"Una multitud no es compañía
y las caras son sólo una galería de pinturas."
"Una folla non è compagnia,
e le facce sono soltanto una galleria di quadri."
Folla, urla, sole, zanzare.
Questa è Cuba, signori e signori.
La patria dei veri combattenti, il rifugio dei veri uomini.
«Co-ro-nel! Co-ro-nel!»
Al centro del palchetto improvvisato, il colonnello solleva le mani e saluta il caloroso pubblico di militari. Dopo aver cercato invano di imporre a gesti il silenzio,si sgola per attirare l'attenzione della calca: «Fratelli! Fratelli, voi non siete qui per me!»
Chi ha udito quelle parole si guarda intorno confuso, gli altri continuano a cantilenare a gran voce il grado di Alberto Bayo y Giroud: «Co-ro-nel! Co-ro-nel! Co-ro-nel! Co-ro-nel!»
Il colonnello batte gli stivali sulle assi di legno. «Fratelli! Fratelli, per favore!»
Tutto d'un tratto, la folla cessa di urlare, e il colonnello può finalmente iniziare il discorso.
«Sono sicuro che molti di voi non conoscono il vero motivo per cui ci siamo ritrovati qui, oggi!» Il colonnello lancia uno sguardo sarcastico alle giovanissime reclute appollaiate in cima al muro di cinta della caserma, occhi vuoti e facce da bambini. «Perciò, lasciate che ve lo spieghi, fratelli!»
Un applauso nasce spontaneo dal centro della ressa, e centinaia di mani si sollevano impazienti.
«Voi siete qui per due eroi! Avete capito, bene? Due e-r-o-i!»
La terra trema, freme sotto le suole chiodate di centinaia di stivali.
«Gli unici sopravvissuti del bombardamento, tornati a casa per vendicarsi dei cani di Batista!» strepita il colonnello. «Ora, salutateli come meritano!»
Fidel ed Ernesto si fanno largo fra la folla a forza di gomitate.
Il colonnello li issa sul palco a fatica: l'esercito li ha stretti in un abbraccio fraterno e non vuole più lasciarli andare.
I soldati applaudono fino a spellarsi le mani, urlano fino a sentir male alla bocca, guardano controluce le sagome delle due reclute pluridecorate fino ad avvertire gli occhi bruciare accecati.
Questa è la politica, signori e signori.
Questo è il mondo, questa è la guerra.
Il colonnello afferra la mano destra di Fidel e quella sinistra di Ernesto, le solleva come un arbitro alla fine di un incontro di pugilato finito in pareggio. «Ernesto e Fidel!»
«Ernesto! Fidel! Ernesto! Fidel!» ripete in coro la marmaglia.
Fidel volta la testa verso l'amico, ed Ernesto lo imita.
Non si dicono niente: rovinerebbero solo il momento.
Deturperebbero la gloria.
«Ernesto! Fidel! Ernesto! Fidel!»
«Ora è questo il vostro posto» sussurra loro il colonnello con un sorriso da faina. «Avete capito?»
I due compañeros annuiscono, da bravi bambini quali sono, mentre la turba continua ad incendiare il cielo di luglio con la sua voce stridula.
Mai vi fu suono più dolce di quello.
«Ernesto! Fidel! Ernesto! Fidel!»
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Mi mejor enemigo
Historical FictionCuba, 1958. Ormai niente può più ostacolare la sua avanzata verso L'Avana. Il dittatore è caduto, e la notizia dei preparativi per la sua fuga in Portogallo sembra essere tutt'altro che falsa. A Fidel Castro resta solamente un'ultima missione da por...