🪲Diciottesimo capitolo 𓂀

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Mine ormai era morta.
Una delle creature sacre del fiume aveva usato la sua carne per sfamarsi e di lei non era rimasto più nulla se non l'eco delle sue urla che ancora sembravano increspare le acque del fiume.

Fu questo ciò che Hapy raccontò ad Imhotep, poi lentamente tornò a casa sua.
La porta era aperta come sempre, nessuno avrebbe mai rubato nulla perché la sua famiglia non aveva mai avuto nulla che si potesse rubare.

Sua madre Idut era impegnata ad impastare la farina e non si era accorta che suo figlio fosse tornato.

In quel momento Hapy si rese conto che Mine era tutto ciò che aveva. Continuò a rigirarsi fra le dita l'anello in oro che la ragazza gli aveva regalato, piangendo in silenzio.

Era un dolore troppo forte e l'idea che il Ka della ragazza, la sua anima, fosse solo a attraversare i dolori della Duat gli toglieva ancora più il respiro.
Aveva promesso a se stesso che avrebbe fatto di tutto per averla al suo fianco. La mattina che Imhotep li aveva sorpresi, e dopo che una delle guardie del vizir lo aveva colpito, il padre di Mine gli aveva lanciato addosso due sacchi d'oro per lasciare il paese.

Lui li aveva presi e si era alzato in piedi nonostante le fitte allo stomaco, aveva guardato l'uomo che torreggiava dinanzi a lui.
«Io non voglio questo oro» disse con disprezzo, lasciando cadere i sacchetti a terra come se fossero spazzatura.

Imhotep aveva sorriso appena, piegando piano il capo. «Dimostrami che sei degno di sposare mia figlia e io benedirò la vostra unione. Voglio sentire il tuo nome fra le case della vita. Ma fino ad allora non ti avvicinare a lei».

Le case della vita... Doveva studiare per diventare un funzionario, impegnarsi per essere qualcuno il cui nome sarebbe stato pronunciato con rispetto; e aveva già iniziato a provarci tornando a scuola. Per Mine avrebbe fatto tutto, ogni cosa in suo potere.

Chiuse gli occhi e quando li riaprì si rese conto di ciò che andava fatto.
Prese un pugnale, salutò sua madre con un bacio sulla guancia e le chiese di portare i suoi saluti anche a suo padre. La donna era troppo provata dalla fatica dei lavori domestici per far caso alle parole tristi del ragazzo.

Si diresse poi a sud, molto a sud, fino a raggiungere le grandi grotte dimenticate.
L'aria era secca, la polvere gli aveva già intasato le narici. E il viso era solcato da lacrime profonde.

Si inginocchiò nell'angolo più buio, lontano dalla luce del giorno e lasció che la lama provasse a riflettere quel poco di luminosità che si addentrava in quel luogo.

Con un sospiro intriso di dolore si pugnalò. Un colpo secco, esattamente come quello che aveva provato nel realizzare la morte della sua amata donna.
Mentre il sangue scorreva copioso, mischiandosi alle lacrime che veloci gli cadevano dal viso, riassaporó la sensazione della pelle di Mineptah contro la sua, del suo profumo che improvvisamente gli invase le narici.

Le sembrò di averla nuovamente vicino, e forse c'era davvero.
Forse Hapy morì sorridendo, bloccato nella lunga attesa che lo separava dalla sua donna.
Un amore che non avrebbe più avuto un futuro.

***

Erdie era svenuta e nel suo inconscio sicuramente sperava di essere morta anche lei. Ma non era stato così. Era stata soccorsa da Hapy e portata subito nella sua casa.

Da quel giorno la sua stanza era diventata un via vai di medici specializzati e di dottori ordinari, i Semu. Suo padre stesso era un noto medico, una sorta di arcaico primario. Ma la vita della sua ultima figlia era per lui un dono troppo importante per rischiare di perderlo agendo da solo.

La sua adorata Erdie non doveva morire. Il pover uomo non dormiva più: quando finiva di prendersi cura di sua figlia pregava, interrogava gli oracoli, faceva ogni tipo di sacrificio e donazione.

Aveva perso la sua prima moglie, poi la donna che gli aveva nuovamente fatto provare l'amore. E poi anche una delle sue amate figlie. La ragione che lo spingeva a vivere.
Non poteva perdere anche lei...
Gli dei, questa volta, dovevano ascoltarlo.

Nota autore:✍️ Rileggere questo capitolo mi ha sempre fatto male

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Nota autore:✍️
Rileggere questo capitolo mi ha sempre fatto male. Da quando ho 16 anni che mi rivedo molto in Mineptah. E scrivere della sua morte mi stringe il cuore.

Se volete leggere un'altro capitolo inerente a questo avvenimento, lo trovate al 38° capitolo di "Fiore d'inverno". Per me che ormai ho preso molto a cuore questi personaggi fa piangere davvero tanto.

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