Dorian: 12 anni
Isobel: 10 anniMi persi a guardare fuori dalla finestra, mi capitava spesso durante le lezioni. Mi piaceva osservare il movimento delle foglie degli alberi che venivano accarezzate dal vento.
Spesso riuscivo persino a scorgere un nido di uccelli sui rami e ogni volta rimanevo incantata nel guardare i piccoli imparare a volare per la prima volta.
Mi sarebbe piaciuto saper volare, doveva essere una sensazione splendida quella di potersi spostare tra le nuvole con tale leggerezza. Quello per me era ciò che più si avvicinava al mio concetto di libertà.
Il suono della campanella mi fece tornare con i piedi per terra, era giunto il momento della pausa pranzo. Tutti a scuola lo aspettavano con gioia per poter finalmente mangiare e passare del tempo con i propri amici. Tutti, tranne me.
Per quelle come me, che venivano considerate strane ed emarginate dagli altri, rappresentava un incubo. Cercavo sempre di evitare problemi, rimanevo in classe da sola appositamente, ma quando erano i problemi a cercare te, allora non c'era modo di salvarsi.
Proprio come mi aspettavo, nell'istante in cui stavo per dare un morso al panino che avevo portato per pranzo, Jasper fece la sua apparizione.
«Ma ciao piccola Isobel, cos'abbiamo per pranzo oggi?» disse con il suo solito sorriso strafottente.
Decisi di ignorarlo, nella speranza che si sarebbe arreso per una volta, ma questo lo fece solo infuriare di più. Il suo viso assunse un espressione crudele e mi afferrò con forza le guance, avvicinando il mio volto al suo.
«Devi rispondermi quando ti parlo, ancora non ti è chiaro? Adesso dammi quel panino, stronza».
Avrei voluto mettermi a piangere per la durezza delle sue parole e dei suoi occhi, ma non riuscivo a fare nulla, come sempre paralizzata dalla paura.
«Ti pensi così forte da avere il diritto di ignorarmi, non è vero? Adesso vedi come ti faccio cambiare idea» aggiunse subito dopo e alzò una mano in aria, che sono sicura si sarebbe schiantata presto sulla mia faccia.
Strizzai gli occhi e mi preparai ad accogliere l'ennesima violenza, ma qualche istante dopo ancora non successe nulla.
Riaprii lentamente gli occhi e li sbarrai per la sorpresa: Dorian era qui e stava tenendo con forza il braccio di Jasper.
«Provaci ancora e giuro che te lo stacco» gli intimò con voce fintamente calma e con la sua solita espressione impassibile.
«Levati di mezzo, psicopatico del cazzo» lo insultò Jasper, per niente spaventato dalla minaccia.
Qualcosa mi disse che se ne sarebbe pentito presto e il sorriso diabolico che fece Dorian confermò i miei pensieri.
Afferrò con forza il colletto della maglietta di Jasper e lo trascinò fino ai bagni. Li raggiunsi alla svelta per cercare di impedirgli di fare stupidaggini, ma era troppo tardi.
Dorian teneva in una stretta violenta i capelli di Jasper e lo stava spingendo ripetutamente con la testa dentro l'acqua del water. Ero sconvolta dalla scena di fronte ai miei occhi e non sapevo cosa fare per fermarlo.
«Dorian, ti prego basta! Finirai per ucciderlo così» eclamai al limite, quando lo vidi tenergli la testa sott'acqua per un tempo troppo lungo.
In risposta lo tirò fuori nuovamente e gli piegò il collo all'indietro, per potergli parlare nell'orecchio sinistro.
«Jasper, non ti hanno mai insegnato che non si dovrebbe dare mai dello psicopatico ad uno psicopatico? Potrebbe rivelarsi pericoloso», la sua voce era gelida e controllata. Jasper sbarrò gli occhi dallo spavento ed iniziò ad urlare per chiedere aiuto.
Immediatamente la porta del bagno venne spalancata e fece il suo ingresso la professoressa di arte, la quale, non appena vide la situazione, si portò una mano sulla bocca sorpresa.
«Walker! Si può sapere che cosa ti dice la testa? Lascia subito il tuo compagno» affermò in modo severo.
Dorian lasciò semplicemente andare i capelli di Jasper e quest'ultimo corse a ripararsi dietro la schiena dell'insegnante.
«Adesso porterò Jasper in infermeria, ma non pensare che sia finita qui ragazzino, con te facciamo i conti dopo!», detto questo se ne andò sbattendo con forza la porta.
Mi girai verso Dorian che si trovava ancora seduto per terra, mentre fissava un punto nel vuoto. Stava rischiando molto e tutto questo solo per proteggere me. Mi avvicinai con cautela e mi sedetti vicino a lui. Sospirai pesantemente per poi poggiare la testa sulla sua spalla.
«Sono davvero uno psicopatico, Isobel?» mi chiese dopo qualche minuto di silenzio, con voce tremolante.
Mi alzai per guardarlo dritto negli occhi e lo costrinsi a girarsi verso di me, «assolutamente no, Dorian. Lo hai fatto per difendermi e mi dispiace tanto se finirai nei guai per colpa mia» gli risposi con le lacrime agli occhi.
«Però sappi che io sarò sempre dalla tua parte, qualunque cosa accada» aggiunsi infine e lui mi regalò un sorriso triste, ma colmo di speranza.
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Do you remember Dorian?
RomanceEro molto piccola quando conobbi Dorian Walker. Si trattava di un bambino timido e riservato, ma io fui l'unica che riuscii a farsi spazio nel suo cuore. Con il passare degli anni però, capii che Dorian non era solo un semplice bambino timido come t...