm... Scusa, non voglio sembrare inopportuno, ma...volevo farti i complimenti e darti questi fiori. Sei stata bravissima». La ragazza afferrò il mazzo di girasoli e gli sorrise, decidendo di ignorare il fatto che sapesse che erano quelli che suo padre aveva utilizzato addobbare la sala. «Ti ringrazio... I girasoli sono i miei fiori preferiti» «Sono contento che ti piacciano... Come ti chiami?» «Ksenyia Velkov, e tu?» «Jordan Rietveld, ma gli amici mi chiamano Jordie. Piacere di conoscerti», i due continuarono a sorridersi e poi si strinsero la mano. Ksenyia dondolò sui piedi non sapendo cos'altro dire. Era molto timida e nessuno mai le aveva regalato dei fiori o fatto dei complimenti per il suo modo di recitare. Ma decise di farsi coraggio e di rompere il ghiaccio. «Ti intendi di teatro?» chiese sperando di trovare un punto in comune e continuare la conversazione. Jordie fece per rispondere, ma qualcuno lo precedette. «Macché, è la prima volta che mettiamo piede in un teatro» disse un bambino, capelli ed occhi castani, il volto disteso in un sorriso. «Kaz, chiudi la bocca!» esclamò Jordie, imbarazzato dalla pessima figura. Ksenyia però, trovò la cosa molto divertente e cominciò a ridere. «Scusalo, mio fratello non sa tenere a bada la lingua certe volte» «Non preoccuparti... Immagino siate nuovi in città» «Sì, questa è la nostra prima sera qui. Domani daremo meglio un'occhiata in giro». La giovane attrice rimase in silenzio per un pò,riflettendo su ciò che stava per proporre ai due fratelli. Sembravano simpatici e lei aveva un disperato bisogno di avere degli amici che non fossero gli altri attori con cui lavorava, poiché erano tutti molto più grandi di lei. «Se volete, domani mattina potrei accompagnarvi io a fare un giro per Ketterdam» «Sarebbe una splendida idea» rispose Jordie con gli occhi sognanti. Dal canto suo Kaz, prese ad annuire vigorosamente. Aveva tante domande da farle sul teatro e Ksenyia inoltre sembrava molto gentile. «Bene... Allora io vado, si è fatto tardi. Ci vediamo domani mattina fuori al Belladonna alle nove. Ciao Jordie, ciao Kaz!» disse la giovane dai capelli rossi, salutandoli con la mano e dirigendosi al secondo piano dell'edificio, dove abitava con i suoi genitori.


Alla luce delle candele e sedute sul letto, Ksenyia e Dorathea Konings, sua madre, erano intente a parlare, mentre la donna spazzolava amorevolmente i capelli della giovane figlia. «Lo spettacolo di questa sera è stato un vero successo, e tu, mio piccolo fiorellino, sei stata bravissima» osservò la più grande delle due. «Grazie mamma, anche tu sei stata bravissima» «Però, a quanto pare non sono stata l'unica ad aver apprezzato il tuo talento» disse Thea puntando il capo verso i girasoli che la figlia aveva poggiato sul mobile della sua stanza. Ksenyia arrossì prepotentemente e volse lo sguardo verso un'altra parte. La madre rise per la reazione della figlia, poi l'attirò a sé, stringendola in un tenero abbraccio. «La mia bambina sta diventando una donna ormai», un'ombra si proiettò sulle pareti della stanza, segno che qualcuno stava salendo le scale. «Una donna un corno... Ringrazia i Santi che ero distratto, o altrimenti lo avrei sistemato io quell'ammiratore da strapazzo» sentenziò Maksim Velkov, padre di Ksenyia, fingendosi arrabbiato e incrociando le braccia al petto. Madre e figlia si guardarono complici e poi iniziarono a ridere. Per un uomo che che viveva con due donne così belle e soprattutto due attrici molto talentuose, era difficile limitare la gelosia. Thea invitò il marito a raggiungerle sul letto e poi, mettendosi d'accordo con un cenno del capo, cominciarono a fare il solletico alla figlia. Quest'ultima iniziò a ridere come una matta e cercò di divincolarsi. «Basta basta, mi arrendo! Siete ingiusti, vi approfittate del mio buon cuore pur sapendo che potrei vendicarmi in maniera atroce... » disse Ksenyia, la pancia che le doleva ancora per il troppo ridere. «È questo il divertimento: sapere che io e mamma rimarremo per sempre impuniti. Ora vai a dormire, buonanotte fiorellino» disse Mak baciando il capo della figlia, poi prese la mano della moglie, avvicinandosi alla porta. «Nya non dimenticare di mettere i fiori nell'acqua o appassiranno» «Certo mamma, ora lo faccio», la porta si chiuse e la giovane rimase in stanza da sola. Ksenyia si alzò dal letto e prese una brocca vuota ed i fiori e si diresse verso il davanzale della finestra. Li avrebbe messi lì, così i girasoli avrebbero potuto vedere il sole. Ora mancava solo l'acqua. La ragazza chiuse gli occhi, e poggiò le mani sulla brocca. Immaginò l'acqua di un ruscello, il suo rumore e la sua frescura e d'un tratto il recipiente fu pieno. Mise i fiori all'intero e poi sorridendo ritornò a letto. Si mise sotto le coperte e poi fece un gesto secco con la mano, come a voler tagliare l'aria, immaginando che un venticello tiepido spegnesse le candele nella sua camera. Calato il buio nella stanza, Ksenyia si addormentò, emozionata per l'indomani.



 Calato il buio nella stanza, Ksenyia si addormentò, emozionata per l'indomani

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edit: il primo incontro tra Jordie e Ksenyia



Spazio autrice:

Eccomi con il prologo di questa nuova storia! Scusate per l'orario insolito, ma ho avuto un contrattempo.

Che ve ne pare? Vi piace?

I poteri di Ksenyia verranno descritti meglio nei prossimi capitoli, ma siete riusciti ad immaginare già qualcosa? Se sì, fatemelo sapere nei commenti.

Alla prossima 💜

𝐈𝐥 𝐌𝐢𝐫𝐚𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐚𝐫𝐢𝐥𝐞 // 𝐒𝐡𝐚𝐝𝐨𝐰 𝐚𝐧𝐝 𝐁𝐨𝐧𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora