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1 settembre

C'era una volta...

Le storie si iniziano così di solito, giusto?

Le famose fiabe di una principessa perduta che viene salvata da un valoroso cavaliere o principe. Quelle favole io le conosco anche fin troppo bene. Mamma ha sempre amato i film della Disney e le vecchie storie da cui vengono tratti i film, con un fine tutt'altro che lieto e felice. Le fiabe, le storie, forse era l'unica cosa che ci accomunava ed è per questo che mi ha chiamato Esmeralda.

Esmeralda come la zingara del gobbo di Notre Dame. Lei non era una principessa, ma era bella e coraggiosa come tale, perché, sì, le principesse sono coraggiose non sono solo belle. Eliminiamo i soliti stereotipi che la Disney ci ha imposto, abbattiamoli. Esmeralda ha sfidato la Francia intera pur di vincere, pur di far ascoltare le sue parole e ci è riuscita. È sopravvissuta alle fiamme dell'inferno, ha spinto Quasimodo verso la verità del mondo ed è riuscita a conquistarsi da sola il suo lieto fine.

Mamma amava Esmeralda, peccato che non amava me e con il passare del tempo me ne sono fatta una ragione. Il tempo è passato, io sono cambiata, molte cose sono cambiate e mi sono accontentata di quel poco che ho, che è abbastanza.

Ho una casa abbastanza grande, un giardino abbastanza grande, abbastanza soldi per poter continuar a vivere e poter soddisfare i miei bisogni primari, compagnia abbastanza piacevole.

Neanche il tempo di pensare ciò, che qualcuno inizia a bussare incessantemente alla porta della mia piccola camera condivisa.

... Ok no, la compagnia non è piacevole, soprattutto di prima mattina.

<<Watson! Svegliati, sono le nove!>>

Urla il ragazzino al piano di sotto e io finisco per mugolare dal fastidio, ma non posso far altro che coprirmi il capo con il cuscino e ignorarlo. Come dicevo, la compagnia di prima mattina è piuttosto spiacevole e ci sono svariati motivi, uno dei quali è la presenza delle tante persone che vivono qui.

Vivo con mia nonna Elisabeth e i nostri coinquilini, Rue e Cameron Cohen. Quest'ultimi sono il chiasso fatto in persona.

<<Watson, e che diamine, vuoi scendere o no? Il letto ti ha divorato per caso?!>>

Questa volta Cameron è entrato direttamente nella mia camera condivisa con sua sorella, con il solo intento di buttarmi giù dal letto afferrandomi dalle caviglie.

Cameron Cohen è un ragazzino di undici anni, dai corti capelli neri e occhi piccoli e castani. Il suo viso è tondo, con un naso schiacciato, il mento a punta e il viso ricoperto di lentiggini. Ogni volta che gli guardo quei piccoli puntini li paragono alle costellazioni che si possono vedere in cielo la sera. Ricordo che lo paragonai alla sera perché mi sembrava un ragazzino calmo... Ma mi sbagliavo totalmente. Il moccioso ha un carattere inizialmente molto calmo e timido, ma appena prende un po' più di confidenza è esplosivo, certe volte si attacca come una cozza e non smette un attimo di parlare.

<<Cameron, non ti hanno mai detto che dovrebbero tagliarti quelle dannate corde vocali che ti ritrovi?>>

Lui si mette una mano sul petto fingendo un'aria ferita, peccato che non riesce a trattenere un sorriso genuino che gli solleva le labbra. Maledetto bambino.

C'era una volta: Un amore FataleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora