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Sto per morire. A quanto pare sono in coma e ci sono poche speranze che io mi svegli. Sono già più morta che viva. Ma allora perché sono così tranquilla?

Ogni tanto, mentre parlo con Leo mi sembra di sentire ancora qualcosa che proviene dal mondo dei vivi. La voce di Viola, la voce di Becca, la voce di Ilari, altre voci (Nina, Dado, Diana) e purtroppo non manca la voce di Sergio. Ogni tanto mi sembra di sentire qualcuno che mi tocca la mano, che mi sfiora il volto. Quanto tempo è passato?

Qui, nel reame della follia – lo chiamo così perché chiamarlo mondo dei morti mi fa troppa paura – stiamo per affrontare Dentigialli con un piano che prevede qualcosa che non ho nemmeno del tutto capito. Eppure sono tranquilla. Perché? Sono rassegnata? È rassegnazione la mia?

Leo è convinto che io sia speciale e che abbia una sorta di superpotere. Io non mi sono mai sentita speciale, anzi, per tutta la mia vita adulta mi sono sentita quasi sempre fuori posto, spesso a mala pena adeguata. Mi sono sentita rifiutata, sopraffatta, spesso impreparata, ma speciale proprio no. Che cos'avrebbe la mia mente di tanto speciale? A scuola non avevo voti eccezionali nonostante abbia sempre studiato; facevo fatica in matematica, non spiccavo nelle discipline umanistiche e neanche in campo artistico. Mai eccelso nemmeno nelle discipline sportive.

Secondo Leo, la mia mente è capace di creare crepe nel manicomio di Dentigialli. Che cazzo significa creare crepe? Sarebbe un superpotere? Leo me lo ha spiegato, come sia riuscita ad aiutarlo nella sua prima fuga e anche nella seconda, ma io non ci ho capito niente. Non ho capito bene nemmeno tutta la cosa di come Dentigialli abbia creato un luogo immaginario che fa da prigione per quelli come Leo. L'unica cosa di cui sono certa è che dobbiamo fare qualcosa, almeno provarci, o siamo fottuti. Se Dentigialli riesce a prendermi non potrò più scappare e la stessa fine toccherà anche a Leo.

Perché allora sono così tranquilla mentre stringo la mano a Leo? Perché accetto tutto quello che mi ha detto senza dubitare? E perché accetto il suo piano? Il suo piano fa schifo e lo so che non ne ha un altro.

La risposta è così semplice che non mi stupisce quando la trovo negli occhi di Leo. Siamo arrivati, non so come, nel suo appartamento –nonostante sia stata io a portarci qui, a quanto dice Leo – e ora torneremo nel manicomio da cui siamo fuggiti. Prima di farlo ho preso la mano a Leo senza pensarci e lui ora mi guarda e mi sorride mentre prova a mentirmi per farmi stare tranquilla. Nei suoi occhi c'è la promessa che farà tutto il possibile e anche l'impossibile per proteggermi. Leo è tornato per salvarmi e continuerà a farlo, ma soprattutto, Leo crede in me più di quanto ci creda io stessa. Per questo sono così tranquilla.

Fanculo, facciamolo!

Improvviso il vento freddo ci investe con un fruscio di foglie e si allontana alle nostre spalle, lungo una strada senza fine. Siamo di nuovo davanti al cancello. È ancora aperto. L'essere riuscita a portarci in questo incubo dovrebbe farmi sentire bene?

«Sei pronta?» mi domanda Leo, stringendomi la mano più forte.

«Posso dire di no?» replico nervosa. Leo sei davvero sicuro che funzionerà?

«Puoi dire tutto quello che vuoi, ma dobbiamo entrare» dice Leo e si muove tirando anche me. «E comunque sì, funzionerà.» Non è del tutto sicuro, ma ci vuole credere.

«Perché siamo vestiti così, adesso?» domando guardando lui che indossa il pigiama da paziente, anche se senza camicia di forza, mentre io ho di nuovo le chiappe al vento nel mio camice.

«Siamo di nuovo nel suo manicomio e lui ci immagina così in questo luogo.»

«Non mi piace» non mi piace essere mezza nuda e non mi piace che Dentigialli abbia questo potere.

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