Quattordici: Papà

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tw: Questo capitolo è piuttosto pesante in quanto a tematiche trattate. Se siete persone sensibili, vi consiglio di ritornare al prossimo, in quanto non voglio assolutamente che qualcuno possa sentirsi a disagio leggendo la mia storia. Se decidete di non proseguire, nessun rancore: prendetevi cura di voi sempre ❤️

✧˖*°࿐

Apro gli occhi piano, cercando di farli abituare gradualmente alla luce del sole. Sento la testa incredibilmente pesante mentre mi guardo attorno, tentando di capire dove mi trovo.

Quando finalmente riesco a mettere a fuoco e capisco di essere sul divano del caravan di Max, mi rendo conto anche del fatto che otto paia di occhi mi stanno guardando ansiosamente, aspettando che dica qualcosa.

«Ragazzi! È sveglia! Nell è sveglia!»

«Henderson, non gridare!»

«Non sto gridando!»

«State gridando entrambi, in realtà»

«Fatti gli affari tuoi, Munson»

«Cos'è successo?» chiedo frastornata, interrompendo il battibecco. Provo ad alzarmi, caricando tutto il peso sui gomiti.

«Speravamo fossi tu a dirlo a noi, in realtà» afferma nervosamente Robin, seduta sul tappeto del salotto.

Sospiro, passandomi una mano tra i capelli. Vorrei non dover rivivere mai più quello che è ho visto, ma so che è inevitabile. Ne va del destino di questa città.

«Lo hai visto, non è vero? Ti ha... maledetta?» domanda Lucas titubante, andando direttamente al nocciolo della questione senza girarci troppo attorno.

«Non esattamente» affermo, ed in effetti ripensandoci, ciò che è capitato a me non è quello che ha raccontato Max. Non ho avuto incubo, strane visioni... niente di tutto ciò.

Cioè, sì, Vecna ha fatto leva sui miei traumi, ma non ha mai cercato di uccidermi durante il nostro incontro. Pensavo lo avrebbe fatto, ma a quanto pare voleva soltanto che io recapitassi un messaggio. Mi ha usata come tramite, e sono anche abbastanza sicura di sapere il perché.

«Non sarebbe qui se così fosse – si intromette Max – Normalmente, quel bastardo non si fa vedere a meno che non voglia ucciderti. Deve esserci dell'altro»

«È così. Lui... mi ha mostrato delle cose che non sono ancora successe. Le cose più... atroci – comincio a spiegare finalmente, con la voce che trema al solo pensiero. Se chiudo gli occhi, riesco a vedere tutto quanto un'altra volta – C'era una nuvola nera, che si espandeva su tutta Hawkins. Il centro città in fiamme. Una gigantesca creatura con... la bocca spalancata. E non era sola: c'erano così tanti mostri. Entravano nei nostri quartieri, nelle nostre case... erano così tanti»

Cerco di trattenere le lacrime, mentre Nancy posa una mano sulla mia spalla come a volermi infondere un po' di coraggio.

Continuo a fissare un punto indefinito mentre cerco il coraggio per continuare.

«Poi mi ha mostrato mia madre. Dustin. Ognuno di voi. Ed eravate tutti... morti» concludo, senza riuscire a spingermi oltre.

Nessuno osa proferire parola, e posso giurare di non aver mai visto nessuno di loro tanto angosciato. Le loro espressioni sono meste, oserei dire sconfitte.

Ho sempre pensato che in qualche modo, Dustin e i suoi amici prendessero tutto questo come un gioco, un modo per vivere una partita a Dungeons & Dragons nella vita reale, ma credo che per la prima volta da quando tutto ciò ha cominciato a far parte delle nostre vite, si stiano rendendo conto delle implicazioni reali e tragiche che questa storia porta con sé.

As Above, So Below - 𝘚𝘵𝘦𝘷𝘦 𝘏𝘢𝘳𝘳𝘪𝘯𝘨𝘵𝘰𝘯 [3]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora