Capitolo 23. Louis

133 14 7
                                    

23 dicembre. Ore 15:30.

Io e Louis stiamo cominciando ad addobbare la casa e preparare le ultime cose rimaste prima del tanto atteso Natale. Oggi dobbiamo fare pure l'albero, visto che alla fine, fra una cosa e l'altra, non l'abbiamo ancora fatto.

È una tradizione per noi. Io, Lou e la sua famiglia lo abbiamo sempre fatto intorno al 18-20 di Dicembre. Mi ricordo che per il periodo in cui abitavo da loro, durante la mia adolescenza, eravamo molto uniti. Sembravamo quasi veramente parenti. Io e la Signora Tomlinson parlavamo di tutto, e mi riusciva quasi naturale potermi confidare con lei. Per qualsiasi cosa. Tutte le feste le passavamo insieme, con i loro nonni e parenti lontani. Credo di conoscere praticamente tutti i suoi familiari ormai, e sembra che mi abbiano accettato abbastanza velocemente, cosa che mi rende tremendamente felice. Sono una famiglia fantastica e molto unita, meritano tutto l'amore di questo mondo. Ognuno di loro.

Quest'anno ci sono stati parecchi problemi, sia per noi che per i suoi genitori, quindi eccoci qui a finire di mettere le decorazioni natalizie giusto due giorni prima della festività.

Mi sembra una cosa da persone molto poco organizzate. Il che per me è particolarmente strano vista la presenza di Louis al mio fianco. In poche parole è come se avessimo un cartellone enorme in cucina con scritto tutti gli orari e i turni. Non scherzo, ce l'abbiamo sul serio. È sul frigo, ed è preciso come un orologio svizzero. C'è scritto tutto. Dalla scuola, al lavoro e persino chi deve pulire, che cosa e quando. Mi sembra un maniaco, sul serio. Ogni tanto mi fa un po di paura.

Pero si nota anche che in questo periodo sta molto male, o comunque non è nelle sue piene forze, perché dimenticare o non avere il tempo di fare piccole cose, come l'albero, potrebbe essere una cosa da me. Ma non da lui. Lui non avrebbe mai rimandato o ritardato nulla, piuttosto non dormiva ma avrebbe trovato un modo per farlo ugualmente.

-tra un po' arrivano i miei genitori!- esclama, battendo le mani come un bambino e con un sorrisone.

Gli sorrido di rimando, scuotendo la testa. È un bambino. Un bambino grande che non crescerà mai. Come Peter Pan. Il mio Peter Pan.

-li vado a prendere io, tu resti qui. Va bene?- mi chiede, per poi alzarsi e andare verso la porta.

Non aspetta neanche una mia risposta, se pur negativa o positiva, e si infila il suo giubbotto.

-ci metto poco, promesso.- sorride -a dopo principessa.- mi posa un bacio sulla nuca, per poi uscire di casa.

Lo guardo sfrecciare via con la sua macchina, per poi alzarmi e andare verso la cucina a prendermi un bicchiere di succo.
Nel frattempo lego i miei capelli in una crocchia disordinata, pensando che dovrei tagliarli. È un casino che non metto piede in un negozio di parrucchiera.

Ah no, è vero. L'ultima volta sono andata con Liam, poche settimane fa, perché doveva tagliarsi i capelli. Se li è praticamente rasati a zero, o quasi. Ci sta bene, però è un grandissimo cambiamento. Insomma, io non me lo farei mai e poi mai. Amo i miei capelli lunghi e neri.

Proprio mentre mi sto risedendo sul divano per godermi questi pochi istanti di completa calma, il campanello suona, facendomi sobbalzare.

Sono già qui? È impossibile, saranno solo una decina di minuti che Louis è uscito, e non possono essere già tornati. L'aeroporto è a quasi trenta minuti di distanza, quindi è poco probabile che dopo così poco tempo siano qui.

