Capitolo 13

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Quella notte ero consapevole di avere ben poche probabilità di riuscire a chiudere occhio, come la notte precedente del resto, così decisi di mettere le cuffiette nelle orecchie e iniziare ad ascoltare le mie canzoni preferite, leggendo qualche pagina del mio libro e facendo qualche coccola al micio che mi faceva costantemente compagnia sdraiato a fianco a me, sul letto. Lessi parecchio e quando tolsi le cuffiette per guardare che ore si fossero fatte, notai che era già mezzanotte passata. Oltre all'ora notai due messaggi sullo schermo del telefono, così lo sbloccai. Era Isac:

Isac: "Stanotte stai meglio di ieri, piccola?" 11:54 pm

Isac: "Non sei sola!" 00:00

Mi aveva inviato quel fantastico messaggio a mezzanotte precisa e, non che io sia superstiziosa, ma qualche volta amo credere nei segni del destino. Frettolosamente scrissi il messaggio di risposta e lo inviai.

Char: "Tutto normale e a te?"

Isac: "Non riesci a dormire, vero?"

Char: "Non tanto..."

Aspettai un bel po', ma la risposta di Isac non arrivava, così pensai si fosse addormentato e decisi di ascoltare ancora qualche canzone. Mi sentivo tremendamente sola e l'unica cosa che mi faceva stare meglio era Bazz, lì vicino a me. Passarono circa 25 minuti e senti il suono del telefono. Afferrai velocemente il telefono dal comodino e appena lo sbloccai rimasi letteralmente stupita...

Isac: "Ti sto aspettando sotto un albero, qua fuori! Muoviti ad uscire!"

Subito pensai ad uno scherzo, anche perché come diamine aveva fatto ad avere l'indirizzo della casa di mia nonna? Come aveva fatto a raggiungerla? Decisi in ogni caso di uscire, tanto non mi sarebbe costato nulla, mi avrebbe fatto piacere prendere una boccata d'aria e la speranza di vederlo davvero era proprio tanta. Uscii, chiudendo piano la porta, e mi guardai in torno... Nessuno. Ecco la solita ingenua che crede sempre a tutto, pensai e, proprio mentre stavo per rientrare sentii una mano afferrarmi la spalla.

"Dove credi di andare, signorina?" disse con quel sorrisetto bellissimo che lasciava intravedere la fossetta.

"Oh, Isac!" esclamai sorpresa.

"Non ti fidavi di me?" mi domandò lui, con tono ironico.

"Non è questo... solo che non pensavo potessi arrivare qua! Come ci sei arrivato, a proposito? E chi ti ha detto dove si trovava?" dissi, con tono sempre più sorpreso.

"Cara Char, ho la moto io, non lo sapevi? Per sapere l'indirizzo mi è bastato qualche gioco di parole con la tua amichetta." mi fece l'occhiolino.

"Stiamo qua in piedi tutta la notte o ci sdraiamo sotto quel bellissimo albero laggiù?" aggiunse e, senza lasciarmi il tempo di rispondere, mi afferrò la mano e mi trascinò fino all'albero.

Ci sdraiammo sul prato, con il suo zaino sotto la testa e guardammo il cielo per qualche minuto. il prato, ricco di alberi era tendente al verde scuro che diventava sempre più nero mano a mano che si allontanava dalla nostra visuale e veniva inghiottito dalla notte. Il cielo era blu intenso ed illuminato da moltissime stelle. Quel maestoso blu si fondeva all'orizzonte con il paesaggio, diventando un unico panorama cupo e affascinante, ma allo stesso tempo inquietante ed agghiacciante. Il vento gelido di quella nottata muoveva le foglie degli alberi, generando un suono che cullava i miei pensieri ed il prato, che veniva mosso anch'esso dal vento accarezzava il mio corpo. Molte meravigliose lucciole riempivano il campo e davano quel magico tocco al blu intenso della notte. Il freddo aumentava e la pelle d'oca del mio corpo si sentiva solo sfiorando la pelle.

