Capitolo 17.

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<Lorelai ascolta...>

<No! Stavolta voglio delle risposte e
subito> dissi non facendo finire mia madre di parlare.

Adesso mi ero stancata, una volta per tutte.

Lei ressegnata guardò mio padre che possedeva uno sguardo assente.

Poi anche lui si voltò verso di lei ma il suo sguardo rimase sempre impossibile.

<Devi riposare Lorelai> disse lui facendo segno a mia madre di andare.

<Cosa...no! FERMI!>

Ma non mi ascoltarono. Uscirono lasciandomi sola in questa stanza che sembrava rimpicciolirsi sempre di più facendomi mancare l'aria.

Una settimana dopo

Camminavo per le vie della scuola.

A regnare c'era solo il silenzio mentre in lontananza scorsi una figura, Alyson, che parlava con qualcuno.

Mi avvicinai lentamente.

Sentii che salutava la persona con cui stava conversando e solo successivamente si accorse della mia presenza.

Mi venne incontro e mi guardò con occhi dolci.

Era passato tantissimo tempo dalla nostra ultima conversazione.

<Come stai tesoro?> Mi chiese.

Non risposi subito. Decisi di prendermi quale secondo per pensare.

Tutto ero in frantumi, la mia vita non era mai stata perfetta ma nell'ultimo periodo ero sprofondata in un abisso da cui non sarei uscita presto.

Tanti segreti, tante curiosità, nessuna risposta.

Come stavo? Come potevo mai stare?

Una vita distrutta e tradita dalle persone che più ho amavo.

<Sto BENE. Due parole, sette lettere, una BUGIA>

Rimase a guardarmi sempre con quegli occhi dolci ma dentro quello sguardo c'era anche qualcos'altro.

<Devi salvarti da sola. Perché nessuno lo farà al posto tuo>

Rimasi a guardarla. Nelle sue parole si celava dolore rimasto nascosto per troppo tempo.

< Ti vedo. Si, anche se ti nascondi dietro un sorriso. È inutile che ti chiudi dietro una porta. La vedo, la sofferenza. Non c'è cosa più umana di questa. Lo so sembra la fine del mondo; ti fai male, non mangi, non vivi. So come ci si sente quando si è stati abbandonati proprio nel momento del bisogno. Io ti capisco.>

Aspettai che continuasse ma non lo fece. Si voltò verso il lungo prato alla nostra sinistra.

<Cos...cosa ti hanno fatto?> Chiesi con voce tremolante per paura di risultare indiscreta.

Si rivoltò verso di me.

<Avevo una figlia di tre anni. Durante una battaglia lei era al mio fianco ma all' improvviso scomparve. Poi la intravidi finalmente fra la folla dei supereroi. Era stesa a terra ferita. Abbiamo fatto di tutto per salvarla ma....>

Si fermò e le lacrime iniziarono a solcarle le goti. Poi continuo con un piccolo sorriso malinconico.

<Sai aveva capelli rossi e degli occhi verdi proprio come te. Se solo lei non fosse...>

Fece una piccola pausa.

<Penso sarebbe stata simile a te da grande. Quando ti guardo mi sembra in qualche modo di vedere lei. I giorni passavano e io mi sentivo a pezzi, distrutta. Le persone non facevano altro che rinfacciarmelo o ricordarmelo, alle volte facendo finta di non sapere dell' accaduto e mi chiedevano "E tua figlia?".
Le uniche persone che mi sono rimaste accanto sono quelle che vedi al mio fianco ogni giorno>

<Come si chiamava?>

<Lorelai. Mi è sempre piaciuto questo nome così tanto che decisi di darglielo>

Altre lacrime si fecero strada sulle sua guance rosee.

La bambina si chiamava come me.

<Alyson!> Una voce la chiamò.

<Adesso devo proprio andare>

Poggiò la mano sulla mia spalla.

<Mi raccomando, sii sempre forte>

Poi si voltò e seguì la direzione dalla quale era provenuta la voce.

Avevo sentito qualche discorso su questa storia, eppure non avevo mai sentito la sofferenza da parte di quelle persone che la raccontavano.





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