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Contiene linguaggio leggermente volgare e scese esplicite, se non volete leggere saltate. Dalle virgolette ".


"Andiamo Lou, da quando non hai voglia"

Una voce graffiata mi arrivò alle orecchie svegliandomi dal dormiveglia. Sfarfallai gli occhi mettendo a fuoco ciò che mi circondava, ma nulla era familiare. Ero in un letto verde, un letto singolo e intorno a me una sveglia segnava le cinque e quarantasei. Dovevo essere svenuto o crollato dalla stanchezza. 

"Non è per quello" questa volta era la voce di Louis a parlare. Ero ancora confuso, così mi misi a sedere, osservando le decine di foto che tappezzavano la parete di fronte a me. Foto di Johanna, foto di Liam, foto di Louis. Dovevo essere in camera sua, scrutai la scrivania alla mia destra completamente rivoltata, centinaia di fogliettini volanti si trovavano sopra e sotto di essa. Sì, quella era nettamente camera di Louis e io ero nel suo letto. Sapeva di fresco e sapeva di uomo. Ok detto così suona strano ma il profumo era davvero delicato e mi fece venire voglia di ricoricarmi, prima che la voce iniziale mi rimettesse sull'attenti.

"Allora che succede, mi hai scritto tu di venire non ti ricordi" era un suono familiare, una voce conosciuta, l'avevo sicuramente già sentita. Un ragazzo, si, ma dove l'avevo ascoltata prima. Si sentì una risposta, era un borbottio, non riuscii a captare nessuna parola precisa. "Non puoi mandarmi via, lo sai quanto mi è piaciuta quella foto stamattina. Devi aiutarmi a sistemare adesso" scura, graffiata e leggermente roca, ancora la prima voce. Poi degli schiocchi lenti, e

Aspetta- erano dei baci quelli? 

"Stan ti prego" un sussurro. OH CRISTO

Stan, era Stan che parlava della foto e quindi era Louis con lui. Si stavano baciando e chissà che altro a meno di tre metri da me. Bleah bleah bleah.

Non sapevo se fosse meglio uscire allo scoperto prima che andassero oltre o restarmene rintanato finchè quel cretino ricco non fosse andato via. 

""

"Dai bambolina non fare resistenza" disse Stan lascivo. Altri suoni, altri schiocchi. Chiusi gli occhi di scatto come a voler allontanare tutto ciò che stava succedendo al di fuori di quella camera. Mi accucciai sotto il lenzuolo. "Non posso" rispose Louis con voce lenta, non era detto con sicurezza e come l'avevo capito io probabilmente l'aveva fatto anche Stan nell'altra camera. 

"Dammi una buona ragione e andrò via" 

"C'è Harry di là" grazie al celo qualcuno se n'era ricordato. 

"Wow, Harry è di là. Ti fai Harry?" la domanda di Stan era più che lecita e mi diedi una pacca sulla spalla da solo per aver deciso di non uscire. Almeno non avrei dovuto affrontare questa conversazione faccia a faccia. "Cosa? No, certo che no. Non si è sentito bene e l'ho fatto rimanere qui a riposare" rispose Louis. "Beh magari potrebbe unirsi, che ne dici? Non credo gli dispiacerebbe" l'affermazione di Stan seguita da dei passi nella mia direzione mi fecero irrigidire. 

"Stan andiamo, vai via" per fortuna sembrava che occhi blu fosse tornato in sè e cercò di trattenerlo con successo. "Dai non dirmi che non piacerebbe anche a te tesoro, ha un culo davvero carino, mi andrebbe proprio oggi-" la voce roca di Stan fu troncata dal tono minaccioso di Louis. "Stan, vai via" 

"Sei un po' egoista non trovi, non gliel'hai nemmeno chiesto. Vuoi tutto per te, ma mi andrebbe di condividere. Sei così ingorda oggi bambolina, desideri le mie mani non è vero?" il cazzone continuava a parlare. Mi stava salendo un' ondata di nausea. Ad ogni parola la bile saliva sempre di più, oddio a cosa stavo assistendo. "Ah, cazzo Stan" il gemito del castano era sibilato, ma riuscii a sentirlo ugualmente, mi coprii le orecchie con il cuscino sperando di non ascoltare più niente. Volevo solo andare via. 

"Si piccolo, si, lo so" la voce già roca del riccone ora era peggiorata. La lussuria nelle singole lettere era penetrante, anche se fossi stato ancora addormentato a questo punto li avrei sentiti comunque. Era un susseguirsi di ansiti e gemiti e poi ancora ansiti e grugniti e poi basta.

Mi alzai velocemente, ero scalzo, ma non me ne importai, mi avvicinai alla porta semichiusa per sbirciare oltre. Louis era spalmato sul muro, il viso rivolto all'insù mentre Stan gli stava tra le gambe, baciandogli il collo. Una mano del ragazzo più grande era tra le sue gambe, a grattare sulla cerniera ancora chiusa dei jeans. Era una visione erotica. I continui sbuffi dalle labbra rosee di occhi blu, le sue mani che passavano i bicipiti dell'amico. La bocca si Stan era ovunque, leccava e mordeva la pelle abbronzata. Cazzo. 

Era eccitante, lo era. Senza nemmeno accorgermene mi appoggiai allo stipite della porta, mentre sentivo il calore aumentare nel bassoventre. Non era una sensazione nuova, ma accostata a questa c'era altro. Non era piacevole, per niente, ma allo stesso tempo lo era. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, era confuso e strano e fastidioso, ma eccitante. Mi stavo eccitando. Portai una mano verso il basso a cercare sollievo, la poggiai piano, immediatamente un nuovo fuoco si accese. Loro erano sempre lì ed io in balia dei loro gesti. Fu all'improvviso che Stan scostandosi dalla mia visuale mi permise di vedere il collo di Louis. C'era un succhiotto. Un enorme macchia violacea, un marchio. Ecco la sensazione spiacevole, ora superava il piacere, era prepotente, era gelosia. Feci velocemente un passo indietro nella camera, presi un respiro profondo e tentai di ignorare la protuberanza nel mio intimo.

 ""

Presi un secondo respiro e poi tossii forte per richiamare l'attenzione. Mi portai avanti comparendo alla loro vista e fui sollevato nel vederli già separati, probabile reazione alla mia presenza. "H, ciao. Da quanto sei sveglio?" la domanda provenne da Louis, preoccupato che avessi visto o sentito troppo. La voglia di metterlo in imbarazzo prevalse sulla parte razionale nel mio cervello. "Abbastanza" ottima risposta allusiva la mia. A quel punto le sue gote si colorarono di un piacevole rossore che non passò inosservato. "Oh, scusaci amico, sarei dovuto andare via già da un po'. Anzi scappo che sono in ritardo" disse Stan grattandosi la nuca e avviandosi verso la porta, non mi sembrò neppure lo stesso ragazzo che cinque minuti fa aveva voglia di coinvolgere anche me, nè lo stesso di quella mattina a scuola. Apparivo l'unico intoccato dalla situazione, mentre stavo morendo dalla vergogna nel profondo e non so se fu per questo o per la stupida gelosia che mi stava logorando ma prima che il bell'imbusto aprisse l'uscio per svignarsela dissi una cosa che mi perseguita ancora oggi. "Non mi sarebbe dispiaciuto unirmi, chiamatemi davvero la prossima volta" e che cazzo chi era questo ragazzo di certo non potevo essere io. Girai i tacchi e rientrai nella camera da cui ero arrivato, godendo del silenzio denso che alleggiava nella casa, interrotto solo dallo sbattere del legno. 


Just You and I [L.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora