Quella notte fu molto peggio dell altre. Sapevo che il giorno dopo sarebbe tornata mia madre e io sarei potuta andare nella mia casa e sarei potuta stare più spesso con Isac, ma tutto ciò non mi aiutava affatto a stare meglio! Facevo una fatica assurda a restare calma e a prendere sonno e sapevo benissimo che era per il cambio di casa e che dalla notte successiva sarei stata meglio. Il telefono era scarico e avevo dimenticato la ricarica nella borsetta nel retro della moto di Isac. Sapevo benissimo che lui non avrebbe potuto portarmela a casa dei miei nonni in piena notte e sapevo anche che non avrei avuto nessun modo di sentirlo, forse era anche questo che mi turbava particolarmente.
Il cuore batteva veloce. Sentivo il battito rimbombare sul cuscino. Era l'una del mattino. Poi le due. Le tre. Le quattro. Le cinque. Ancora non prendevo sonno. Sentivo la stanchezza, ma si sa, con l'ansia non si dorme. Il dolore al petto era così forte da non lasciarmi respirare. Avevo un vuoto nel petto tremendo. La pancia sottosopra. Le lacrime che uscivano. Il pianto soffocato. Continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto. Non c'era nessuno. Ero li da sola. Nessuno. E io da sola cosa potevo fare? Continuare a soffrire la mia ansia stando zitta. Solo questo.
Decisi di alzarmi e camminare un pochino. Restai una ventina di minuti davanti alla finestra a fissare lo scuro paesaggio di quella notte insonne e mi perdetti nei miei pensieri, tranquillizzandomi un pochino. Andai in cucina per sorseggiare un goccio di camomilla, con l'intento di calmare ulteriormente i nervi. Dopodiché tornai a letto e mi avvolsi intorno quelle coperte calorose e molto accoglienti e sprofondai in un sonno profondo abbastanza in fretta.
La mattina seguente mi alzai in tarda mattinata e aspettai che la nonna mi riaccompagnasse a casa insieme al micio e a tutta la mia roba. Arrivai a casa e feci un profondo respiro di sollievo, vedendo mia madre seduta sul divano ad aspettarmi impaziente.
"Mamma!" esclamai, correndole in contro.
"Oh, tesoro come stai?" rispose lei.
"Mamma, io sto bene! Tu, più che altro, va tutto okay?"
Lei annuì e mi strinse a sé. Mi raccontò un pochino della sua permanenza in ospedale negli ultimi giorni e io, per la prima volta dopo anni, le raccontai qualche cosa di Isac, senza scendere nei particolari, ovviamente. Quasi come se fosse fatto apposta cinque minuti dopo sentimmo il campanello suonare e quando andai ad aprire vidi il bellissimo volto di Isac sorridermi e porgermi la borsa con una mano.
"Perdonami Char, se non sono riuscito a dartela prima, mi sono accorto che c'era anche il tuo carica batteria nella borsa, e non sentirti mi ha fatto stare molto in pensiero!" disse, passandosi una mano tra i capelli.
"Oh, salve signora! Non l'avevo vista, come sta? si è ripresa! Sa, sua figlia era davvero molto preoccupata per lei!" disse poi, rivolgendo lo sguardo a mia mamma seduta sul divano.
"Isac..." dissi io, in tono al quanto seccato.
"Meglio, caro! Grazie mille, sei davvero un tesoro!" rispose mia mamma, sfoderando un ampio sorriso.
"Mangiate fuori, o preferite mangiare un boccone qui?" domandò poi.
"Mamma non mi sembra il caso..." dissi senza venire minimamente calcolata.
"Se le fa piacere le potrei cucinare qualcosa io, senza farla scomodare troppo! Lei stia a riposo, non mi sembra carino lasciarla da sola il primo giorno di ritorno dall'ospedale!" Disse poi Isac, facendo l'occhiolino.
"Grazie mille ancora, caro Isac! Fatti dare una mano da Char, se vuoi!" disse lei, felice.
"Con piacere!" esclamò Isac.
"Ehm, d'accordo..." sbuffai io, comprendendo che anche se avessi controbattuto non sarebbe servito a un granché.
Non mi sembrava un'ottima idea mangiare con mia madre e Isac allo stesso tempo. Era ancora abbastanza presto ed io mi sentivo piuttosto a disagio, però aveva ragione lui... dovevo fare compagnia a mia madre quel giorno. Così mi recai in cucina, facendo strada ad Isac e gli mostrai dov'erano il cibo, gli utensili e tutto ciò che poteva esserci utile. Isac rifiutò categoricamente il mio aiuto e decise di fare tutto da solo, sorprendendo tutti...
Dopo mezz'oretta o quaranta minuti circa, chiamò mia madre e ci fece accomodare entrambe. Servì un antipasto buonissimo, a base di gamberetti in salsa cocktail e foglie di insalata. Poi ci fece assaporare una bistecca molto gustosa con contorno di patate e cime di rapa, seguita da una macedonia di frutta mista.
Ad essere sincera, mi colpì davvero tanto. Quel ragazzo ne aveva ogni giorno una nuova da mostrarmi e, non solo era un lettore, un amante degli animali, un artista ed un ragazzo premuroso, ma anche un abilissimo cuoco.
"Complimenti, Isac! Davvero tutto delizioso!" esclamò mia mamma, dopo aver divorato tutto.
"Ma nulla di che, sarà solo che dopo aver mangiato parecchi giorni in ospedale questo le sembra delizioso!" disse isac, scoppiando in una sonora risata.
Mia madre lo seguii, ed io subito dopo. Sentire il suono delle nostre risate e osservare la tavola ben apparecchiata mi trasmise un senso di gioia e allo stesso tempo di malinconia. Rividi in quella scena una famiglia felice. Sentii di nuovo il legame con mia mamma e vidi in Isac la mia ancora di salvezza. Avevo davvero una paura matta che quell'ancora avrebbe potuto trascinarmi a fondo, ma ormai era troppo tardi. Non potevo fare a meno di lui, perché si sa, senza ancora una barca dispersa, come me, si sarebbe perduta definitivamente in mezzo ad un oceano enorme.
Finito il pranzo io e Isac decidemmo di andare un pochino in camera e così finì in fretta anche quella giornata. Vedere il tempo che passava in fretta mi fece capire che stavo vivendo davvero, per la prima volta. Io e Isac ridemmo e parlammo molto, proseguendo di qualche capitolo il nostro famoso libro iniziato parecchio tempo prima.
"Signorina, domani è sabato... è estate ormai, la scuola è quasi terminata! Mi concede il grande onore di portarla al cinema, domani sera?" domandò, poco prima di andarsene.
"Oh, si, credo possa andare! Che film mi porterai a vedere?" chiesi incuriosita.
"Eh, beh... sorpresa!" disse e mi invitò ad accompagnarlo alla porta.
Mi stampò un rapido bacio sulle labbra e aprì la porta.
"Arrivederci, signora!" disse prima di uscire dalla porta.
"Alla prossima, caro!" disse la voce di mia madre dall'altra stanza.
STAI LEGGENDO
La mia luna nuova
RomanceCharlotte, una ragazza apparentemente molto normale, è arrivata da poco nella città di Hoboken. Una ragazza sui 17 anni, di media altezza, capelli lunghi color pel di carota, viso pieno di lentiggini e occhi chiari. Niente di così straordinario pens...