Capitolo 10.

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Lorelai

Aprii gli occhi.

Un raggio di luce filtrava dalla finestra della stanza.

La mia stanza.

Ero stesa sul letto,girai la testa e vidi seduta al mio fianco mia madre.

Più in là c'erano Alessia e mio padre.

La prima a interrompere il silenzio fu mia madre.

<Lorelai, tesoro, come ti senti?>

<Mi gira la testa> Risposi.

<Adesso cerca di riposare e vedrai che tra qualche ora ti sentirai meglio>

La figura di mia madre iniziò ad allontanarsi, ma la fermai.

<Matthew?> Chiesi mentre una lacrima iniziava a rigare sul mio viso al suo  ricordo.

<Ti prego Lorelai, cerca di dimenticarlo. Soprattutto dopo quello che è successo stanotte>

Poi si rivolse ad Alessia.

<Alessia tra mezz'ora dagli le pillole per favore>

<Per il mal di testa giusto?>

<Si, esatto>

Mio padre intanto si era avvicinato a me e mi aveva stretto la mano come simbolo di forza.

Poi seguii mia madre verso la porta e sparirono dalla mia vista.

Ora nella camera eravamo solo io ed Ale, che stavolta si avvicinò anche lei e si siese sulla sedia dove prima si trovava mia madre.

<Ehi> Richiamò la mia attenzione  con voce affettuosa.

Le feci un leggero sorriso.

<Io non capisco come sia possibile. Lui...lui era un'altra persona. I suoi occhi...>

<Lorelai, adesso devo dimenticarlo ti prego. Non nominarlo né devi pensarlo>

<Ma...>

<NO, niente ma Lore. Ti ho sostenuta pensando che lui potesse in qualche modo essere la tua "medicina" ma non avrei mai pensato che potesse fare una cosa del genere. Ti ha spinta, ti ha rubato gli orecchini e ti ha riso in faccia. Tengo a te e penso solo al tuo bene. So che soffrirai, ma devi dimenticarlo>

<Ma magari se solo provassi a parlar...> Mi interruppe.

<Non ti permetterò di vederlo, ti controllerò giorno e notte. Non voglio mettermi contro di te, ma lo faccio solo per il tuo bene, ricordalo>

Si alzò e prese una pillola da un barattolino, poi riempì un bicchiere d'acqua e me li passo'entrambi.

<Dai prendila, così il mal di testa passerà>

Ingoiai la pillola e nel mentre una lacrima mi rigo'sul viso.

Possibile che fosse tutto vero? Che mi avesse solo usata?

Dopo tanto avevo aperto di nuovo il cuore a qualcuno, ma avevo sbagliato a farlo.

A quanto pare avevo sempre avuto ragione, anche  chi meno ti aspetti, ti pugnala alle spalle.

"Meglio prevenire che curare", mi sono sempre ricordata nella testa prima di compiere qualsiasi azione.

Ma lui mi aveva annebbiato la testa, facendo crollare ogni mia barriera di sicurezza e facendo suonare ogni mio campanellino d'allarme.

Ai suoi occhi mi mostravo fragile, senza scudi, solo un pezzo sconosciuto a tutti di me stessa.

Un agnellino inconsapevole di essere finito nella trappola del lupo.





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