Mi avvicino alla porta facendo attenzione a non fare rumore, e appoggio l'occhio sullo spioncino per vedere chi mai ci può essere dall'altra parte.

Non può essere.

Cazzo, non può fottutamente essere.

-So che mi stai guardando dallo spioncino, perciò aprimi e smettila di fare la bambina.- urla, continuando a bussare.

Che diamine ci fa qui? Non dovrebbe essere a casa mia in questo momento, specialmente se ci sono anche io all'interno. Non devo vederlo. Non posso.

Il rumore di un secondo suono del campanello mi fa sobbalzare, e così mi appoggio alla porta per riprendere fiato. Perché la sua presenza mi fa sempre questo effetto, qualsiasi sia la situazione? Dannazione, e non lo sto neanche guardando. Se per caso lo vedessi, probabilmente sarei già morta.

Credo abbia capito che non è il benvenuto, visto che non sento più alcun rumore, o semplicemente pensa non ci sia nessuno. Di sicuro sarà la seconda opzione, ma preferirei per il mio orgoglio personale e la mia salute mentale che fosse la prima.

Sto per andare verso le scale per andarmene in camera, ringraziando dio per averlo fatto andare via da casa mia, quando mi sento afferrare da un braccio per poi essere sbattuta contro il muro.

-dannazione, Jeff. Quanto sei difficile.- il respiro affannato di lui, e le sue lievi e morbide labbra sulle mie.

Sembra tutto così perfetto.

-Harry..- lo richiamo fra un bacio e l'altro, cercando di prendere fiato e di allontanarlo da me.

-andiamo, Jeff.- mi prega -ho così fottutamente bisogno di te.- ammette, appoggiando poi le sue mani contro il muro ai lati della mia testa e la sua fronte contro la mia.

Restiamo in questa posizione per minuti che sembrano un infinità, l'uno contro l'altra, come se tutto andasse bene e non ci fosse un domani.

Mi è mancato così tanto.

-come hai fatto ad entrare?- sussurro, guardando in basso.

Lo sento sogghignare, mentre il suo respiro caldo e alla menta misto al suo profumo mi soffia sul viso passando attraverso le mie narici, a cui era mancato così tanto.

-mi hai costretto a fare una delle mie fantastiche acrobazie.- ride, indicando la finestra con un cenno della testa.

-oh.- rispondo semplicemente, restando a contemplare il suo sorriso perfetto e quelle stupende fossette che lo incorniciano. -scusami.- dico, abbassando lo sguardo e giocando con le mie mani.

-non scusarti, piccola.- sorride -per te questo ed altro.-

Si sta per avvicinare di nuovo, quando la suoneria del mio cellulare mi avvisa di una chiamata. Improvvisamente comincio ad amare la mia canzoncina fastidiosa che ho come avviso di chiamata, visto che mi costringe ad allontanarmi ad una distanza di sicurezza da Harry.

Ne ho bisogno, non so cosa avrei fatto se qualcosa non mi avesse fermata. Probabilmente non avrei più risposto delle mie azioni.

-pronto?- rispondo velocemente senza guardare.

"Jey, dove sei?"

Il respiro affannato e irregolare di Liam fa capo dall'altra parte della cornetta.

-a casa, perché?- chiedo confusa.

"Sto venendo da te. È una cosa importante, Jennifer. Preparati velocemente." Mi ordina, lasciandomi confusa.

Bene, deve essere per forza una cosa grave e pericolosa, dato che ha usato il mio nome per intero. Non lo fa mai, se non in casi come questi.

So che mi devo preoccupare, ed è esattamente ciò che sto facendo.

-okay ma..dimmi almeno di cosa si tratta?-

Lo sento sospirare rumorosamente, quasi come fosse triste e stesse per piangere, prima di rispondere.

"Louis."

A/N

Commentate e votate se il capitolo è di vostro gradimento!

A presto❤️

~Harrehjstyles

Dangerous temptation. ||H.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora