in vita

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Buio e cupo è il luogo in cui nessuno vorrebbe entrare, colmo di vili esseri che male non arrecano, ma deploriamo come marchio della natura dell'uomo. Freddo e vuoto, questo colossale spazio che purtroppo mai nessuno colma.

Il monumentale ambiente in piccole stanze è diviso, le pareti graffiate dalle unghie dei passanti, sputi per terra di chi non conosce riguardo per il luogo che lo ha sostenuto.
Tutte le celle sono chiuse da una chiave di cui solo io possiedo il segreto, ma ad ognuno di loro è assegnata una singola copia, da trattare con cura, unica e sola. 

Alcune dimore vuote e abbandonate da anni son diventati silenzi eterni, in attesa che tutto il resto taccia per sempre. Passando al di fuori, sussurro al loro varco delle parole, scrutando se qualcuno al di là le riesce a sentire. Ma un amara e prevista sorpresa mi attende ad ogni tentativo. 
Alcuni disamorati persino la porta svelata lasciarono al loro esodo. Passeggiando di lì, la fame mi vien dagli occhi inquisitori, ma nulla svelan se non un letto vuoto e delle cartoline impolverate.

Spazio vorrei far liberando questi luoghi, rendendo vita nuova, ma troppo spesso legato mi sento al loro possibile ritorno. Fingendomi sciocco e superficiale, rifiuto la loro pulizia incolpando quella vile apatia.

Un lago, dopo ogni complesso di stanze è colmo d'acqua, mi assiste quando trovo il coraggio ad ogni partenza. Ci annego ogni essenza del nomade in questione, aspettando la prossima secca e rivedere il tutto riemergere dal fondo. Per questo cerco di star lontano per non annegarci anch'io.

Delle stanze più in là, però, proprio vicino a quella che chiamo 'la mia', un lungo corridoio è illuminato a festa, delle luci colorate lo dipingono e nascondono il cupo che è il cielo e tutto vuole inghiottire. 
In queste stanze alloggiano Re, Regine, Cavalieri, Migranti, Poeti, Artisti, tutti accumunati da un dettaglio che mi tiene in vita. Esistere ancora dentro di me.

Alcuni son partiti, la loro stanza suona vuota, ma torneranno. Altri mi accolgono con delle lacrime ed un abbraccio, alcuni con un sorriso ed una risata. Ci sono erranti che non escon mai dalle stanze, provano dei sentimenti contrastanti così tanto vicini all'amore che spesso si notano venature d'odio. Fuori dalla loro porta un rosone illuminato emana una luce bellissima, la stessa che si scorge sul loro sorriso quando di fretta gli sguardi si incrociano. 

Spesso un quesito mi attanaglia le caviglie che quasi non mi fa camminare. 
Forse è vero che per salvarsi basta se stessi, ed infatti nella valle di lacrime solitario mi avventuro.
Ma forse è anche vero che questo corridoio e questo gentil amore tutto disegna con dei pastelli colorati.

Sempre ho meditato che nessuno da solo si salva, ma questa congettura non soddisfa il mio ventre che vuoto chiede di essere riempito con il suo merito.

Da soli dobbiam camminare, 
se tutta la valle vogliam attraversare,
a scrutare, osservare e toccare,
noi ci dobbiam improvvisare.

Lontano dobbiam tenere,
quegli enti che non ci fan splendere,
e correre verso la luce,
per capire dove conduce.

'Salvato da se stesso',
recita il processo,
tenuto a galla dall'amore,
aggiungo io.

Ci si salva da soli,
ma l'amore rimane il salvagente,
per questo mondo a cui nessuno frega più niente.

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