"Hai tanto freddo, piccola?" disse Isac, girando lo sguardo verso di me.

"Solo un pochino..." risposi, cercando di mascherare il tremolio delle mie labbra.

Isac non aspettò due secondi a togliersi la felpa e ad avvolgermela attorno al corpo, poi fece passare il braccio sotto il mio collo e mi avvicinò a lui. Poco dopo sentii il braccio scostarsi ed il suo corpo sollevarsi leggermente... estrasse dalla tasca un pacchetto di marlboro e con i denti ne prese una, chiudendo il pacchetto e riponendolo sul prato. Tirò fuori anche l'accendino e prima di accenderla mi domandò:

"Non ti da fastidio, vero?"

"Oh, no! Anche se odio ogni tipo di dipendenza, la vita è tua!" e sorrisi.

"Beh, se la dipendenza diventa una persona, potrebbe essere molto bello non credi?" domandò e , con una mano davanti alla bocca, accese quella sigaretta.

Non risposi e restai immobile e fissarlo. Era davvero bello, sdraiato sul prato con lo sguardo rivolto verso le stelle, il braccio sinistro sotto la testa come un sorta di cuscino, mentre la mano destra si avvicina ed allontanava dal bocca, per permettergli di inspirare ogni soffio di fumo. Aveva una gamba piegata e l'altra stesa sul prato. Il fumo usciva lentamente da quelle sua labbra magnificamente carnose ed il tutto era in ombra con il buio della notte come sfondo. L'avrei fissato ancora ed ancora, senza mai stancarmene. Eravamo io e lui, da soli, i rumori della città erano inesistenti e la tranquillità era tornata in me. Era davvero strano, ma la calma e la serenità che era in grado di farmi percepire lui, non la sentivo più da anni ormai.

Finita la sigaretta si alzò di scatto e si mise seduto. Subito dopo prese il mio braccio e mi invitò a seguirlo, fissando il cielo.

"La vedi quella stella cadente, Char?" domandò, esaltato.

"Che spettacolo! certo che la vedo..." Esclamai.

"Esprimi un desiderio, in fretta!" disse, ed un paio di minuti di silenzio assoluto seguirono il suono della sua magnifica voce.

"Espresso?" continuò poco dopo, voltandosi nella mia direzione.

"Ehm, si, penso di si..." dissi, balbettante.

"Beh, io l'ho espresso! Ed è pure fantastico!" Disse Isac, appoggiando la sua mano sul mio volto ed accarezzandolo piano.

Si mise in ginocchio e spostò una gamba tra le mie, avvinandosi a me sempre di più. Mi baciò le labbra gelide e le riscaldò immediatamente. La sua mano mi accarezzava un fianco ed il nostro bacio si fece sempre più intenso. Finito il lungo bacio, si scostò e mi fissò dritto negli occhi per un po'. Dopodiché mi diede un piccolo bacio di conclusione e si scostò definitivamente. Mi afferrò e mi portò vicino a lui. Era seduto, con la schiena appoggiata al tronco dell'albero e mi condusse a sedermi tra le sue gambe per potermi avvolgere con le sue braccia e farmi sentire davvero sua.

Restammo lì ancora per un po' e, quando guardammo l'orologio si erano già fatte le quattro e mezza.

"Credo che sia meglio che io rientri!" Dissi, con voce dispiaciuta.

"Certo signorina!" disse alzandosi da terra.

Mi condusse all'entrata di casa e mentre stava per andarsene si voltò verso di me per salutarmi con un bacio sulla fronte e mi fece un ultima domanda:

"Questa volta non te ne andrai. Promesso?"

"Promesso, Isac!" dissi sorridendogli.

"Buonanotte, cara Char, a domani!" disse, prima di voltare le spalle e andarsene.

"Buonanotte Isac" dissi con voce fioca, mentre la sua sagoma si disperdeva nel buio, allontanandosi.

La mia luna nuovaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora