🪲Prologo 𓂀

159 32 38
                                    

"Ci sono storie che non andrebbero mai raccontate, verità su cui tacere per lasciare il mondo nel suo confortante velo d'ignoranza. Tuttavia quel sapere oltre il visibile non può essere perduto.
Questo è ciò che ho trascritto: una lunga storia a cui a volte ho assistito da lontano, che senza di me si sarebbe diradata sotto il peso del tempo. Qui tutto è tornato a rivivere affinché chi vuole conoscere sappia cosa è stato."

***

Vi era una terra creata dalle acque del Nun, l'oceano primordiale, dominata dal sole e dal fiume, entrambi fonte di vita e di morte.
Si chiamava Kemet, l'Egitto dei re Dei, la "terra nera", generoso e fertile dono del Nilo e culla di una stirpe di spietati cacciatori notturni: i Vampiri.
Prima dei non-morti, l'Egitto era governato solo dalle sue leggi. Le leggi della calorosa Madre Natura. Oltre il lago sacro si spalancavano le porte della città di Za'net, conosciuta poi come Tanis, che proteggeva solenne i suoi abitanti.

Nessuno metteva in dubbio la realtà di un sogno, esso era l'unico modo per gli esseri umani di vedere l'invisibile che li circondava, ma, alle volte, quell'invisibile diventava un arcano indecifrabile.
Ed è dal sogno di una ragazzina di quattordici anni che questa storia incomincia, in cui la nebbia aveva aperto il suo ventre alla visione inquietante di rovine ormai perdute.
Lei, la giovane incastrata nel sogno che stringeva fra le braccia una bambina in lacrime, fasciata da una sottile veste bianca.

La neve si piegava sotto i loro corpi senza sciogliersi e i loro respiri non divenivano vapore. Il freddo di quel luogo sembrava ormai essere penetrato in entrambe.

Era un mondo che non avrebbe dovuto conoscere, l'eco di una civiltà i cui ricordi si sbiadivano nella pietra

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Era un mondo che non avrebbe dovuto conoscere, l'eco di una civiltà i cui ricordi si sbiadivano nella pietra.
Quel pianto echeggiava fra i sussurri delle anime che popolavano quel luogo, spiriti che non avrebbero trovato pace ancora per molto tempo.

«Ti prego portami via» le ripeteva la piccola, le cui lacrime ne avevano già imbrattato il viso delicato. «Non ce la faccio più a stare qui».
«Ti porterò via» le aveva risposto sicura la ragazza «Non resterai più in questo posto!»
«Me lo prometti sempre, anche lei mi promette sempre che mi porterà via. Ma poi mi lasciate sempre qui!»

«Voglio farlo...Voglio portarti con me, ma non so come...» le bació la testa ricoperta dai soffici capelli. «Non so ritrovare la strada di casa...»
La ragazza guardò il cielo, un'eterna alba in attesa di un sole che non sorgeva. Stelle che come mille occhi sorvegliavano ogni cosa sotto di loro.
Chissà sé qualcuna di loro ancora conservava il ricordo di ciò che era stato, di ciò che la neve nascondeva con prepotenza.

«Siete state voi ad andare via, dovreste sapere come tornare indietro a prendermi».

Il viso della ragazza perse colore, gli occhi ambrati si spalancarono. La consapevolezza di star sognando si riversò su di lei, ricordandole come fosse già stata in quel luogo milioni di volte; e come ogni volta lei scompariva tentando disperatamente di stringere a sé quella gracile bambina.

Quel sogno era terminato, lasciando che la ragazza si rialzasse con il sudore che le grondava dalla fronte, ma il gelo dei ghiacci ancora nelle ossa.

Quel sogno era terminato, lasciando che la ragazza si rialzasse con il sudore che le grondava dalla fronte, ma il gelo dei ghiacci ancora nelle ossa

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Note autore  ✍️

Il prologo è molto breve, però vi assicuro che ci ho lavorato davvero tanto dietro!
Avrei però bisogno di un vostro parere... cosa dovrei migliorare?

Fiore di sabbia. Gli alboriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora