La Stilista || Today's Bridgerton Vol.2

3- L'ora del tè

"Il giornalismo non è una caccia allo scatto più fortunato.
Non è un terno al lotto.
E' bravura, perspicacia, preparazione.
Dunque, miei cari, non c'è fortuna o destino a cui potrete appellarvi per sopportare la prossima inaspettata notizia.
Un uomo, inglese, è appena arrivato a Soburgo.
E noi ne abbiamo le prove!
Escludete i Bridgerton o i turisti, gente.
Qualcuno con un anima meno candida e più turbolenta ha fatto un lungo viaggio e sembra pronto a prendere eccezionalmente parte ai convenevoli di corte.
Di chi parliamo?

Del discendente della casata di Hastings!
Sembra che soburgo si stia riempiendo di nobili a Natale.
Dobbiamo forse aspettarci un terzo matrimonio reale?"

High Society News - 23 Dicembre 8pm

***

Green Castle, Soburgo
4pm

"Tacco o mocassino?
Il tacco è estroso.
Ho già dato troppo spettacolo oggi.
Mocassino!"

Afferrai il paio dalla lussuosa scarpiera a muro della gigante cabina armadio della mia stanza. Il concetto di grandezza inglese era un eufemismo rispetto a quello soburghiano. Il palazzo reale di Soburgo, Green Castle, era circa il quadruplo di Buckingham Palace e la possibilità di perdersi tra gli immensi corridoi dei quattro piani della residenza era veramente frequente. Senza contare che l'eventualità di fare tardi era praticamente cosa certa. Quando pensavi di aver imparato la strada per raggiungere le aree comuni ecco che un corridoio, tremendamente simile ad un altro, ti traeva in inganno e ti ritrovavi a vagare per il castello senza più sapere se qualcuno ti avrebbe mai trovato vivo.

"Maledizione!" mi raggiunse il mio riflesso allo specchio. "No, no, no." mi riabbassai e le tolsi nuovamente. Avevo già provato almeno sei paia di scarpe, ma nessuno riusciva ad abbinarsi a quell'abito che mi ero intestardita ad indossare. "Mi attozzano come una balena!"

Se poi Green Castle contava come ospite una stilista eternamente indecisa su come formare gli abbinamenti, ecco che il ritardo agli eventi sociali era assicurato. Sospirai pesantemente e mi passai la mano sulla fronte. "Penseranno che sono morta tra un pò!"

Fissai l'unico dannato paio di scarpe che si abbinava al mio vestito blu zaffiro in tulle. Erano un tacco dieci. A spillo. Bellissime. Esageratamente bellissime. E color crema, perfette per slanciare la figura. Sbuffai. Erano troppo per un thè in famiglia. Fissai i mocassini e la montagna di altre scarpe che mi ero portata da Londra. Anche quelle erano troppe, eppure mancava la giusta via di mezzo per completare un look elegante senza sembrare eccessiva. Che errore da prìnscipiante, avrebbe detto Raùl. Mi guardai allo specchio e ...

"Eccheccavolo!"
Mi fiondai sui tacchi e mandai al diavolo ogni intento di sembrare una assennata fanciulla inglese dall'animo candidissimo per riuscire nell'impresa di sposare un principe dalla famiglia pudica. Friedrich aveva già fatto la sua scelta, secondo quanto aveva sentito Benedict, a quel punto un innocuo paio di scarpe non potevano cambiare la situazione. Mi rialzai ad impresa terminata e mi fissai con un pò di fiatone allo specchio. Sorrisi. La mia ossessione era stata assecondata. "Oh, si. Adesso si che ragiona!"

Toc, toc, toc, toc!

Strizzai gli occhi. Merda... ma che ore erano? Corsi rumorosamente verso il comodino della stanza e acchiappai il mio cellulare. Le quattro e un quarto. Sospirai per un minuto intero. Il tè era alle cinque. Avevo ancora tre quarti d'ora di tempo per...

Toc, toc, toc, toc!

Riportai gli occhi in sù, rammentandomi che c'era qualcuno dietro la porta della mia camera. Doveva essere sicuramente la cameriera personale che mi avevano affidato al mio arrivo tre mesi prima, Adelaide.