15.

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Era ormai settembre inoltrato, l'estate giapponese faceva invidia alla nostra, l'umidità era assurda e io respiravo, sudavo e avevo colpi di sole, era quasi un anno che vivevo in Giappone e nonostante ormai vedessi sia il bello che il brutto, continuavo ad amarlo, stavo benissimo, a rovinare tutto fu Samuel con un'altra improvvisata fuori dal mio ufficio, lo evitai, non avevo paura di lui, ma non volevo nemmeno parlarci, avevo altro per la testa.

Samuel:"neanche mi riconosci più?"
H:"ma cazzo vuoi? Io ora vivo qui, non torno in Italia, come non ho cambiato idea l'anno scorso, ora anche meno"
Samuel:"e sei davvero felice?"
H:"si, felice come non mai"
LB:"Helen so che è la tua pausa pra...ah scusa sei occupata"
H:"no, dimmi?"
Samuel:"Helen ti sto parlando!"
H:"che succede?"
LB:"non ti saprei dire, Deku vuole che tu vada alla sua agenzia"
H:"urgente?"
LB:"si"
H:"tempo di mangiare e vado"
LB:"perfetto...lui chi è?"
H:"nessuno di importante, te ne parlo dopo ok?"
LB:"ok"

Mi voltai di nuovo verso Samuel facendoli cenno di andare ad un ristorante, era ora di pranzo e di certo non l'avrei saltato per lui, mi agitava il fatto che fosse lì e che volesse a tutti i costi parlare con me.
Cercai di non far trasparire il mio senso di disagio e appena entrati al ristorante ordinai subito un ramen piccante, seduti al tavolo uno di fronte all'altro come due perfetti sconosciuti, ormai lo eravamo effettivamente, io non sapevo cosa faceva lui e lui non sapeva più nulla di me.

Samuel:"Helen senti, dovresti tornare in Italia"
H:"ancora? No. Sono felice qui"
Samuel:"ma qui non hai futuro! Non sei più un agente speciale, sei un assistente sociale, ti va bene così?"
H:"si, mi va bene così, Samuel ci siamo lasciati, io non devo rendere conto a te di ciò che faccio"
Samuel:"ci siamo solo presi una pausa"
H:"che pausa e pausa! Ci siamo lasciati e io non vivo nemmeno più in Italia ma neanche ci voglio tornare, qui sono felice fatti una vita"
Samuel:"tu fai parte..."
H:"no! Non più"
Samuel:"sai che figura faccio con i miei amici se torno da solo?"
H:"ma sai che me ne frega? Senti bello vattene pure a fanculo"

Mi alzai di scatto dal tavolo, non mangiai nemmeno il ramen che avevo ordinato e pagato, uscì dal ristorante, non volevo stare un minuto di più con lui, piuttosto andai a prendere un panino al supermercato aperto ventiquattrore.
Ora pensavo solo al fatto che dovevo andare in agenzia da Deku, chissà perché, non era mai successa una cosa del genere, cioè, mi era capitato di andare in qualche agenzia per lavoro, ma sapevo sempre il motivo per cui ci andavo, ero un po' nervosa, dall'"incidente Manjiro" ero stata tranquilla, non avevo commesso pazzie.

D:"Helen, mangi un panino e basta?"
H:"si, è una lunga storia, tu?"
D:"pranzo anche io, che ne dici di mangiare nella mia agenzia? Sai che è qui a Shibuya?"
H:"ne ho sentito parlare, va bene comunque"
D:"andiamo"

Lo seguì fino alla sua agenzia, entrammo e salimmo fino al suo ufficio, c'era un enorme scrivania, due divani e un tavolino e un sacco di poster di Hero che non conoscevo, Deku era un nerd, lo sapevo, ma non pensavo così tanto nerd, guardai incuriosita i poster, chissà quanti salvataggi avevano fatto quegli Hero, se Deku ne era fan sicuramente erano fortissimi.
Seduti al tavolo lui mi offrì del sushi che aveva comprato.

H:"grazie, ma servono più a te che a me"
D:"un tipo strano ti pedinava, per questo ti ho offerto di venire in agenzia subito"
H:"che tipo strano... è il mio ex ragazzo"
D:"e ti pedinava? Non è una bella cosa"
H:"non accetta che lo lasciato, ma avevo i miei motivi"
D:"bhe se l'hai lasciato è ovvio che avessi dei motivi, non lo amavi più no?"
H:"è un po' più complicato così, mi ha deluso, mi aveva promesso una cosa..."
D:"a volte le promesse non si possono mantenere"
H:"oh questo lo so, ma le sue erano tutte bugie"
D:"mmh?"
H:"volevo una famiglia, dei figli, lui mi aveva promesso che ne avremmo avuti e poi d'un tratto mi dice "eh no ma io non le voglio, te lo promesso perché per te era importante, ma a me non fregava nulla"
D:"e tu stavi con uno cosi?"
H:"lo mollato, comunque abbiamo parlato solo di me"
D:"hai ragione, che vuoi sapere?"
H:"qualcosa che non so"
D:"bhe prima di tutto dimmi cosa sai di me"
H:"Izuku Midoriya, 15 luglio, tua madre si chiama Inko, tuo padre Hisashi, hai frequentato lo Yuei per tre anni arrivando sempre secondo al festival sportivo, lavori con allmight da quando hai finito la scuola, ma prima andavi in tirocinio da Nana Shimura"
D:".....sei una nerd?"
H:"oh grazie, ci sei arrivato ora o dalla cover del mio telefono col tuo costume?"
D:"non l'avevo notato ahahah"

Finito di mangiare pulimmo il tavolino, ancora non sapevo il motivo per cui mi volesse li, non ne aveva nemmeno accennato, ero agitata? Un po', infondo ero con l'hero n.2 del Giappone e aveva convocato me per non si sa quale motivo.
Lo guardai sistemarsi alla scrivania mentre io mi sistemai sulla sedia di fronte a lui, guardò il computer per poi aprire un cassetto, mi guardò qualche secondo per poi mostrarmi cosa avesse tra le mani; il mio vecchio distintivo.
Mi alzai si scatto allontanandomi dalla scrivania, come faceva ad averlo lui? Perché lo aveva lui? Che ci faceva qui quel distintivo?!

H:"deku che significa?! Perché...come... PERCHÉ?!"
D:"ho bisogno di te, non come assistente sociale, ma come agente speciale"
H:"si ma...perché?!"
D:"è un caso che riguarda l'Italia e il Giappone, quando ho chiesto alla Polizia italiana il loro miglior agente, l'uomo con cui ho parlato ha detto che si trovava già in Giappone e ha fatto il tuo nome anche se non lavoravi più con loro"
H:"che motivo aveva di fare il mio nome?"
D:"ha detto che eri il suo miglior agente, così ho chiesto se si poteva fare un eccezione per questo caso"
H:"e lui ti ha dato il permesso?"
D:"si, solo per questo caso, ma devo chiederti una cosa"
H:"cosa?"
D:"perché hai tentato il suicidio?"

Fine capitolo 15
Al prossimo capitolo~

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