Era arrivato il fine settimana, ormai, e anche quel lungo venerdì scolastico giunse al termine. Nei giorni precedenti non avevo, purtroppo, potuto frequentare il parco, perché avevo aiutato mia madre a terminare qualche lavoro per la nuova ditta in cui era, da poco, diventata dipendente.
A scuola, di Isac nessuna traccia. Pensai che fosse dovuto al fatto che, essendo lui due anni più avanti di me, aveva orari piuttosto differenti dai miei e decisi di lasciar perdere. "Ma ti pare che un ragazzo come Isac Harrison viene a fare il filo a una come me?" dissi tra me e me, tornando a casa da scuola.
Arrivata a casa buttai la cartella sul letto e mi tolsi quella fastidiosissima divisa da dosso. Da quando mia madre aveva iniziato a lavorare, in casa regnava una pace che avrebbe fatto invidia a chiunque. Potevo passare interi pomeriggi a leggere, dipingere o ascoltare qualcuna delle mie canzoni preferite.
Amanda mi aveva invitato, quel fine settimana, ad una festa che si sarebbe tenuta all'interno di una villa, appartenente ad una sua lontana cugina. La festa serviva per celebrare il compleanno di un'amica di sua cugina ed era basata su alcool, balli e qualche ragazzo ubriaco, in disperata ricerca di una ragazza per la notte. Io odiavo questo genere di feste, per il semplice fatto che non sopportavo alcuna bevanda alcolica, non avrei mai ballato in mezzo a tanta confusione perché troppo timida e, il colmo della storia, non avevo ancora dato il mio primo bacio!
Quel venerdì pomeriggio, pioveva parecchio ed era prevista pioggia per l'intero fine settimana.
"Isac sicuramente sarà a quell'inutile festa!" pensai, come per rimproverare me stessa di non avere accettato l'invito di Amanda. Quando ecco suonare il campanello. Decisi di far finta di nulla, quando riecco lo stesso suono di appena due minuti prima.
"Chi é?" dissi con un filo di voce, dopo aver percorso il corridoio contro voglia.
"Signorina Allen! Ho faticato moltissimo per trovare il suo indirizzo e qua fuori sta piovendo a dirotto, ha intenzione di lasciarmi qua a metter radici?"
Era la voce di Isac! La sua voce era davvero inconfondibile. Così accattivante e misteriosa.
"Isac?" dissi esitando un attimo, colta dal l'imbarazzo e dall'incredulità, prima di aprire la porta per farlo accomodare.
"Finalmente signorina, pensavo mi volesse lasciare fuori casa sotto il diluvio." sorrise Isac.
"Ehm, perdonami. Pensavo fosse uno di quei venditori ambulanti e non volevo lasciare a metà il dipinto..."
"Dipinto?" disse Isac, incuriosito. "Ti piace dipingere, Char?" domandò, con una voce sempre più tendente all'incredulità.
Char... non mi aveva mai chiamata così. Sembrava ci fosse una confidenza nel tono della sua ultima domanda, che, nella prima parte della nostra conversazione, era del tutto assente.
"Amo dipingere..." risposi, con la voce piena di imbarazzo, mentre abbassai lo sguardo.
Mi mise la mano sotto il mento, sollevandomi la testa e costringendomi a guardarlo dritto negli occhi. Dio, che occhi!
"Mostrami qualche tela, per favore! Anche io amo dipingere" disse lui.
Lo portai in camera e gli mostrai qualche mio dipinto recente.
"Wow, Char, sei davvero un'artista!" disse, mentre sfogliava i miei dipinti.
Pensavo di aver raggiunto il massimo dell'imbarazzo giornaliero, quando...
"E quel dipinto dietro la scrivania?" domandò Isac.
"Oh, nulla di..." ancora prima di lasciarmi terminare la frase, Isac si alzò dalla sedia della mia scrivania e sollevò il dipinto.
"Ma questo sono io!" esclamò, sempre più stupito.
Lasciò passare qualche minuto e continuò "Hai dipinto me, il giorno del nostro primo incontro?"
"Mi ha colpito il modo in cui hai difeso quel povero gattino." risposi io, in tono acido.
"Sono quasi le sette, Isac, mia mamma sarà qui a momenti, ti conviene andare!" proseguii, prima di lasciarlo parlare.
"Oh, si. Perdonami. Ti verrò a cercare, cara Char!" disse con un sorriso pronto ed ironico e poi uscì dalla porta d'ingresso.
"Cara Char? Da quando eravamo così in confidenza?" pensai.
"Di certo se pensa che io sia un'altra di quelle ochette da portarsi a letto ha proprio sbagliato persona. Questo dovrà essere ben chiaro." proseguì la mia mente.
Quel ragazzo era in grado di sorprendermi ogni giorni di più. Era davvero strano, strano come me, ma lui era uno strano molto affascinate. Ogni volta che lo vedevo, qualcosa di lui, o lui stesso, mi lasciava senza parole.
Andai a prepararmi qualcosa da mangiare, per non pensare all'accaduto.
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La mia luna nuova
RomansCharlotte, una ragazza apparentemente molto normale, è arrivata da poco nella città di Hoboken. Una ragazza sui 17 anni, di media altezza, capelli lunghi color pel di carota, viso pieno di lentiggini e occhi chiari. Niente di così straordinario pens...