Quel giorno a stento riuscivo a sentirti, quasi bisbigliavi. Era un pomeriggio di tarda estate, le cicale ormai dormivano già e fastidiosamente ti chiedevo di ripetere ogni tuo singolo pensiero. Ogni volta accennavi un sorriso, quasi imbarazzato.
Faccio fatica a ricordarti così, quanti autunni sono passati in attesa di festeggiare qualcosa senza di te.
Non è la mia testa a dover tornare indietro, non ci sei più li dentro, per salvare la nave da quella traiettoria fatale ho dovuto cancellare la tua ombra e lasciare solo i segni, così da non vedere il tuo viso mentre dorme sulle mie gambe o sentire il calore della tua mano.
Ho dovuto far venire inverno, far nevicare.
Strato su strato in attesa che tutto diventi bianco e soffice. La neve fa il suo dovere.
Allora decido di fare tre passi indietro con il cuore, che si stringe tenendo il ritmo ogni qualvolta che penso a te, ed eccoti li.
Ti vedo mentre urli, ti agiti e scappi via. Avevi il bisogno incessante di urlare, avevi paura che io non ti ascoltassi, che non mi importasse e allora il coltello scendeva ancora più in profondità fino ad arrivare a solleticare la punta dello stomaco.
Eravamo vicini ma lontani, gli occhi si strizzavano per metterti a fuoco nonostante fossimo ad un palmo, facendo bruciare tutto e tutto veniva bruciato come un foglio di carta.
Eravamo luna e sole che si rincorrevano.
Ora siamo lontani, ma forse più vicini di prima, non urli più.
Ti sento anche da li, non dire una parola
STAI LEGGENDO
Voci dal cuore
Roman d'amourPensieri sparsi, poesie, racconti che fanno troppo rumore per rimanere a fluttuare nella testa.