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Il padre di Acquamarina guidava in modo diverso dal suo. Era calmo, controllato, osservava ciò che aveva intorno e non faceva manovre brusche, evitava le buche e teneva la musica non troppo alta così da poter parlare con facilità. Komorebi sapeva di star andando in un posto sconosciuto, e che probabilmente si sarebbe sentito a disagio, ma in quel momento non gliene importava. Si sentiva in una bolla, calda, calma, senza quella voce interiore che solitamente gli bisbigliava: adesso succede qualcosa, preparati. Non c'era nell'aria nulla di pericoloso, nulla che potesse fargli pensare di dover schivare da un momento all'altro un mazzo di chiavi pesante diretto verso la sua faccia. Komorebi sedeva da solo sul sedile posteriore, la cintura allacciata, giocando con le dita e tenendo lo sguardo basso.

<<Mitsuki parla spesso di te, sai? Perciò il nonno ci teneva a conoscerti.>> esclamò il padre con tono scherzoso, ma dalla sua bocca riesce ad uscire solo un cupo mormorio. <<Probabilmente per pranzo avremo arrosto con patate, ti piace, Komorebi?>>

Sentiva il suo sguardo su di lui dallo specchietto, era una conversazione normale.... Accidenti! Pensò il ragazzo tra se e se.

<<Si, adoro l'arrosto. Mia madre lo cucina spesso.>> Silenzio. Muto, logorante, micidiale silenzio. Forse alcune persone erano in grado di vivere nei momenti di silenzio, ma non lui. Perché ogni momento andava riempito con qualcosa, o sarebbe stato riempito di rabbia.

<<Adoro questa canzone!>> esclamò quindi Komorebi, nonostante non l'avesse mai sentita prima, e non sapesse neanche chi fosse l'artista. Notò il padre di Acquamarina sorridere ed alzare di poco il volume, facendogli tirare un sospiro di sollievo. Avrebbero potuto colmare quel vuoto con una blanda canzone pop per qualche minuto, nella speranza di arrivare a destinazione al più presto. Komorebi alzò lo sguardo verso Acquamarina, ancora cercando di metabolizzare quanto successo tra loro nelle ultime ore e cercando di non arrossire. La sua mente, già di per se colma di pensieri, flashback ricorrenti e voci del suo passato doveva ora fronteggiare qualcosa di mai provato prima, una persona nella sua vita, una persona molto importante, capace di fargli provare emozioni nuove e delle quale era terribilmente spaventato.

Improvvisamente, da che Acquamarina osservava il paesaggio davanti a se, si voltò verso di lui ed i loro sguardi si incrociarono. Frammenti di pensieri entrarono in collisione nella sua mente quando gli fece un occhiolino prima di voltarsi nuovamente. Komorebi lottò contro se stesso per riprendere possesso del suo stesso corpo e chiudere la bocca che si era aperta a formare una O come in uno stupido cartone animato. Come faceva? Come poteva Acquamarina essere in grado di agire come se la sua mente non fosse costantemente un mucchio di cocci che si stringono tra loro per formare un filo di pensieri? Komorebi continuò a lanciargli occhiate finchè non intravide il parcheggio verso il quale il padre si stava dirigendo. 

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