Capitolo 21

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"Porca puttana!" Urlò Louis chiuso in quella stanza al buio, senza un minimo di luce, con un Harry in ginocchio e la testa fra le mani. Sospirò pesantemente, agitandosi, per poi rivolgere uno sguardo al riccio. "Cerca di respirare per favore!" Pregò infastidito Louis. La verità era che il liscio non sapeva come mantenere la calma, specialmente se erano da lì da un'ora esatta e con la campanella che segnava l'uscita per tutti. "È mai possibile che nessuno qui mi senta?!" Bussò freneticamente, toccandosi il collo agitato, poi se lo grattò nervosamente e grugnì, sentendo fin troppo silenzio.

Fece dei passi indietro e poi corse verso la porta, sbattendo con la spalla prepotentemente. "Cazzo!" Di nuovo. "Aiutateci!" Geugnì nervosamente per poi compiere lo stesso gesto. Sembrava un leone in gabbia e peggio ancora se Harry, era in uno stato di attacco di panico.

"P-per favore, non-non urlare!" Pregò tremante il riccio, con ancora la testa tra le mani. Louis si abbassò, accendendo la torcia del telefono. "Tu hai una soluzione, Styles?! Questa è l'unica!" Gli diede il suo telefono. "Prendi questo e fatti un minimo di luce." Si alzò di nuovo, sbattendo stavolta un calcio verso la porta, ripetutamente, fino a quando non fece un urlo di rabbia. "Figli di puttana! Io vi ammazzo!" Finì dando un ultimo calcio e facendo cadere lo scopone a terra.

Harry lo fissò con silenzio, quasi preso dalla paura ed abbassò lo sguardo. "Dovresti calmarti."

"Calmarmi Harry?! Calmarmi?! Qui in questo stanzino buio e soffocante e tu con un attacco di panico-"

"Se continui ad urlare non mi passa!"
"Oh sì certo! Perché la colpa adesso è mia!" Fece una corsa per sbattere la spalla sulla porta ma niente. Si passò una mano fra i capelli. "Dobbiamo ringraziare quei coglioni dei nostri amici." Si sfregò i capelli freneticamente e si guardò attorno.

"Louis."
Il liscio fece avanti ed indietro. "Per favore fermati." Mormorò il riccio con voce flebile, quasi nello stato della calma del suo attacco di panico. Louis si lasciò cadere per terra.

"Io non voglio stare al buio! È così-" Fece un respiro smorzato. "Così asfissiante e soffocante, mi sento...mi sento solo."

"Ci sono io-"
"Non puoi capire Harry!" Urlò strattonandosi i capelli.

"Grazie al cazzo! Non ti esprimi mai!"
"Io non mi esprimo?! Tu che mi usi e getti come se nulla fosse, solo per delle persone di merda con cui hai deciso di passare il resto della tua fottuta solitudine, quando c'ero io. Io! Che ho provato ad esserti amico. E cazzo, Styles, eri proprio un amico fantastico!"

Ad Harry gli si bloccò il fiato in gola, si sentiva da schifo e il formicolio alla mano era più forte del suo contegno, così respirò profondamente.

Louis lo guardò, quasi non riconoscendo chi avesse davanti, un Harry non dentro ai suoi soliti vestiti e il suo sfacciato e dolce carattere. L'unica cosa che forse dichiaravano che lui fosse ancora lì, erano i suoi occhi verde smeraldo, quasi scuri in quel periodo e Louis non faceva che pensarci.

"Perché salti il pranzo?"
"Mangio un panino-"
"Non ti credo."
"Fottiti allora." Sbuffò, appoggiando la testa all'indietro, allo scaffale dietro di lui. Harry, invece, abbassò lo sguardo, rimanendo in silenzio.

"C'entro io?" Chiese in un sussurro.
"Perché questa domanda?" Il riccio fece spallucce, guardando i suoi pollici. "Solo...una domanda."

Louis sbuffò e "Comunque ho la libertà di lasciarti con i dubbi." Si mise a braccia conserte e sospirò, guardando verso il soffitto e non si rese conto di aver chiuso gli occhi, cadendo in un mezzo sonno, che per Louis sembrava lontano da qualche giorno.
Ma nonostante quello, percepì una strana sensazione qualche minuto dopo, così cercò di aprire gli occhi e rimase paralizzato dalla scena che si trovò davanti.

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