Lunedì pomeriggio non potemmo andare al parco e continuare la lettura del libro, perché Isac doveva prepararsi per un importante test di lingua straniera del giorno successivo, così martedì, estremamente impazienti di continuare la storia, decidemmo di recarci al parco immediatamente dopo la fine della scuola.
La storia era andata avanti ed era palese che i protagonisti fossero innamorati persi e il capitolo che stavamo per leggere era, secondo le parole di Isac, il più commovente e avvincente dell'intero libro. Isac, però, quel giorno mi volle fare una sorpresa, portandomi in un posto ancora più bello del nostro solito parco.
"Su su, signorina! La strada è ancora piuttosto lunga, velocizzi il passo!" disse, prendendomi in giro e scoppiando a ridere subito dopo.
"Cosa vorresti insinuare, Isac? Forse che sono lenta?" esclamai mentre saltellavo da una parte all'altra del prato per calpestare il minor numero di margherite possibili.
Il viaggio fu piuttosto lungo, ma dopo mezz'oretta arrivammo in un posto così bello che mi fece sentire ricompensata della lunga passeggiata. Era un enorme distesa di prato con un sentiero di ghiaia, delimitato da alberi di peschi in fiore. Il rosa dei meravigliosi fiori, situati sugli alberi, si disperdeva nello sfondo con ogni piccolo petalo che fluttuava in aria, fino a raggiungere il terreno. Alla fine di questo sentiero c'era un bellissimo ponte che attraversava un ruscello limpido e ben curato.
Al di là del ponte Isac si fermò e si sdraiò per terra, mentre io lo seguii a ruota. C'era il suono melodico del cinguettare degli uccellini che si fondeva al meraviglioso rumore dell'acqua del ruscello che scorreva e si infrangeva contro i sassi. Il vento portava fino a noi quei meravigliosi petali rosa e il sole illuminava il tutto. Non mi sentivo così spensierata da almeno 14 anni. Sentivo di essere esattamente al posto giusto, con la persona giusta.
Prima di iniziare la lettura chiacchierammo un pochino e mi raccontò qualcosa della sua famiglia. Suo padre era morto quando lui era molto piccolo, a mala pena si ricordava il suo volto, la madre aveva sofferto molto e da allora e gli unici motivi per cui non si era tolta la vita erano Isac e la sua piccola sorellina Jane.
Parlò, senza interrompersi, raccontandomi parecchio di lui e io lo osservai parlare, sempre con più ammirazione. Mi raccontò anche che non aveva mai provato nessun sentimento verso una ragazza e che odiava legarsi alle persone. Mi disse che le sue storie con le ragazze erano del tutto occasionali e che aveva incontrato una ragazza più oca dell'altra, per non dire cose più brutte.
"Scusa Char, non so nemmeno perché io ti abbia raccontato tutto questo, era da tanto che aspettavo la persona giusta con cui aprirmi e con te mi sento così a mio agio che ne ho approfittato." disse, mettendo in bella mostra quella fantastica fossetta, con un ampio sorriso.
"Oh, no, tranquillo, mi hai interessata davvero tanto con i tuoi racconti." dissi io, con gli occhi fissi nel suo sguardo.
Avevo quasi l'intenzione di raccontargli qualcosa di me, ma il quasi mi frenò. Per me era molto più difficile aprirmi di quanto potesse apparire.
"Cominciamo pure con il capitolo migliore!" esclamò Isac, soddisfatto.
La storia mi emozionò a tal punto che, nel momento del loro primo bacio, mi arrivarono le lacrime agli occhi.
Il capitolo era ormai finito ed il tramonto era arrivato. Il rosa del cielo si era mischiato al verde del prato e all'azzurro del ruscello. Sembrava di essere all'interno di una di quelle favole che mia nonna mi raccontava da bambina. Il sole era tagliato in due e scendeva al di là degli alberi lasciando una scia luminosa in cielo, che era di un rosso-arancione misto a rosa. Sembrava davvero magico.
"E il tuo, Char?" domandò Isac.
"Il mio cosa? Non capisco." risposi con la voce piena di dubbio.
"Il tuo primo bacio... come è stato?"
"Oh, Isac, non credo che sia il momento di entrare così nel personale." Dissi, voltando la testa verso il sentiero e alzandomi di scatto.
"Credo di essere entrato abbastanza in sintonia con te, Char, per poterti porre una domanda del genere!" esclamò, alzandosi di fianco a me.
"Allora?" disse, dopo un paio di minuti di silenzio.
"Non l'ho ancora dato il mio primo bacio, contento?" esclami, alzando il tono della mia voce, chiaramente irritata.
Isac mi osservò per qualche minuto con aria stupita e poi mi mise una mano sotto il mento, facendomi alzare lo sguardo. Afferrò il mio viso tra le sue mani e mi tirò a se, fino a farmi avvicinare al suo. Le mie labbra si distanziavano dalle sue di solo un paio di centimetri e i suoi occhi erano fissi sui miei. Il suo pollice accarezzava lentamente la parte del mio viso più vicina all'orecchio ed il suo naso sfiorava il mio con la punta. Dopo avermi fissata per due minuti buoni negli occhi, si avvicinò e mi stampò un bellissimo bacio sulle labbra. Era uno di quei baci lenti e pieni di passione, che ti rimangono impressi per il resto della vita. Sentì molto più delle classiche farfalline nello stomaco, di cui tutti parlano. Il mio stomaco era in completa rivoluzione, il battito del mio cuore era accelerato tanto da far sentire il rumore sul petto e le mie gambe tremavano, a tal punto da farmi pensare di cadere da un momento all'altro.
Quando staccò le sue labbra dalle mie mi strinse in un abbraccio così forte da farmi sentire protetta. Immediatamente dopo, però, sentii una marea di sentimenti contrastanti, impossibili da decifrare. Oltre all'amore provato per quel ragazzo, provavo un senso di imbarazzo totale e un senso di malinconia nel pensare di poter essere stata un gioco per lui.
"Isac, è tremendamente tardi!" fu l'unica frase che riuscii a tirare fuori dalla mia bocca.
Lui mi afferrò la mano e mi riaccompagnò a casa, stringendola sempre più forte. Ci fu un silenzio imbarazzante, lungo tutto il tragitto e all'arrivo a casa l'unica frase che Isac pronunciò fu:
"Sei diversa dal resto, non scordarlo mai." Voltò le spalle e andò via.
Entrai a casa in tremendo ritardo, ma mia mamma non mi fece nessun tipo di domanda, vedendomi correre in camera. Era stato il mio primo bacio: un bacio fantastico, con il ragazzo che mi faceva tremare il cuore, in un posto meraviglioso, con un tramonto bellissimo come sfondo, eppure qualcosa mi turbava...
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La mia luna nuova
RomansCharlotte, una ragazza apparentemente molto normale, è arrivata da poco nella città di Hoboken. Una ragazza sui 17 anni, di media altezza, capelli lunghi color pel di carota, viso pieno di lentiggini e occhi chiari. Niente di così straordinario pens...