Caso e Coincidenza

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'Non mollare! Tieni duro!'

Con uno sforzo disumando riuscì ad aprire leggermente gli occhi e vidi il volto di una ragazza che implorava di non lasciarmi andare, di resistere, di continuare a guardarla tenendo gli occhi aperti. Avevo solo voglia di dormire, di guardare l'infinito facendo buio con le palpebre.

Ad un certo punto sentì coscienza del mio corpo, sentivo di possedere un corpo e di non essere solo un anima. Un forte calore mi abbracciò la mano, la avvolgeva e sentivo le scanalature della pelle che si riempivano di altra carne. Chissà da quanto tempo quella mano mi stringeva senza che io me ne accorgessi. 
Anima e corpo. 
Troppo lontano dal corpo e troppo leggero come anima da rischiare di volare via.

La fragilità aveva il mio nome in quel preciso istante, come se non bastasse la parola 'fragilità' era in bilico sulla singola gamba della prima lettera, sospesa tra due mondi. Questa parola derivata dal latino 'frangere', ovvero rompere, si addice perfettamente alla situazione. Ogni frammento rotto cadeva giù ed il caso decideva se farlo cadere in questo mondo o nell'altro. 
Che strano quando ci affidiamo al caso, alle coincidenze. Molte coincidenze passano del tutto inosservate nel cuore di una persona, alcuni pensano che non esistono coincidenze bensì segnali mandati da qualcuno per farci scoprire quale strada percorrere. Un modo come gli altri per comunicare da altri mondi. 

Eppure ancora oggi nessuno è in grado di dire se esse siano un avvenimento da reputare 'leggero' in quanto figlie del caso, oppure 'pesante' in quanto eventi necessari per qualcosa di più complesso, come l'incontro di due persone che era statisticamente impossibile che si incontrassero.[1]

Più eventi inattesi che si manifestano insieme. Milan Kundera dice che chi non presta attenzione alle coincidenze priva la vita della sua dimensione di bellezza. 
Per questo motivo ho prestato attenzione al calore di quella mano che mi stringeva. Con il passare del tempo il calore si diffuse attraverso tutto il corpo riempiendo lo spazio vuoto tra anima e carne. Così scoprì che potevo resistere e che potevo ancora combattere mentre il buio faceva spazio alla luce nelle palpebre. 

L'infinito si ritrasse di un passo.



[1] Pensiero ispirato da Milan Kundera.







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