capitolo 11

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<Ottimo, per oggi l'allenamento è finito ragazzi > Disse Glenda soddisfatta.

Ci cambiamo negli spogliatoi, rimettendoci le divise scolastiche.

Per l'addestramento ci vestivamo sempre comodi e sportivi.

I giorni passavano,eppure io mi sentivo ferma da tempo.

È come se il mio cuore avesse smesso di battere e si fosse ghiacciato per colpa del gelo che ho dentro.

Basterebbe solo una folata di vento per farlo andare in frantumi.

La mia anima è piena di tagli e cicatrici che non posso togliere, perché la cura di una ferita spesso è più dolorosa della ferita stessa.

E io avevo fatto l'errore più grande di tutti, ci avevo creduto.

Io e Alessia di dirigemmo verso un prato che avevamo scoperto due settimane fa circa, nascosto e silenzioso.

Lì potevamo stare in completa tranquillità.

Ci sedemmo sull'erba, fortunatamente non bagnata di rugiada visto che era metà mattinata.

Poi lei si stese con le braccia spalancate.

<Un po' di relax finalmente>

Risi e feci lo stesso. Mi stesi invece con le braccia incrociate dietro la testa.

Stemmo 5 minuti in silenzio, fin quando non lo interruppi.

<Sembra strano, eppure mi manca>

<Ma come può mancarti così tanto una persona che ha fatto a pezzi il tuo cuore?>

Chiese.

<Forse perché prima di distruggerlo è stata l'unica in grado di farlo battere>

Non rispose.

Era scioccata dalla mia risposta.

Ma era concepibile.

Nessuno farebbe un ragionamento del genere.

Ma penso a quei momenti in cui mi sentivo finalmente felice e un po' sorrido.

Anche se mi ha tradita, lo ringrazio per avermi fatto conoscere la parola amore.

Lo odio ma lo amo allo stesso tempo...

È una sensazione inspiegabile.

Sbuffò e si rialzò velocemente.

Si chinò per prendere qualcosa dallo zaino, poi all'improvviso urlò

<LORELAI guarda!> E mi voltai nella direzione dietro di me dove aveva indicato.

Mi rivoltai ma del bianco mi travolse la faccia.

Mi finì addirittura in bocca quella roba, ma aspettate un attimo.

È panna questa?

Con un dito ne presi un po' dal viso e lo assaggiai.

Si, era decisamente panna questa.

Non riuscivo a vedere niente, così presi un fazzoletto di carta dal taschino della divisa e mi pulii sugli occhi.

Almeno adesso riuscivo a vedere.

Alessia era davanti a me con una bomboletta (di panna) in mano.

Iniziò a ridere a sguardciagola e io rimasi a fissarla male finché non finì.

<Ma ti sembra una cosa normale?> Chiesi.

<Gli scherzi non fanno mai male>

E ricominciò a ridere.

<Hahahah, ma quanto sei buffa>

<HA-HA-HA, molto divertente>

Risposi sarcastica.

Con entrambe le mani presi due ciuffi di panna e mi alzai.

<Ehi cosa vuoi fare?>

<Ti conviene iniziare a correre Ale>

Dissi con malizia.

<Oh, no>

Iniziò a correre ma io la seguii e le misi le mani sporche di panna sui capelli.

<Lorelai!>

Si fermò guardandosi i capelli.

<"Gli scherzi non fanno mai male"> La imitai.

<Uffa ora dovrò usare un abratttolo di shampoo>

<E io un barattolo di struccante>

Ma quanto tenevo a lei?

Eravamo migliori amiche da quando eravamo solo delle bambine.

Nessuno avrebbe potuto rovinare il nostro rapporto ed in ogni caso io non lo avrei permesso per nessun motivo.















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