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Mitsuki corse sotto la pioggia, corse finchè non gli mancò il respiro, finchè non cadde a terra sulle ginocchia. I capelli, fradici, gli andarono davanti agli occhi, appiccicandosi al volto. Con la bocca spalancata ed il fiato corto guardava le sue mani appoggiate al marciapiede con occhi sgranati. Una tale reazione non era da lui, che era sempre stato così calmo e composto. Da quando aveva conosciuto Komorebi le sue emozioni si erano così amplificate che in certi momenti non si riconosceva.

La rabbia costante che sentiva ribollire ogni volta che pensava a lui, così indifeso contro quei bulli... al solo pensiero strinse un pugno e lo battè a terra, schizzandosi con l'acqua. La pioggia si mischiò alle lacrime- Non c'era nessuno in giro, con quel diluvio, nessuno avrebbe potuto assistere a quella scena. Non avrebbe potuto lasciarlo stare? Era necessario che lo seguisse? D'altronde poteva capirlo, Mitsuki si era così interessato a lui, aveva assistito ai sopprusi e lo aveva difeso, ma d'altra parte Komorebi di lui sapeva poco e niente. Doveva scusarsi?

Gli veniva solo da piangere, e non si trattenne. Non era da lui, continuò a ripeterselo. Ma qualcosa, nello sguardo di Komorebi, nella sua risata, nei suoi gesti, che lo aveva toccato, non riusciva a spiegarsi quelle nuove emozioni. In quel momento era fragile, solo, e fradicio di acqua fredda. Si rialzò in piedi, prima indeciso sul da farsi e poi, come fece un passo, certo di dove andare. Sentiva gli occhi ed il viso arrossarsi, mentre cercaa di trattenere un minimo le lacrime, almeno per vedere dove stesse andando. Più volte andò contro i muri, la vista annebbiata sia dalla pioggia che dalle lacrime.

Arrivato davanti la finestra di Komorebi, prese una manciata di sassolini dal vialetto e, ad uno ad uno, prese a lanciarli. La luce della stanza era spenta, ma era ancora presto perché fosse andato a dormire. Dopo qualche minuto, la tenda si scostò con il vento e Komorebi accese un abajour, affacciandosi. Mitsuki rimase involontariamente a bocca aperta, vedendo quanto, in quel momento, sembravano uguali. Entrambi con gli occhi gonfi ed il volto rosso, l'espressione distrutta. Sentì delle urla provenire dal soggiorno, ma Komorebi scosse tristemente la testa, facendogli capire che non avrebbe dovuto fare nulla.

Il ragazzo fece un gesto pericoloso, che fece perdere un battito al cuore di Mitsuki. Saltò sul ramo che si trovava davanti la sua camera. Apparteneva all'albero dei vicini, ma a quanto pareva Komorebi lo aveva già ftto altre volte. Da lì, in pochi secondi fu in giardino.

<<Posso dormire da te?>> gli chiese. Mitsuki rimase spiazzato, gli occhi sgranati. Annuì, per poi fare una cosa che non si sarebbe aspettato da se stesso. In un secondo annullò la distanza tra i loro corpi, abbracciandolo forte, nascondendo il viso tra i suoi capelli. Chiuse gli occhi ed inspirò piano il suo odore così dolce e caldo che di per sé sarebbe bastato a farlo sentire abbracciato e rassicurato. Era un odore che sapeva di casa.

In un primo momento, Komorebi rimase spiazzato, poi lo cinse a sua volta con le braccia. Fu a quel punto che Mitsuki si accorse che il ragazzo era fradicio, ma era impossibile che si fosse bagnato in quel modo per quel poco tempo. Restarono così per svariati minuti, Komorebi con il volto poggiato sul petto di Mitsuki e le braccia che lo cingevano.

<<Andiamo.>> sussurrò quindi Mitsuki, quando si fu calmato. Non era ancora pronto a staccarsi da Komorebi, sentiva l'agitazione, il cuore a mille, dopo la crisi di pianto, così gli tenne una mano sul fianco mentre camminavano. Il ragazzo invece gli afferrò un lembo della tunica bianca ed azzurra, non lasciandolo andare. A pensare, Komorebi non aveva mai visto la casa di Mitsuki, ma non distava poi molto dalla sua. Arrivati davanti la porta si fermarono. Mitsuki si staccò, ma Komorebi lo trattenne, ancora, sotto la pioggia scrosciante facendolo voltare.

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