9 settembre.
Ore 23:00

Secondo Charles Darwin, prevale colui che è più forte in natura, chi ha la meglio sul prossimo e io ho sempre desiderato diventare più forte, quasi come un T-Rex. Dopo l'abbandono di mamma ho sempre desiderato di diventare forte, inarrestabile e per farlo ho innalzato un muro intorno a me e ciò ha comportato la creazione del mio cestino del malumore.

Dopo mamma, ho smesso di credere nell'amore, quello puro delle fiabe, perché ho pensato che, se esistono madri che non amano i propri pargoletti che fanno crescere dentro di sé, allora vuol dire che l'amore puro, quello vero e proprio, non esiste. Mia madre mi ha abbandonato e sono cresciuta con la convinzione che l'amore non esista realmente, che è solo un'illusione che l'essere umano si è creato perché non vuole morire da solo, perché è egoista ed ha un bisogno smisurato di amore. Una fame di amore.

Sono cresciuta con la convinzione che l'amore è illusorio ed è semplicemente bisogno, ed è per questo che a me piace cambiare partner, che non mi piace avere una reazione stabile. Una sola volta sono stata con un ragazzo, si chiamava Danny, stavamo insieme da un po'. Mi ricordo che mi portò in camera sua, aveva preparato tutto, preservativi, lubrificanti, asciugamano da mettermi sotto, così che non avrei sporcato le lenzuola pulite. Mi ricordo che, quando ha iniziato a entrare dentro di me gli dissi di smetterla perché mi faceva un male cane, gli dissi che non ero pronta, che avevo cambiato idea, ma lui mi baciò per farmi stare zitta e entrò dentro di me in una botta sola. Fece male e ci misi un bel po' ad abituarmi, ma poi il piacere arrivò, ma anche il disgusto verso me stessa.

Perché? Perché mi sono sentita debole, perché non sono riuscita a fermarlo, nonostante gli avessi detto di fermarsi perché avevo cambiato idea. Lui diceva di amarmi. Bugie, ed è per questo che ho smesso di avere relazioni serie e ho semplicemente preferito storie di poco conto, storie di una notte e via. Se ciò fa di me una puttana, ben venga. Lo sono e non mi importa.

Sono cresciuta e ogni giorno che passo in questo mondo faccio di tutto pur di non perdere, pur di vincere, pur di diventare sempre più forte e non permettere a nessuno di far cadere il mio sorriso di cui vado fiera, peccato che dentro di me si è creata la mia cesta del malessere. Quella cesta che mi fa perdere i sensi ogni volta che diventa piena...

Come questa sera dopo aver trovato questo cadavere. Il cadavere del ragazzo che volevo portarmi a letto.

Quando mi sono svegliata mi sono ritrovata tutti vicino a me, credo, attirati dal mio grido prima di svenire. Per tutti intendo Simba, Pocahontas, Aladdin, Mulan e Scar.

Mi hanno rivolto delle domande, del tipo:

<<Cosa è successo qui?!>>

Oppure:

<<Che cazzo hai combinato?!>>

Non ho risposto a nessuna delle domande fatte. Ho guardato il corpo, ho guardato la mela e sono corsa in bagno a vomitare tutto. Quella mela probabilmente era destinata a me. Probabilmente sarei dovuta morire io e no lui. Anzi no, è impossibile che sarebbe successo, perché io odio le mele, l'avrei lasciata lì sulla scrivania a marcire, ed invece è successo tutto questo. Forse nonna Elisabeth ha ragione quando dice che devo mettere le mie cose apposto.

Mi sento in colpa anche se alla fin fine non ho fatto nulla di male, non l'ho ucciso io, lo ha ucciso il killer delle fiabe, colui che continua a mandarmi messaggi ambigui.

C'era una volta: Un amore FataleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora