Dodici: Quel Ragazzino Riesce Sempre a Disturbare i Nostri Momenti

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Mentre ci dirigiamo verso casa Wheeler, la mia mente non fa altro che pensare in maniera ossessiva alla Legge di Murphy, una teoria pseudoscientifica la quale afferma che se una cosa può andare storta, allora senza dubbio lo farà.

Se Dustin mi sentisse probabilmente mi insulterebbe, ma io sono piuttosto convinta che questo Murphy avesse più che ragione.

Insomma, forse è il mio pessimismo cronico a parlare per me, ma quando Nancy apre con un calcio la porta di casa sua – o almeno, la versione del Sottosopra di casa sua, – una strana sensazione mi pervade.

È come se sapessi che qualcosa di terribile sta per succedere, qualcosa di devastante. Cioè, mi capita spesso di percepire questi sentimenti per la verità, ma questa volta è diverso; è come un dolore crescente all'altezza dello sterno, un male che non puoi ignorare.

«Wow, Wheeler. Avreste proprio bisogno di una cameriera» sentenzia Eddie illuminando con la torcia il salotto, ricoperto di rampicanti e avvolto nell'oscurità.

Nancy si guarda in giro, e in parte posso capire come si sente. Per tanti anni questa è stata un po' anche casa mia, e vederla ridotta così fa un certo effetto.

Se mi concentro, riesco ancora a vedere i segni che facevamo a matita sul muro della sala da pranzo, quando ogni venerdì da bambine, dopo il corso di danza, ci misuravamo per capire se eravamo cresciute rispetto alla settimana precedente.

«Muoviamoci. Non voglio restare qui più del necessario» mormora Nance, cominciando a salire le scale. Robin la segue, e anche io cerco di fare lo stesso, ma vengo bloccata da Eddie, che si volta di scatto facendomi quasi inciampare.

«Nancy ha detto che ha due armi in camera, e noi siamo cinque. Tu hai il tuo coltellino, ma due di noi resterebbero comunque senza un'arma. Credo che dovresti stare qui a cercare qualcosa con Harrington» afferma, facendomi aggrottare le sopracciglia.

Da quando mi incoraggia a passare del tempo con Steve?

«Beh, visto che io un'arma ce l'ho, allora forse dovresti essere tu a stare qui sotto con Steve» controbatto, cercando di superarlo, cosa che non riesco a fare.

«Non lascio tre donzelle da sole. Sono un cavaliere, Henderson. Dovresti saperlo – rimbecca, e io sollevo un angolo della bocca, lasciandomi scappare un sorrisetto – E poi... voi due dovete parlare, sul serio. C'è più elettricità tra te e Harrington che tra la mia chitarra e l'amplificatore» dice, cogliendomi alla sprovvista.

Credo di aver appena capito di cosa hanno parlato quei due poco fa, anche se non riesco esattamente a immaginare la loro conversazione. Dubito che Steve gli abbia detto di farsi da parte, orgoglioso com'è. E poi, non sono neanche sicura che lui stesso sappia cosa vuole che accada tra noi due. In fondo, è lo stesso che fino a qualche tempo fa "non voleva cambiare le cose tra noi", anche se mi sta mandando segnali piuttosto confusi al momento.

D'altro canto, Eddie non concederebbe mai la soddisfazione a Steve di dargliela vinta su qualcosa, quindi vorrei davvero capire come siano arrivati a un compromesso.

«Aspetta: mi sono per caso immaginata il momento in cui hai cercato di baciarmi giusto due giorni fa?» domando infatti, e lui sorride amaramente.

«Nell, andiamo... tu mi piaci, è vero, ma è anche vero che sappiamo entrambi a chi appartiene davvero il tuo cuore – afferma semplicemente. Anche se non posso farci proprio niente, non riesco a fare a meno di sentirmi in colpa – E va bene così, dico davvero. Sei ancora la mia migliore amica, e non ti libererai di me tanto in fretta, che ti piaccia oppure no» ammicca con un sorrisetto, e io mi rendo conto che più cresco e più somiglio a mia madre, perché sento gli occhi lucidi e un forte bisogno di piangere dalla contentezza.

As Above, So Below - 𝘚𝘵𝘦𝘷𝘦 𝘏𝘢𝘳𝘳𝘪𝘯𝘨𝘵𝘰𝘯 [3]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora