🪲Quarantaseiesimo Capitolo 𓂀

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Il riposo di Erdie durò poco; si svegliò quando fuori dal tempio il giorno imperversava, e lo avvertiva nonostante in quella profonda cripta non aveva contatti con l'esterno. Si trovò rinchiusa nel suo sarcofago, quelle fredde pareti in oro le avrebbe riconosciute ovunque.
Spostò il coperchio ed uscì lentamente avvolta dall'aria che la coccolava.

Suo padre la stava osservando appoggiato all'ingresso, le braccia conserte al petto nudo.
«Buona sera figlia mia» la salutò lui con dolcezza avanzando verso di lei. Erdie non rispose, abbassò lo sguardo in silenzio.

Le sfiorò il viso, facendola sussultare. Erdie si lasciò andare appoggiandosi al palmo morbido dell'uomo. «Mi dispiace per come mi sono comportata, padre».

«Ne sono felice. Mi sono davvero preoccupato» sorrise «Ieri, però, mi è sembrato che dovessi dirmi qualcosa».

La vampira rimase un attimo in silenzio non riuscendo bene a trovare le parole adatte a raccontare ciò che era successo al fiume. Suo padre aveva sempre parlato con disprezzo e un filo di terrore degli elfi e aveva tutto il diritto di temerli. Dirgli che era stata catturata da loro, anche per pochissimo tempo, la agitava.

«Ieri al fiume... Gli elfi mi hanno attaccata...»
Lo disse di getto, senza inutili giri di parole.
Il volto di suo padre cambiò all'istante, un'espressione difficile da decifrare. Probabilmente adesso non le avrebbe più neanche permesso di uscire e girare liberamente per la grande sala.

Il Lord le afferrò le spalle rivolgendole uno sguardo furioso e penetrante «Cosa ti hanno fatto? » sibilò. Le era talmente vicino da potersi vedere riflessa nei suoi numerosi gioielli in oro. Suo padre sembrava quasi un altro.

«Niente» tentò di tranquillizzarlo lei posandogli una mano sulla sua «Mi hanno avvolta con delle piante acquatiche e poi sono andati via».
Non capì perché, ma quella spiegazione semplicistica parve sconvolgerlo maggiormente «Ti hanno parlato? Dimmi senza indugiare su niente».

La vampira si umettò le labbra, il suo corpo aveva bisogno di cibo, ma non era certa che le avrebbe concesso di andare a caccia quella notte.
«No, non hanno detto nulla padre» rispose con sincerità omettendo il segno di riverenza fatto da una delle creature prima di andar via. Qualcosa in lei le imponeva il silenzio.

«Conosco il tuo cuore, Erdie. Non mi stai dicendo tutto» il tono di voce grave e sconvolto riuscì a spaventarla, ma non cedette. Non riusciva a dire un dettaglio all'apparenza così innocuo.

Suo padre ora torreggiava su di lei, imponente e quasi minaccioso. Per la prima volta avvertì un distacco da loro due, come se qualcosa si fosse improvvisamente spezzato. Abbassò lo sguardo per non dare segni di cedimento.

«Ho soltanto molta fame».
Quella frase sembrò scaldare l'aria gelida nella piccola stanza; ma nella vampira le domande restavano insolute e ancora più pressanti. Perché suo padre sembrava certo le avessero detto quel cosa? Temeva forse le rivelassero il motivo per cui non l'avevano uccisa?

La vampira ancora non lo sapeva, ma quelle sarebbero state solo le prima domande a cui non riusciva a dare risposta riguardanti le stranezze di suo padre.
«Bene. Nella grande sala ci sono alcuni umani incatenati. Cibati di loro» le rispose con tono atono, uscendo dalla stanza.

Suo padre attirava spesso nel loro tempio segreto umani che avevano osato avvicinarsi troppo. Li possedeva mentalmente e non li lasciava più uscire. Sicuramente dovevano essere nate molte leggende riguardanti le loro sparizioni e il clima di paura attira sempre un gran numero di impavidi sedicenti.

Uscì anche lei dalla stanza, subito invasa dall'odore dolce e metallico del sangue. Per un numero spropositato di anni era rimasta volutamente sigillata in quel grande tempio e adesso le aspettava un periodo altrettanto lungo, se non infinito, da trascorrere lì.

Fiore di sabbia. Gli alboriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora