Odio ognidì.
Qui il tempo non ha molto senso, facevo sempre confusione, tra lunedì, mercoledì, domenica e Silenzio continuava a fregarmi – non era mai il giorno che dicevo io.
«È lunedì Silenzio, oggi non tocca a me la seduta con l'esimio Dottor Dentigialli.»
«È martedì Silenzio! È mercoledì! Perché mi lasci chiuso qua dentro?! Non voglio stare qui!»
«È domenica Silenzio, non è giorno di pappa d'avena, dov'è il mio pollo arrosto?»
Mai una volta che avessi ragione, così ho cambiato il nome ai giorni della settimana che adesso sono: ognidì, ognidì, ognidì, ognidì, ognidì, ognidì e ognidì.
Odio ognidì e odio ancora di più giuperlescale.
Ho composto una canzone per manifestare quanto odio giuperlescale. Fa più o meno così: «No! No, no, no! Silenzio ti prego, ti prego no! Non voglio!» aggiungo urla assortite in ordine vario, come degli assolo, e poi me la rido perché mi rendo conto che non serve a un cazzo urlare nelle orecchie di Silenzio. Se c'è silenzio nessuno può sentire.
Lui mi trascina giuperlescale e io canto e mi esibisco per Silenzio – il mio cordiale e più grande amico qua dentro – fino a quando non mi consegna a Proceda. Per Proceda non canto, lui non apprezza e quando non apprezza mi picchia e quando non mi picchia accende il verde. Non mi piace Proceda.
Nella stanzetta ad attendermi c'è l'esimio Dottor Dentigialli che mi sorride, le mani guantate dietro la schiena. Le sue labbra sono già tese allo spasimo e ancora non abbiamo nemmeno iniziato.
«Buongiorno Landi, come andiamo?»
Io non rispondo e ripeto nella testa la filastrocca. Il dolore è rosso, i lividi sono blu, ma il suo nome non lo faccio più.
«Proceda» dice l'esimio Dottor Dentigialli, con un cenno a Proceda che procede. La cosa mi strappa una risatina nervosa poi mi dibatto mentre vengo obbligato a stendermi. Proceda procede – altra risatina – a legarmi ben bene con tante cinghie e io mi contorco, giusto per fargli dispetto e anche perché non mi piace, anzi mi terrorizza quello che stanno per farmi. Odio giuperlescale.
«Signor Landi adesso ripeteremo la procedura dell'ultima volta, ricorda?» mi dice l'esimio Dottor Dentigialli mentre le labbra si sollevano, spingendo in su il naso, e si abbassano, rovesciandosi sul mento.
Il dolore è rosso, i lividi sono blu, ma il suo nome non lo faccio più, ripeto ancora e ancora, guardando l'enorme bocca di Dentigialli muoversi e vomitare cose senza alcun senso mentre continua ad allargarsi, cancellando il resto del viso. È solo una bocca con una bionda pettinatura impomatata quando finisce di blaterare e fa cenno a Proceda.
Nel riflesso d'acciaio della lampada sopra di me, vedo Proceda spostarsi verso la macchina e procedere – non ho alcuna voglia di ridere adesso – a far scattare gli interruttori. La luce verde si accende.
Il dolore è rosso, i lividi sono blu, ma il suo nome non lo faccio più.
«È pronto signor Landi?» sputazza Dentigialli, cacciandomi in bocca un morso di cuoio che soffoca il mio urlo.
Il dolore è rosso, i lividi sono blu, ma il suo nome non lo faccio più.
Scuoto furiosamente la testa mentre vedo Dentigialli impugnare i due elettrodi.
Il dolore è rosso, i lividi sono blu, ma il suo nome non lo faccio più.
Il dolore è rosso, i lividi sono blu, ma il suo nome non lo faccio più!
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Crepe
HorrorE se dopo la morte ti trovassi a morire di nuovo nel corpo di qualcun altro? E poi di nuovo, senza aver nessun controllo sulle tue azioni? Così succede al protagonista di "Crepe". Almeno, fino a quando il suo ultimo compagno di viaggio verso la mort...