3-2 una bella doccia

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Al suo risveglio Genni non pensa più all'incubo. Spegne la sveglia, si stiracchia e guarda il vuoto lasciato da Nina che si è alzata circa un'ora prima. Le ha accarezzato dolcemente la testa prima di andarsene, Genni stava dormendo e non si è accorta di niente, ma io l'ho sentita.

Ci alziamo e andiamo in bagno. Pipì da seduti e un'occhiata ai social. Ci sono dei messaggi di Sergio sulla chat, ma vengono evitati. Genni sembra più interessata agli aggiornamenti postati da un certo Simo, il tipo con cui ha una mezza cosa. È il modo di definirlo di Genni, non il mio. Sorride per una battuta che ha scritto. Sarà che il mio umore non è dei migliori, ma io la trovo una vera stronzata. Gli scrive un messaggio e poco dopo lui le risponde: a quanto pare oggi si vedono, Simo la porta a fare rafting e poi si fermano a dormire da amici.

Per la prima volta dal mio arrivo sento Genni felice e non credo che sia per il rafting. Ha le farfalle nello stomaco al pensiero di passare il fine settimana con Simone, ma al tempo stesso sento che è anche preoccupata. Qualcosa la turba.

Cerco di capirci qualcosa, ma non è facile avere a che fare con la sua mente, credo sia per il fatto che è una donna e che io mi sono sempre mosso nella testa di uomini. Per rendere l'idea, è un po' come avere le istruzioni per un tostapane e doversi confrontare con i comandi di un aereo. Non riesco a capire come "vedere" i ricordi di Genni. Ogni volta che ci provo vengo travolto da decine di immagini accavallate una sull'altra: è come trovarsi di fronte alla parete di un negozio di televisori e cercare di seguire sugli schermi tutti i programmi contemporaneamente.

Anche se in modo frammentario riesco ad avere qualche informazione sul loro rapporto. Si conoscono da poco, sono usciti qualche volta in gruppo con amici comuni. Qualche giorno fa c'è stato un primo appuntamento, un aperitivo sul lungarno, una passeggiata e poi un primo bacio seguito da altri, carezze, qualche toccatina e un po' di sfregamenti nella macchina di lui. Niente di più. Non trovo nient'altro, niente che possa spiegare quell'ombra di preoccupazione.

Nel frattempo Genni è tornata in camera e sta aggiungendo caos alla già critica situazione di disordine nella stanza. Apre l'armadio, tira fuori cose alla rinfusa fino a trovare un borsone da viaggio mentre pensa a cosa portare, a cosa deve fare prima che Simone passi a prenderla, che è assolutamente necessario fare una revisione dei peli, a dove ha messo le scarpe da ginnastica azzurre, se deve o meno preoccuparsi che Teresa – che da anni ha una non così tanto segreta cotta per Simone – la odi per quello che sta succedendo tra loro.

Io vorrei essere altrove. Tutto questo turbinio di pensieri peggiora l'emicrania da mancanza di sonno e mi rende cattivo. Non darti troppa pena, ragazza, per conseguenze a cui non dovrai fare fronte. Mi fa piacere che tu sia felice, ma la mia presenza significa che le cose non dureranno. Mi coglie il pensiero che il rafting è uno sport pericoloso. Incidente mortale? Probabilmente sarebbe una fine veloce e anche la conferma che tutto il mio cercare schemi e disegni sul mio essere tornato a Firenze sono solo l'ennesima illusione che questa cosa abbia un qualche senso e una qualche utilità.

«Fregatene di Teresa» le dico. Genni non ha tempo e Teresa deve smettere di vivere di sogni.

A proposito di sogni, la mia immaginazione ultimamente mi desta qualche preoccupazione. Si prende delle libertà che non mi piacciono. Non so cosa sia successo stanotte. Continuo a dirmi che è stato solo un incubo, ma la verità è che non sono certo che stessi dormendo.

L'incontro con Filippo è stato duro, proprio quello che ci si aspetta da un vero incubo, ma è stato quello che è successo dopo che mi ha spaventato. Da dove cazzo esce fuori quel tipo assurdo? E perché è la seconda volta che me lo ritrovo davanti?

«Se devo proprio farmi un amico immaginario preferirei avesse un aspetto meno inquietante» provo a scherzare, ma non lo trovo affatto divertente. La sensazione che mi ha dato il nostro secondo incontro basta a farmi rabbrividire.

Sono forse i primi segni di una vera follia? Perderò sempre più il contatto con la realtà, confondendo veglia e sonno, fino a non distinguerli più? Sarà questo il modo che mi permetterà di scendere da questa continua giostra di morte? Diventerò un'ombra demente e sghignazzante che continuerà a passare di morte in morte senza più averne alcuna percezione? L'idea non mi piace troppo.

Genni urla a Dado che va a farsi una doccia. Torniamo in bagno e lei si spoglia guardandosi allo specchio. Anche io guardo e non sono d'accordo con lei su nessuno dei difetti che si trova. È semplicemente bella. Castana scura, capelli leggermente mossi, un bel viso spruzzato di efelidi, occhi verdi, una bocca piccola e un grazioso nasino schiacciato. Non è molto alta, ma il corpo è ben proporzionato, il seno generoso. Una ragazza che da vivo avrebbe catturato il mio sguardo, vedendola passare lungo la strada. Una che mi sarebbe piaciuto vedere nuda, penso colpevole guardandola nello specchio togliersi la biancheria.

Genni entra sotto l'acqua e si insapona. Sta pensando di nuovo a Simone, a quello che potrebbe succedere durante il fine settimana. Io mi godo la sensazione che le danno le mani che passano sul corpo mentre come il peggiore dei voyeur osservo tutto. Genni insapona i capelli, li sciacqua, mette il balsamo e mentre lo lascia agire passa la lametta sulle gambe. Quando arriva all'inguine, i suoi pensieri si spostano dalla prova costume a una certa cosa che potrebbe succedere nel fine settimana. Datemi del pervertito, ma quando sento certe parti del suo corpo destarsi spero che la ragazza passi all'azione. A uno che non ha più un corpo da diciotto anni restano così pochi momenti di gioia. Se con Attilio il massimo era un'occhiata al culo della barista e un cappuccino con cornetto, con Genni posso sperare nel sesso e in questo momento in particolare, nell'autoerotismo. Non l'ho mai provato come ragazza e, sarò onesto, sono abbastanza curioso.

Genni quasi distrattamente si passa una mano sul seno e, al pari suo, mi godo i brividi originati da quella carezza. L'immagine di Genni riflessa nello specchio ci guarda con una certa luce negli occhi e un sorriso sognante. «Oh, cazzo!» impreco. Mi sfugge per l'effetto che quel lieve tocco ha sul suo corpo. Un attimo dopo è tutto scomparso. La faccia di Genni si fa seria e sento di nuovo un'ombra di inquietudine turbarla. Dà le spalle allo specchio e si sciacqua dal balsamo poi prende l'asciugamano ed esce.

«Che succede?» le chiedo e – mi faccio un po' schifo – non perché sono preoccupato, ma perché mi sento defraudato del mio divertimento.

Genni ovviamente non risponde. Si asciuga, si riveste, un ultimo controllo veloce allo specchio e torna in camera a preparare le ultime cose. Quando ha finito Simo è giù che l'aspetta: le ha mandato un messaggio sul cellulare per avvisarla.

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