XIX - Red Miller

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Adriel

«Tu non vuoi guarire perché è l'ultimo collegamento con ciò che hai perso»

Fissavo la gatta persiana grigia che passeggiava, zampa dopo zampa, sul tappeto rosso con lo stemma di Hogwarts finemente ricucito.

«Io non la voglio prendere quella merda. Ti fotte il cervello»

«Non è questo il motivo! Tu rifuggi questa possibilità perché significherebbe accettare di essere cresciuto, accettare che quel bambino non esiste più, che tuo padre è morto in un incendio e che tua madre è in carcere. Sei solo un vigliacco, Adriel Calloway»

Henry era disperato, il viso rosso e sconvolto e i pochi capelli drizzati in testa. Si tolse gli occhiali tondi e piccoli per lanciarli sulla scrivania, poi si accasciò contro la poltrona, come faceva sempre. Mi fissò per un tempo che pareva interminabile. Lui disperato, io impassibile.
Poi sbuffò.

«Dovrò parlare con tua nonna. Ho bisogno che le persone che ti circondino, ti tengano d'occhio» borbottò, fissando le mani incrostate di sangue vecchio. Poi alzò gli occhi su di me, guardiani; «Temo che avviserò anche Sienna, ho bisogno l'aiuto di tutte le persone che sono a conoscenza del tuo passato. Anche se sono solo loro due».
Parlo più a se stesso che a me, ma qualcosa cambiò nel suo sguardo, quando non gli risposi.

Poi lo vidi e lo vide. Una ruga gli solcò la fronte, inarcò un sopracciglio folto così in alto che temetti avrebbe spiccato il volo. Spostò il busto in avanti, le mani affondare nel legno della scrivania davanti a lui.

Mi stavo mangiucchiando le labbra.

Henry si alzò con uno slancio, la poltrona volò all'indietro e mi puntò un indice addosso.

«Tu!» tuonò, con quella sua vocina vispa e agitata, mentre indossava gli occhiali storti sul viso e zampettava sulle cosce corte.

«Ti stai sbagliando» portai le mani avanti, alzandomi dalla poltrona di fronte a lui, pronto a fuggire fuori la porta.

«In quarantasette anni di servizio, ho sbagliato una sola volta! Quando non ho comprato su Amazon il Funko Pop di Severus Piton in offerta last minute la mattina del Black Friday!» gracchiò e gli partì un tic all'occhio, mentre cominciava ad avvicinarsi a me, sempre con l'indice puntato. Indietreggiai appena, perché era un'immagine inquietante.

«Chi altri lo sa, Adriel? A chi altri lo hai detto?» ringhiò come un Chihuahua Toy imbestialito.

Deglutii. A quell'elfo di Babbo Natale non gli si poteva nascondere niente.
Digrignai i denti e chiusi gli occhi, perchè quelle parole mi costarono fatica.
«L'italiana»

«Ah, ah!» trillò, cominciando a trotterellare attorno alla scrivania, lanciando penne e matite per scrivere qualcosa e annotarselo sul taccuino, con la lingua fuori per stare più concentrato; partì a borbottare tra se e se.
«Bene, allora dovremmo fare un incontro tra Luce e Sienna, sicuramente, un altro singolarmente e poi-»

«Frena, frena, frena, strizzacervelli psicopatico»

Henry alzò gli occhi su di me, rimanendo con la biro a mezz'aria.

«Ti ho dato un nome, ma nient'altro. Chiama Sienna, chiama mia nonna e pure il presidente, ma Luce tienila fuori da tutta questa merda. Io stesso la allontanerò dalla mia vita»

Lui posò piano la penna sul legno lucido della scrivania e si schiarì la voce, aggiustandosi la cravatta al collo.
«Se non vuoi che venga, lo capisco» mi guardava come se ci fosse un però, e infatti: «Ma non puoi essere spaventato da come ti fa sentire solo perché non vuoi sentire niente»

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