Il giorno seguente cercai di evitare Isac il più possibile, per evitare di entrare nell'argomento "bacio". Perché si sa l'amore spaventa e, quando i sentimenti diventano sempre più forti, allontanarsi sembra la scelta più facile, soprattutto per chi ha paura di affezionarsi.
Mercoledì mattina non andai a scuola fingendo un grave mal di testa con mia mamma, anche se so che lei non è stupida e sicuramente aveva capito che era qualcos'altro che non andava. Non fece troppe domande perché sapeva benissimo che odiavo confidarmi, mi stampò un bacio sulla fronte prima di uscire e andò a lavoro. Restai tutta la mattinata a letto a riflettere finché non venne ora di pranzo.
In casa non c'era assolutamente nulla da mangiare per pranzo, perché io mangiavo abitualmente a scuola e mia madre in un ristorante appena fuori dall'ufficio. Decisi così di uscire a fare due passi, per cercare un posticino in cui mangiare una pizza o un semplice panino.
*Diiing*
Estrassi il telefono dalla tasca sinistra e guardai lo schermo.
Isac: "Char, come mai non sei a scuola? Qualcosa non va?"
Bloccai di nuovo lo schermo e finii di mangiare. Appena finito di mangiare decisi di andare in riva al laghetto del parco sul retro di casa mia, ascoltai qualche canzone e i miei pensieri si impossessarono di me.
"Tutte le ragazze gli muoiono dietro e lui se ne approfitta"... le parole di Amanda mi rimbombavano nella mente, impedendomi di godermi il momento di felicità.Un'oretta dopo circa suonò il cellulare. *Numero sconosciuto*.
Risposi, senza avere una minima idea di chi potesse essere e dall'altra parte del telefono sentii una strana voce di una donna adulta, che aveva un tono assai preoccupato.
"Parlo con la figlia di Yara?" disse, la strana signora dall'altro capo del telefono.
"Si, sono io. Chi parla?"
"Char, sono una collega di tua madre." Squittì una voce carica di preoccupazione di donna, dall'altra parte del telefono.
"Ti chiamo per dirti che ha avuto un incidente in macchina, mentre andava a far visita ad un cliente. La stiamo ora portando all'ospedale più vicino. Ti darei un passaggio, ma siamo già partite da un po', perciò se trovi qualcuno che ti possa accompagnare, sarebbe perfetto, se no passo a prenderti appena riesco a liberarmi!"
Concluse in seguito."D-d'accordo..." balbettai preoccupata. "Qualcosa di grave?"
"Non si sa ancora, ma spero tanto di no. A dopo piccola Char, ora devo proprio andare."
Riattaccò il telefono e io, presa dal panico, cercai di pensare il più in fretta possibile al da farsi. Mi venne in mente di chiamare Isac, però il mio orgoglio ebbe la meglio e decisi di chiamare Amanda per chiedere consiglio a lei. Piangevo e Amanda si preoccupò parecchio, raggiungendomi il più in fretta possibile al parco.
"Oddio Char, che succede?" domandò con il fiatone per la corsa fatta.
Balbettando e singhiozzando, le raccontai tutta la storia. Non piangevo in quel modo da quando ero molto piccola e, vedermi piangere così, fece preoccupare molto persino me stessa. Cosa avrei mai fatto senza mia mamma? In quel momento, i peggior pensieri mi occuparono la mente. Non parlavo spesso con lei, ma era una delle poche persone che avrei sempre voluto avere nella mia vita. Lei c'era sempre stata per me e io non ero mai riuscita a esprimere l'affetto che provavo per lei, ma lei mi voleva bene lo stesso. Sentivo il cuore battere forte e il dolore al petto aumentare ogni secondo di più. Cercai di smettere di piangere, ma le lacrime sgorgavano da sole dai miei occhi. Mi sentivo estremamente sola, più di quanto lo fossi mai stata in vita mia.
"Char, vieni. Andiamo a casa mia, mio padre ci darà un passaggio fino all'ospedale e io aspetterò lì con te." disse Amanda, preoccupata.
Corremmo a casa sua e suo padre ci portò di corsa all'ospedale. Per fortuna in macchina riuscii a mantenere la calma, senza fare trasparire troppe emozioni.
Arrivate in ospedale cercai la signora che mi aveva chiamato, che quando mi vide mi fermò subito.
"Sei Charlotte?" domandò, quella signora estremamente truccata con due tacchi più alti di lei, una corta minigonna e un'espressione di preoccupazione stampata sul viso.
"Oh, si. Come sta?"
"La stanno controllando, appena sapranno qualcosa ci faranno sapere. Accomodati pure sulle sedie intanto!"
Io e Amanda ci sedemmo e lei mi strinse la mano dicendomi frasi molto rincuoranti, anche se in quel momento non riuscivano a tirarmi su di morale.
Sbloccai il telefono e vidi altri due messaggi di Isac, che avevo completamente ignorato.
"Char, rispondimi ti prego." 14:45
"Cosa c'è che non va? mi fai preoccupare!" 15:15
Non feci nemmeno in tempo a finire di leggere i messaggi che il telefono suonò. Era Isac.
"Char, mi spieghi perché diamine non rispondi? Mi sono preoccupato tantissimo." esclamò Isac, appena risposi al telefono.
"Isac non è un buon momento davvero. Non voglio parlare!"
"Ma tu stai piangendo... cos'hai?" disse in tono sempre più preoccupato.
"Non sto piangendo, ora devo andare!" e mentre dissi queste parole si sentii la voce di Amanda di sottofondo.
"Char c'è la dottoressa, andiamo!" esclamò.
"Dottoressa? Ma quella che ha parlato è Amanda Jones?" disse Isac, incredulo.
"A dopo, Isac."riattaccai il telefono e andai a sentire.
Non ricordo bene le parole dei medici perché sentivo tutto così lontano da me. Ricordo solo che dissero che la situazione era critica e doveva passare qualche notte in ospedale per accertamenti, nonostante questo, non rischiava grosso.
Amanda mi invitò a passare la notte da lei e accettai. Sapevo già di dover passare una notte insonne e piena di ansia, ma avere lei a fianco mi faceva stare un po meglio.
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La mia luna nuova
RomansaCharlotte, una ragazza apparentemente molto normale, è arrivata da poco nella città di Hoboken. Una ragazza sui 17 anni, di media altezza, capelli lunghi color pel di carota, viso pieno di lentiggini e occhi chiari. Niente di così straordinario pens...