Quella notte, dai nonni, non riuscì facilmente a prendere sonno, perché l'ansia mi tormentava, sentivo quel costante dolore nel petto che mi faceva sentire tremendamente sola e non avevo il coraggio di chiedere aiuto a nessuno, perché nessuno era a conoscenza di questi miei piccoli attacchi di panico. Erano le 3 di notte ed il sonno non arrivava così decisi, silenziosamente di andare fuori a prendere una boccata di aria per fare passare l'ansia che avevo addosso. Mi sdraiai sotto l'albero che si trovava poco lontano da casa.
Rimasi lì un po' di tempo, fissando il blu acceso della notte ed il bagliore immenso delle stella su quel prato ricco di alberi e campi. Era un bellissimo posto, molto semplice e immerso nella natura, come piace a me. La casa assomigliava tanto ad una vecchia fattoria e gli animali che si trovavano nel cortile sul retro facevano pensare ad una fattoria in piena regola; il tutto arricchito da un ampio giardino che pullulava di fiori, che mia nonna curava attentamente ogni giorno. Nonostante ciò sentivo che nessuno in quel posto era in grado di capirmi fino in fondo, se non la natura, perciò odiavo rimanere lì tanto tempo.
Mille pensieri mi attraversarono la mente, ma uno più degli altri mi tormentò: il mio piccolo gattino era a casa da solo. Decisi di domandare a mia nonna di passare a prenderlo e portarlo qua con noi il giorno seguente e l'idea mi tranquillizzò un pochino. Ad interrompere tutti quei pensieri che mi frullavano per la testa ci fu quel fastidiosissimo suono dei messaggi.
Ero sola in un campo enorme alle cinque di mattina, regnava il silenzio più totale e quel suono rimbombò nel silenzio, fino a trasmettermi un senso di solitudine ancora maggiore. "Sono già le cinque?" pensai incredula, fissando lo schermo luminoso di quel cellulare.
Isac: "Buongiorno piccola, come va?"
Char: "Isac... buongiorno, va normale..."
Isac: "Già sveglia?"
Char: "Eh si, a quanto pare..."
Isac: "Non hai chiuso occhio, non è così?"
Char: "Come fai a capirmi sempre?"
Mi scesero un paio di lacrime e mi sentii sollevata al pensiero che qualcuno potesse capirmi.
Isac: "Piccola, ora vai a riposare, sappi che comunque vada avrai sempre me a fianco. Verrò da te il prima possibile, promesso!"
Lessi quel messaggio e decisi di rientrare. Ormai il freddo di quella notte mi aveva completamente gelato il corpo, però il messaggio di Isac mi aveva riscaldato il cuore. Sgattaiolai in camera con passo felpato, e mi infilai nel letto velocemente. La mia testa toccò il cuscino ed io sprofondai nel sonno di un bambino.
La mattina seguente dormii fino a mezzogiorno passato ed i miei nonni, pensando avessi bisogno di riprendermi mi svegliarono solo per pranzo. Avevano cucinato le pietanze più buone, ma la mia pancia non ne voleva sapere di ingerire cibo. Mangiai qualcosa giusto per soddisfarli e poi mi alzai dalla sedia.
"Tesoro, vedrai che presto la mamma starà meglio! Noi siamo felici di passare un po' di tempo con te!" disse mia nonna, appoggiandomi la mano sulla spalla.
"Grazie mille! Posso solo chiederti un'ultimo favore?" domandai.
"Dimmi tutto!"
"Il piccolo Bazz è a casa da solo e mi fa stare male saperlo là..."
"Certo cara, il nonno lo andrà a prendere appena finito di mangiare" rispose lei, facendo un ampio sorriso.
I miei nonni erano proprio delle persone splendide e, come promesso, poco dopo vidi entrare dalla porta il nonno con in braccio il mio cucciolo. Lo appoggiò a terra e Bazz si guardò attorno con aria interrogativa. Dopo un paio di sguardi al soffitto e alle pareti venne verso di me e io lo sollevai abbracciandolo forte. Bazz era il mio migliore amico da quando ero piccola, amavo un gatto più di quanto avessi mai amato le persone e mi fidavo di lui più che degli altri. Sentivo il suo soffice pelo a contatto con la mia pelle e la sua lunga coda muoversi da destra a sinistra contro la mia faccia. Finalmente era lì con me anche lui.
Restai in camera tutto il pomeriggio ed il tempo passò in fretta tra la lettura del mio libro e qualche canzone, mentre Bazz era steso di fianco a me. A quel punto mi venne in mente Isac ed il nostro libro, lasciato in sospeso. Avevo una voglia matta di continuare la letture e, ad essere sinceri, anche di vedere quello strano ragazzo che era stato capace di capirmi nei momenti peggiori.
Feci per uscire dalla camera quando notai mia nonna sulla sedia a dondolo, davanti alla finestra che cuciva attentamente quella sua sciarpa di lana. Cuciva ed ogni tanto guardava il paesaggio fuori dalla finestra. Sentii i passi di mio nonno avvicinarsi a lei e le sue labbra stampare un bacio sulla fronte di mia nonna. Subito dopo si appoggiò una mano sulla schiena... soffriva di artrite, ma nonostante questo trovava sempre la forza di abbassarsi per dare un bacio a mia nonna. Li osservai ancora per qualche minuto. Mia nonna terminò la fila della sciarpa e si alzò per abbracciarlo forte. Sorrise, ed in quel sorriso vidi la mia espressione, ogni dannata volta che vedevo Isac. I miei nonni stavano insieme da quando avevano appena quindici anni e si amavano ancora così tanto, da farmi credere che il vero amore esistesse davvero.
Mia nonna cucinò la cena con amore ed il nonno decise di darle una mano, dopo cena ero consapevole che il momento più duro della giornata stava arrivando: la notte.
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La mia luna nuova
RomanceCharlotte, una ragazza apparentemente molto normale, è arrivata da poco nella città di Hoboken. Una ragazza sui 17 anni, di media altezza, capelli lunghi color pel di carota, viso pieno di lentiggini e occhi chiari. Niente di così straordinario pens...