Capitolo 23

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CIA' guagliù come state?

Pronti per questo nuovo capitolo pieno di azione!

Buona lettura,

Ale



NICOLA

Nei giorni successivi alla sparatoria, mettemmo sottosopra tutta Napoli per scoprire qualcosa. Sembrava tutto tacere. Era più difficile di quanto pensassi...

Ciò significava che la questione era molto seria e c'era dell'altro sotto. Quindi quella sparatoria non era stata solo un caso, era frutto di qualcos'altro. C'era in atto un progetto molto più grande, altrimenti avremmo scoperto tutto. Quando la questione in ballo era qualcosa di grande tutto taceva, per la paura di essere scoperti e questa situazione, era una di quelle...

Avevo passato la maggior parte del mio tempo tra gli hotel e casa, per non lasciare Bea da sola che si stava ancora riprendendo dall'accaduto. Più che altro io dovevo riprendermi. Lei aveva cominciato a lavorare da casa già dal giorno dopo.

A nennella era una roccia.

La mia roccia.

Le avevo ripetuto più volte di trovarsi un'assistente che le potesse dare una mano con tutte le cose burocratiche e di poco conto. Le sarebbe tornato utile anche quando avremmo avuto il nostro bambino dato che non voleva proprio sentirne parlare di prendersi una pausa maternità. In termini di testardaggine ci somigliavamo eccome.

«Quale gusto vuoi?» Mi chiese Giovanni indicando la vaschetta di gelato che aveva portato quando era venuto a Marechiaro a farci visita. Mia madre agitò un cono vuoto incitandomi a rispondere.

«Cioccolato e fragola!» Rispose Bea per me. Ormai mi conosceva. Mi allungai sullo sgabello per stamparle un leggero bacio sulla guancia. Ero al settimo cielo ogni volta che la vedevo sorridere. Solo al pensiero che quella sparatoria me l'avrebbe potuta portare via mi ribolliva il sangue nelle vene.

«Bea, per te tutto cioccolato?» Domandò questa volta mia madre sapendo già la risposta. Era inutile dire che stravedevano l'una per l'altra.

«Giuà, come sta andando con quella situazione?» Non gliel'avevo chiesto ancora da quando stava facendo quel percorso di guarigione. Bea mi diede una gomitata scuotendo il capo. Forse non avrei dovuto chiederglielo.

«No, Bea. Va bene. Sono grande per affrontare i miei problemi e una domanda del genere. Poi è Nicola...» Sorrise pronunciando il mio nome come se fossi un dio onnipotente. Ero solo un ragazzo qualunque e non imbattibile e sovrumano come tutti credevano. Venivo dal loro stesso pianeta.

Ma so che per Giovanni era diverso. Il rapporto che si era instaurato tra noi era amicizia fraterna, come quella che avevo con Antonio e Ciro.

«Non volevo essere indiscreto» Cercai di scusarmi. Sapevo per lui cosa significasse quell'argomento. Mia madre mi fulminò con lo sguardo nel mentre addentava il suo cono.

«Sta andando a meraviglia. Il lavoro poi mi aiuta. È una bella distrazione» Mi faceva piacere sentire quelle parole. Meritava anche lui qualcosa di meraviglioso, proprio come sua sorella. Le strinsi la mano che aveva sul pancione e poi me la portai alle labbra per baciarla.

«Si, certo. A lavoro hai una bella distrazione...» Bea alluse a qualcosa. Aveva quello sguardo malizioso.

«Beatrice!» La redarguì lui. Quindi sua sorella aveva ragione.

Sotto il cielo di Napoli - Resta con me VL.2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora