Rabbia e delusione

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Isobel: 13 anniDorian: 15 anni

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Isobel: 13 anni
Dorian: 15 anni

I dottori dicevano che peggioravo sempre di più e che sarei potuto diventare un pericolo per me stesso e per gli altri in futuro

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I dottori dicevano che peggioravo sempre di più e che sarei potuto diventare un pericolo per me stesso e per gli altri in futuro. Non sopportavo più il modo compassionevole con cui mi guardava mio padre, colui che mi aveva messo al mondo, che avrebbe dovuto amarmi e proteggermi da tutto. Ma lui non si era mai preoccupato di fare il padre. Non aveva fatto altro che mettere in pericolo me e la mamma.

Ero solamente un bambino di sette anni, eppure quel dannato giorno avevo avuto più coraggio di lui nel mettere fine a tutta quella merda. Anche se poi non era servito a nulla, l'avevo persa lo stesso. Non ero riuscito a salvarla.

Cosa si aspettava? Che il suo adorato figliolo sarebbe cresciuto senza alcun tipo di trauma dopo l'infanzia che era stato costretto a vivere?

L'unica che mi avesse davvero salvato senza neanche saperlo, era Isobel. Lei mi aveva donato un motivo per continuare a vivere, con il suo sorriso dolce e gli occhi più belli che avessi mai visto. Eravamo solo io e lei, da sempre. Ma capii ben presto che le cose cambiano. Io volevo proteggerla da tutti, mentre Isobel pensava che cercassi di impedirle di vivere la sua adolescenza.

Non le bastavamo più noi due, sentiva il bisogno di allargare gli orizzonti e conoscere nuove persone. Ma lei era come un fiore delicato e puro, non si rendeva conto di quanto il mondo lì fuori potesse essere crudele. Così, decisi di tenere sotto controllo tutte le persone che le si avvicinavano, per assicurarmi che non la facessero soffrire.

Ero consapevole che con i miei metodi sbagliati la stessi allontanando piano piano da me, ma non avrei mai smesso di prendermi cura di lei. Promisi a me stesso di non permettere più a nessuno di distruggere le persone che amavo, anche a costo di apparire come un mostro.

E infatti eccomi qui, a dare una lezione all'ennesimo stronzo che si prendeva gioco del mio fiorellino. Non ricordavo nemmeno il suo nome, ma spiandolo avevo scoperto che si fosse avvicinato a Isobel solo per far ingelosire la sua ex fidanzata. Scommisi che ora, mentre me ne stavo sul suo corpo steso a terra a piegargli il braccio fino a quasi a spezzarglielo, si stesse pentendo di questa sua scelta.

«Dorian! Lascialo ti prego, gli romperai un braccio se continui!», tornai alla realtà quando sentii la voce preoccupata di Isobel che mi richiamava. La guardai e notai che teneva una mano sulla bocca e che i suoi occhi fossero diventati lucidi. Stava trattenendo a stento le lacrime.

Lasciai andare il braccio del ragazzo steso sotto di me, ma prima di allontanarmi gli afferrai i capelli in una stretta per costringerlo ad alzare la testa verso di me, «ascoltami bene, tu non ti avvicinerai più a lei, non le parlerai, non devi provare neanche a guardarla cazzo. Spero di essere stato abbastanza chiaro. Se scopro di nuovo che la prendi per il culo, il braccio te lo spezzo sul serio».

Mi alzai con uno scatto quando lui annuì. Si alzò a fatica gemendo per il dolore, e poi scappò senza guardare nessuno. Alcune persone che avevano visto tutta la scena gli corsero dietro, mentre altre rimasero lì a fissarmi intimorite. L'unica che mi guardava furiosa era, ovviamente, Isobel.

Si alzarono dei mormorii, di cui riuscii a cogliere solo alcune frasi: "lo avevo detto che quei due sono strani forte", "hai ragione, meglio non avere niente a che fare con quella Isobel", "quei due portano solo guai e non è la prima volta che accade".

Capii che anche Isobel avesse ascoltato tutto perchè quando alzai gli occhi su di lei, le lacrime avevano iniziato a scenderle sulle guance come una cascata. Iniziò a correre per sfuggire agli sguardi giudicanti di quella gente, e io la seguii immediatamente.

«Fiorellino, aspetta! Tu non capisci» le urlai dietro, tentando di giustificare il mio comportamento.

Arrestò la sua corsa all'improvviso e il mio corpo sussultò quando si girò verso di me con un'espressione carica di odio e sofferenza. Mi venne incontro e mi spinse con forza un dito contro il petto.

«No, tu non hai capito niente! Lo hai fatto di nuovo e adesso per colpa tua nessuno vorrà essere mio amico. Ti odio, Dorian, ti odio!» continuò ad urlarmi contro e io rimasi immobile, ad accogliere la sua rabbia e il suo dolore senza proferire parola.

Vorrei tanto che tu capissi che non sono io il cattivo...

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