Sono quasi certa che se cercassi sul dizionario la definizione di "impulsività", probabilmente ci troverei il mio nome e cognome scritto a caratteri cubitali, con tanto di fotografia annessa.
Mia madre dice sempre che sono una persona che pensa in fretta, ma io comincio a credere piuttosto di essere una che non pensa affatto, visto che le mie capacità di nuotatrice si fermano al primo corso di nuoto fatto a sette anni e io mi sono gettata nientemeno che in un lago per salvare una persona.
Punto la torcia dritta davanti a me, cercando di orientarmi in tutta questa oscurità.
Sott'acqua non hai molto tempo per pensare: si muove tutto incredibilmente veloce e incredibilmente lento allo stesso tempo, e per quanto suoni assurdo, trovare un gigantesco portale che porta ad un'altra dimensione non è semplice quanto immaginavo.
Illumino il fondale, notando la presenza di parecchie carcasse di pesci morti e alghe, che rendono l'atmosfera ancora più lugubre di quanto già non sia.
Mi volto, scorgendo finalmente una luce rossa che decido di seguire; mi ritrovo davanti al portale, e senza pensarci due volte – anche perché se lo facessi, probabilmente cambierei idea molto in fretta – lo attraverso, venendo catapultata nel fatidico Sottosopra.
Non sono mai stata qui. Certo, sono stata nei tunnel che portano al Sottosopra, ma mai propriamente qui sotto.
Dire che è desolante è un eufemismo. È tutto così buio e angosciante, sconfinato e spaventoso. Riconosco Hawkins, ma questo paesaggio è ben diverso da quello a cui sono abituata, quello della piccola cittadina di provincia per famiglie.
Ciò che mi colpisce di più però è il freddo pungente, che penetra nelle ossa e sembra quasi comprimermi il petto. L'umidità si impregna nei vestiti, nei capelli, sotto la pelle. È davvero una realtà che avrei voluto non scoprire mai.
Tuttavia, non ho nemmeno il tempo di pensarci più di tanto, perché l'unica cosa che voglio in questo istante è soltanto trovare Steve e assicurarmi che stia bene.
Sento delle grida, e anche se il mio istinto normalmente mi direbbe di non farlo, corro nella direzione da cui sento provenire le urla, il coltellino tascabile che ho imboscato nell'anfibio pronto all'occorrenza in una mano e la torcia nell'altra, attenta a non inciampare in uno dei rampicanti presenti a terra. Se non ricordo male, ogni cosa in questa dimensione è collegata l'una all'altra con una mente a sciame, perciò non vorrei pestare uno di questi rampicanti e trovarmi Vecna davanti arrabbiato e pronto a farmi ribaltare gli occhi nel cranio.
«Steve!» strepito, non appena riesco a scorgerlo. È riverso a terra, con delle sottospecie di pipistrelli addosso intenti a dilaniarlo. Urla di dolore, e anche se la scena è terrorizzante, non voglio lasciare che la paura prenda il sopravvento in me.
Mi precipito immediatamente in suo soccorso, scacciando con un calcio ben assestato uno dei due pipistrelli attaccati al suo addome, per poi fare lo stesso con l'altro. Non credevo neanche di averla, così tanta forza.
Mi avvento poi sul pipistrello che con la lunga coda gli stringe sul collo, e con la lama affilata del mio coltellino, lo divido con un taglio netto. Il pipistrello — o quello che ne resta — scappa via, e Steve riprende finalmente a respirare.
«Stai bene?!» faccio per chiedere, ma Steve sgrana gli occhi.
«Nell, attenta!»
Non faccio in tempo a voltarmi che un pipistrello si attacca alla mia schiena, cercando di oltrepassare il maglione con i suoi orribili dentini per penetrare nella mia carne.
Mi dimeno, cercando di a levarlo, ma senza successo; dopo qualche minuto però, vengo liberata dalla sua morsa, e quando mi giro, Steve lo sta scaraventando a terra da una parte all'altra con grande forza.
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As Above, So Below - 𝘚𝘵𝘦𝘷𝘦 𝘏𝘢𝘳𝘳𝘪𝘯𝘨𝘵𝘰𝘯 [3]
FanfictionÈ la Primavera del 1986, e Nell è quasi pronta a dire finalmente addio a Hawkins una volta per tutte. Sebbene il prospetto fosse di vivere i due mesi che la separano dal diploma nella più totale tranquillità, è anche ben consapevole di una cosa: lei...