𝓟𝓻𝓲𝓶𝓸 𝓵𝓲𝓫𝓻𝓸 𝓭𝓮𝓵 𝓹𝓻𝓮𝓺𝓾𝓲𝓮𝓵 𝓭𝓲 𝓕𝓲𝓸𝓻𝓮 𝓭𝓲 𝓢𝓪𝓫𝓫𝓲𝓪 (in revisione)
Tratto dal libro:
"Tutto il paesaggio era immerso nel rosso di un tramonto spettacolare, sarebbe stato l'addio migliore che Mine potesse darle.
«Credi c...
Trascorsero due giorni. Erdie non toccò cibo, il suo stomaco sembrava ormai disgustarsi per tutto.
La notizia della morte di Mine si era diffusa per tutta Za'net e molti si recavano al suo capezzale porgendole doni, rinnovando però il suo dolore.
Hesyra le aveva fatto visita anche nei giorni di malattia, ma vedere la ragazza lottare in quel modo contro la morte gli faceva troppo male. Non sapeva come comportarsi contro gli spiriti che la stavano uccidendo.
Quando entrò nella stanza si limitò ad abbracciarla delicatamente, poiché temeva di farle male vedendola così fragile e magra. Accolse le sue lacrime, baciandole il capo dolcemente.
«Non ti lascerò sola, se lo vorrai... » le disse, ma Erdie non gli rispose. «Guardami... Non sei sola...» insistette. «Ci sposeremo tra poco, e se gli dei ci daranno una bambina le daremo il nome di tua sorella. Sarà come riaverla qui. Ma il tuo corpo non potrà crearne un altro se ti lasci andare...»
Erdie aveva dimenticato i suoi futuri doveri in quei mesi. A breve sarebbe diventata la moglie di Hesyra, che intanto era diventato gran capo degli scribi reali.
«Non era un argomento su cui stavo riflettendo...» ammise. «Io invece si» le prese la mano e gliela baciò «Sono anni che aspetto di averti in moglie. Da quando la prima volta ti vidi nel tempo di Iside». «Non ricordo...»
Hesyra sorrise, raccontandole di quel giorno. Erano piccoli, forse avevano nove anni. Erdie stava accompagnando suo padre Imhotep dal gran sacerdote, mentre lui era lì solo per lasciare qualche offerta.
Per lo stupore gli era caduta la cesta, ed era rimasto imbambolato a guardarla. Lei, di tutta risposta, gli era corsa incontro aiutandolo a raccogliere tutto.
«Avevo dimenticato quell'episodio...» «Alla fine ci conosciamo da una vita. Non ti biasimo per aver dimenticato il nostro primo incontro... Però da allora che ti desidero tantissimo».
Con tutta la forza che le era rimasta lo abbracciò, sopportando il dolore ai muscoli che le pulsavano nel corpo. «Grazie...» gli disse soltanto.
Il giorno successivo ripensò al sogno che fece, dove Mine le aveva parlato per rincuorarla. Si chiese se davvero fosse il Ba di sua sorella ad averla raggiunta o i deliri della febbre. Però volle essere positiva, la febbre le aveva solo donato incubi mentre quello era stato l'unico sogno dove il dolore era stato placato.
La ragazzina restava sempre seduta sul suo letto, con le ginocchia contro il petto e lo sguardo dorato perso nel vuoto. Quel dolore l'avrebbe uccisa.
«Neanche oggi avete mangiato» parlò sconfitta Krio guardando il piatto in terracotta contenente una piccola focaccia. «Appena mando giù qualcosa mi vengono forti fitte al ventre».
«Lo avete detto a vostro padre? » Alzò le spalle in segno di indifferenza.
La ragazza le prese il viso fra le mani, costringendo i loro occhi a guardarsi. Krio sapeva di essere una schiava. Ma era cosciente anche del fatto che Erdie adesso era davvero sola. Sola come lo era lei quando fu catturata e venduta come schiava.
«Il vostro viso sta perdendo la sua bellezza, credete che Mine approvi tutto questo? »
Le lacrime tornarono a rigare il viso scarno della ragazza. Krio parlava come se sua sorella fosse ancora fra loro, che potesse assistere all'agonia che aveva lasciato dietro di se. Ma Mine era morta e non poteva più consolarla.
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