Capitolo 22

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Erano passati cinque giorni da quella volta in cui Louis ed Harry rimasero chiusi nello sgabuzzino. Ed erano cinque giorni in cui nessuno si era degnato più di proferire parola con Louis.

Ok, non voleva girare la frittata perché infondo aveva deciso lui stesso che i suoi amici non dovessero parlargli, ma in un certo senso, apprezzava quel loro tentativo. Louis non era affatto cattivo, non era di certo colpa sua se fosse arrivato al punto di isolarsi. completamente.
Infondo da una parte se lo sarebbe aspettato, a chi poteva mai piacere, con quel suo carattere stupido e colmo di rabbia repressa ed un odio smisurato verso il mondo, nell'ultimo periodo? Come poteva far parte di un gruppo se lui era l'unico che sfigurasse in mezzo a coetanei largamente più belli?

Così si sentiva Louis William Tomlinson: una merda.
Cosa serviva a fare se le risate che provocò con i suoi stupidi e divertenti scherzi negli anni precedenti erano state invane?

Non era inoltre riusciuto a mantenere due fottute promessa, legate dallo stesso obbiettivo.
Non aveva salvato sua madre e nemmeno Harry.

Sentiva gli occhi delusi delle sue donne e delle sue sorelle su di lui. Percepiva un peso difficile da smuovere dentro di sé.

Era rimasto solo, Zayn non si vedeva quasi mai in giro per casa e sicuramente stava ultimando il trasferimento da Liam, lo aveva udito in una chiamata durante un pomeriggio qualsiasi. Ma infondo, voleva almeno che Zayn fosse felice e senza un peso a cui andare indietro ed impazzire.

Avevano perfino litigato ed una colpa la diede a sé stesso per via del suo carattere.

Sospirò affinché il pizzichio agli occhi potesse smuovere il suo stato di impassibilità e strinse la presa all'armadietto non appena sentì delle voci fin troppo familiari passare alle sue spalle.

"Hey Harry, come va? Ti vedo un po' giù oggi, per caso è successo qualcosa? Ti va di parlarne?" Il moro lo avvolse in un mezzo abbraccio, fissando per un istante Louis ed evitarlo con lo sguardo basso.

Il liscio inserrò la mascella e chiuse l'armadietto, ma prima che potesse finalmente andarsene via, si trovò una delle persone che avrebbe di certo scartato nella sua esistenza: Stanly Lucas.

"Hey amico, come va?" Chiese dandogli un pugno giocoso che Louis scansò protemente grugnendo. "Oh andiamo, ti vedo un po'...giù."

"Saranno cazzi miei."

"Beh, capisco questa tua rabbia repressa, ti hanno lasciato anche i tuoi migliori amici." Scosse la testa con un sorriso. "Infondo è un lato caratteristico della tua vita, no Louis?" Lo schernì. Louis si girò e lo prese per la maglia sbattendolo agli armadietti, creando un tonfo su di esse da far girare tutti, compresi anche i ragazzi, che fissavano la scena con sguardi seccenti e rancorosi.

Stan ghignazzò. "Ti vedo molto stressato, amico, se vuoi sfogarti ci sono io." Si fermò, percependo le nocche del ragazzo più bianche. "Ti vedo così vulnerabile adesso, da quel 7 dicembre.
Louis arricciò il naso, avvicinando il viso prepotentemente al suo e sorridendo maliziosamente.

Rise istericamente, facendo sgranare gli occhi a Stan, quasi stranito della sua reazione. Infondo l'intento era tutto l'opposto di divertirlo.

"Oh, grazie mille per l'invito, Stan, me lo hai servito così facilmente su un piatto d'argento che vorrai scappare all'istante." Sorrise maliziosamente, con gli occhi un po' sbarrati. "Ti ringrazio davvero di aver creato la situazione giusta per liberarmi da tutta questa merda che ho addosso."

Stan rimase rigido in quella posizione, sotto le grinfie di Louis. Non lo aveva mai visto in quello stato e i suoi occhi urlavano voglia di scappare e ciò non fece che far ridere istericamente il liscio, a pochi centimetri dal suo volto.

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