Capitolo 20

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BUONGIORNO NENNELLE E GUALGIONI🫶🏻

COME STATE? 💪🏻

OGGI QUI A SORRENTO METTEVA PIOGGIA MA TUTTO C'E' TRANNE CHE QUESTA.😩

AD OGNI MODO, VI LASCIO QUESTO NUOVO CAPITOLO.🖤🔥

SPERO CHE NESSUNO MI VENGA A CERCARE...🫣🫠

BUONA LETTURA,
ALE🖤














BEA

Quando incontravo un cliente nuovo ero sempre agitata. Non per il lavoro che mi aspettava, ma piuttosto con chi avrei dovuto relazionarmi. Non si sa mai con chi si ha a che fare. Le persone al giorno d'oggi sono poco ragionevoli. Soprattutto se sei una donna e dall'altro lato c'è un uomo, alcune volte può essere ancora più difficile. Purtroppo, noi donne dobbiamo lavorare il triplo per farci prendere sul serio e mostrare a tutti che in realtà svolgiamo i nostri compiti meglio di chiunque altro.

Passeggiavo per uno dei vicoli di Forcella, passando accanto al murales di San Gennaro, dipinto a capolavoro da Jorit.

Quel ragazzo aveva un talento unico.

Trovai poco dopo il bar che mi aveva suggerito il cliente per incontrarci e mi accomodai a uno dei tavolini. Mi guardai un po' attorno studiando la zona. Era tutto molto tranquillo per essere quasi le nove del mattino. A quell'ora qualsiasi bar di Napoli e dintorni era sempre affollato.

Era strano...

Oppure ero io nel bar sbagliato di Forcella. Forse ero in quello in cui nessuno ci andava mai perché facevano il caffè più schifoso della città.

«Signò, bongiorno!» Un tipo un po' pienotto, con la barba bianca e un paio di occhiali rotondi si avvicinò al mio tavolino scrutandomi attentamente.

«Buongiorno a voi» Incrociai le braccia sotto al petto distogliendo lo sguardo da lui verso l'entrata del locale. Meglio non dare troppo nell'occhio.

«Ca' ve porto?» A quella domanda capii che, ringraziando al cielo, lavorava lì.

«Un bicchiere d'acqua e un caffè macchiato» Ero tentata di provare il caffè per vedere se la mia teoria di poco fa fosse veritiera.

Il signore strizzò gli occhi come se mi volesse esaminare meglio. «Ma site na' guardia?»

A essere onesta mi aspettavo una domanda del genere. In quelle zone se vedevano una persona vestita con un completo, una borsa da lavoro e con l'aria un po' misteriosa e soprattutto che si guardasse attorno, subito pensavano che fosse un agente sotto copertura. Più che altro è che ormai c'erano abituati.

«No. Un avvocato» Sorrisi rassicurandolo.

L'uomo ricambiò il sorriso e poggiandomi una mano sulla spalla disse: «Vi offro pure nu' cornetto, vabbuò?»

Annuii tornando a guardare di fronte a me quando lui andò dietro al bancone. Fossi stata una delle forze dell'ordine, non mi avrebbe riservato quel trattamento. Mi avrebbe invitato a uscire fuori dal locale. Da quelle parti, se avessi ospitato un agente, saresti stato un corrotto e l'avresti pagata. Non so se Nicola c'entrasse qualcosa con questo modus operandi, ma era una legge che c'era da prima che nascessimo noi. In ogni caso, lui non avrebbe potuto farci niente. Il mondo andava in quel modo da prima che ci fossimo noi. Potevamo impegnarci fino allo stremo per cambiarlo ma nonostante questo, le abitudini del passato non sarebbero mai andate via.

Poggiai l'agenda sul tavolino del bar in cui attendevo il cliente, segnando sull'agenda il numero di telefono del proprietario dell'hotel a Gaiola che Nicola stava per acquistare. Dovevo fissare un incontro di mediazione per ristabilire il prezzo e tutto il resto poiché con il coma del mio ragazzo, era tutto sfumato.

Sotto il cielo di Napoli - Resta con me VL.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora