I frassini cresciuti ai lati della stradina in cui si trovava la casa di Acquamarina parevano oscurare tutto il colore che li circondava, come se lo risucchiassero in una gabbia, una macchia verde scuro posizionata lì ad osservare pigramente chiunque passasse. La casa era lì, davanti a lui, e d'improvviso tutta l'eccitazione provata per l'incontro con il ragazzo scemò in un turbinoso nervosismo, strinse le dita intorno ai pantaloncini. Man mano che si avvicinava notava sempre più particolari. Prima di tutto: Acquamarina non era fuori ad aspettarlo, e ne stava camminando nei dintorni. Bene, non è ancora uscito. Komorebi era quindi riuscito nel suo intento. Secondo: fuori la porta, in procinto di togliere delle foglie dal parabrezza, vi era il padre di lui. Ormai Komorebi era troppo scoperto per poter semplicemente tornare indietro come se nulla fosse, e non c'era un punto in cui si sarebbe potuto nascondere. Avrebbe dovuto affrontare l'uomo. La sua vista lo fece tremare di paura, ma cercò di non darlo a vedere.
<<Komorebi! Buongiorno, che piacere vederti.>> esclamò il padre di Acquamarina, salutandolo con la mano. <<Mitsuki è dentro, che ne pensi di bere qualcosa? Un succo d'aracia, magari?>> chiese sorridendo leggermente. Non era una situazione in cui si sentiva a suo agio. Quando le persone si comportano in modo gentile, pensava, c'era sempre di che dubitare. Ma, in fondo, quello era il padre di Acquamarina, e di lui invece si fidava. Accidenti, si fidava ciecamente. Tuttavia, la presenza dell'uomo lo rendeva un poco nervoso.
<<Oh, dell'acqua andrà benissimo, signore. La ringrazio.>> rispose schiarendosi la gola. Si asciugò le mani sui jeans, tendevano ad inumidirsi quando si sentiva nervoso.
<<Suvvia, non essere così formale. Accomodati dentro intanto, io sistemo la macchina.>>
Non sapendo cosa fare obbedì, chiedendosi il significato di tutta quell'agitazione. Varcata la soglia trovò Acquamarina che finiva di infilarsi la felpa sul torso nudo e scolpito. Gli diede un leggero abbraccio, come se non si fossero visti per tanto tempo, e Komorebi accennò un sorriso, inspirando lentamente il profumo di lui, caldo ed accogliente.
<<Da quanto tempo! Di un po', sei diventato più alto dall'ultima volta che ti ho visto?>> Notando lo sguardo di panico che Komorebi gli rivolse si sbrigò ad aggiungere: <<Scherzavo.>>
<<Piantala di scherzare.>> sussurrò impacciato lui, con un lieve sorrisetto.
<<Quindi... dove andiamo?>> Nell'aria aleggiava il suo odore, sapeva di cannella e pensò non avrebbe mai più sentito un odore altrettanto buono.
<<Dai miei nonni. Non te ne ho mai parlato ma mio padre ed io ci occupiamo di mia nonna ogni giorno da anni, lei ecco... non sta bene.>>
Ecco quindi dove andava il ragazzo. Komorebi si sentì se possibile ancor più in colpa per aver voluto ficcare il naso in quella situazione così privata.
<<Oh.>> esclamò con voce flebile e tremula. Spostò lo sguardo dal pavimento, alla porta della cucina, al suo viso con un ombra di impacciata timidezza.
La porta di casa era aperta, così si sentì chiaramente il padre di lui esclamare: <<Ragazzi, siete pronti a partire?>>
Acquamarina rispose di rimando <<Arriviamo!>> e, slanciandosi verso Komorebi, gli prese il viso tra le mani e lo baciò teneramente, per poi passargli accanto ed uscire facendogli cenno di seguirlo. Komorebi rimase fermo dov'era per alcuni secondi. Stordito. Allora non se l'era immaginato, Acquamarina voleva quel contatto tra loro, forse lo brava quanto lui. Pregando che le sue guance in fiamme non fossero troppo evidenti, nascose il sorriso soddisfatto ed uscì a sua volta dall'abitazione. Il vento, soffiando, percorreva il fitto fogliame del loro giardino.
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Acquamarina
PertualanganUn ragazzo problematico, in un ambiente problematico, cerca Acquamarina, così da farsi insegnare i valori, l'amore, la capacità di reagire.