🪲Dodicesimo capitolo 𓂀

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Quando Mine fu sola, sotto il tappeto di stelle, si rese conto che davvero in lei qualcosa non andava. Le risposte che riservava a tutti erano diverse da quelle che avrebbe voluto dare, e non se ne spiegava il motivo.

«Mine! » le si avvicinò Hapy allarmato.
«Ciao Hapy! » lo salutò radiosa. La sola vista di quel ragazzo fu in grado di curare la sua mente confusa. Il ricordo di quella creatura scomparve e lei tornò ad essere se stessa.

Lui l'abbracció come in ogni incontro, ma questa volta più forte; conscio che fosse una delle ultime sere che potevano stare insieme.
Le cerimonie erano quasi giunte al termine, mancava poco.

In cielo vi era ancora una luminosa luna piena che rischiarava tutta la radura, facendo scintillare il fiumiciattolo.
E lì, seduti accanto ad una roccia, vi si specchiavano sul pelo dell'acqua.

«Stai bene? » le domandó toccandole il ventre.
Aveva avuto qualche crampo, qualche perdita di sangue, ma nulla di quello che credeva le sarebbe successo.
Intrecció le dita alle sue, con la confidenza che solo due amanti potevano avere.
«Sì...»

Hapy la guardava adorante. Da quando i loro corpi si erano uniti le parve essere ancora più bella e sinuosa, gli crebbe così la voglia di farla sua ancora. Eppure ancora tremava all'idea, spaventato dal poter sembrare troppo irruente.

E invece sembrava lei stessa attrarlo a lui, sfiorargli il petto con quella delicatezza mozzafiato.
Non credeva che si sarebbe mai sentito atterrito da una presenza femminile, incapace di riflettere e così preda di un istinto.

Si baciarono ancora, ed ogni sospiro che lei metteva era un colpo al suo bassoventre. Come poteva resistere oltre?
Quel calore e quel profumo che il suo corpo emanava sembrava implorargli di sprofondare dentro di lei per cercare pace.
Senza riflettere la fece stendere e la fece sua con pochi movimenti. 

Quel nido caldo sembrava fatto per lui, per incastrarsi perfettamente in un unico corpo.
«Continua...» imploró lei stringendolo a sé con più forza, allacciando le gambe ai suoi fianchi.

Forse quell'esplosione di piacere traboccò da lui troppo in fretta, ma Mineptah non sembrò farci caso, preda anche lei del piacere.
Cosa sarebbe successo da quel momento non sembrava importare a nessuno dei due. Erano felici e questa era l'unica cosa importante.

«Voglio darti questo» gli disse Mine sfilandosi l'anello.
«No amore. È troppo prezioso ed è tuo».
La ragazza insistette fino ad infilarglielo al mignolo. Le sue dita erano più sottili di quelle del ragazzo. «Adesso è tuo. Non puoi rifiutare un regalo».

Ad Hapy non rimase altro da fare se non accettare quel dono. Quell'anello li avrebbe uniti come marito e moglie.
Si baciarono ancora, giurandosi che non si sarebbero mai lasciati; e che a dispetto del fato avrebbero percorso la stessa strada decidendo da soli il loro destino.

Eppure, a loro insaputa, il tempo a loro disposizione stava terminando. Quella clessidra che registrava la loro vita si stava esaurendo, l'ultimo granello sarebbe caduto prima di quanto avessero immaginato.

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