16 settembre.
Ore 21:00La luna è alta, le stelle brillano in cielo, decorandolo come meglio possono. Il buio mi circonda, ma io non lo temo. Ho la lucina che mi ha regalato Scar accesa e illumina una piccola parte della mia stanza, ed è abbastanza da riuscire a farmi sentire al sicuro.
Sono sul balcone seduta a terra ad aspettare che arrivi. Ho aspettato Scar per giorni e questa volta spero vivamente che arrivi, che non stia aspettando invano il suo arrivo. Mi sono domandata in tutti questi giorni perché io desideri così tanto la presenza di Scar, perché la brami così ardentemente e la verità è che i sentimenti umani sono uno scarabocchio, sono un casino, sono tanti fili intrecciati tra loro che causano confusione.
Non si sa da dove nascono i sentimenti per una determinata persona e per quale assurdo motivo li proviamo, ma una cosa è sicura ed è che io voglio bene a Scar. Mi piace parlare con lui, mi piace essere toccata da lui, mi piace essere guardata da lui, a me basta la sua semplice compagnia. Gli voglio bene, di certo non lo amo, perché io non so amare e inoltre penso che l'amore non esista veramente.
L'amore è semplicemente l'unione di attrazione fisica e di un sentimento di bene verso una determinata persona, il tutto unito dalla paura atroce di morire da soli senza nessuno accanto. Io non ho paura di morire da sola, al contrario, ho paura di provare questo sentimento falso e illusorio che tutti chiamano amore. Ho visto cosa ha provocato l'amore a mio padre, ho visto l'amore che provava mia madre per mio padre e ho provato il dolore atroce di un amore non ricambiato da mia madre.
Quindi, in parole povere, voglio semplicemente molto bene a Scar. Penso che possa diventare mio amico, siamo simili in molte cose e diverse in altrettante. Una sola cosa ci unisce completamente ed è la fobia dell'abbandono.
<<Hey zingarella sciogli i tuoi lunghi capelli!>>
Grida una voce che il mio cuore ha imparato a riconoscere. Mi alzo e mi affaccio al balcone incontrando gli occhi eterocromatici di Scar, lui appena mi vede sorride facendomi ciao con la mano. I miei capelli ondeggiano, delicati, alle carezze del vento e così come il mio vestito che si muove in sincronia con esso scoprendo le mie gambe nude.
<<Sali come hai sempre fatto, stupido>>
Gli dico e lui non se lo fa ripetere due volte. Si arrampica sull'albero, come una scimmia, ed io mi chiedo ancora come faccia, dovrei chiedergli di insegnarmi. Gli allungo la mano quando arriva sul famoso ramo e lui subito l'afferra, anche se non sembra che gli serva molto. Appena arriva sul balcone non mi molla la mano, mi guarda dalla testa ai piedi con gli occhi che mi sembrano che gli brillino anche più delle stelle che ci sono questa sera. Potrebbe far a gara con le stelle per quanto brilla.
<<Ti volevo dire da questa sera che questo vestito ti sta d'incanto. Sei fatale>>
Arrossisco e mi mordo il labbro d'istinto, stringendogli la mano. Guardo altrove e borbotto un:
<<Grazie>>
Non sono abituata ai complimenti, anzi, di solito non mi soffermo nemmeno ad ascoltarli. Che sia un insulto o un complimento, mi limito a dire grazie, non m'importa un granché. Di solito ho sempre preferito ascoltare solo e soltanto il mio pensiero, ho sempre pensato che è questo ciò che conta realmente, ma ora, ascoltare per una volta un complimento male non fa. No?
<<Sono venuto per riscattare una domanda. Sei pronta?>>
Mi chiede spostandomi dal viso una ciocca di capelli che mette dietro al mio orecchio. Mi soffermo a seguire il suo gesto cercando di non arrossire nuovamente e solo dopo annuisco.
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C'era una volta: Un amore Fatale
Mystery / ThrillerIl termine fatale è un aggettivo che è destinato a chi sarà il protagonista di eccezionali vicende, ed è il termine perfetto per questo amore. Racconto di un amore imperfetto, pieno di colori, splendente ma pauroso, che dovrà affrontare passato e pr...