Capitolo 8

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Una mano estrae il pugnale conficcato nella schiena del "coso".

Vedo il viso di Hades spuntare da dietro la porta. Mi prende per mano e mi trascina per corridoi bui e infiniti.

Un'infinita luce illumina delle scale.

Hades mi trascina su per quegli scalini, verso la luce, e se questo significa lontano da qui...

C'è una foresta, non so dove siamo finiti...

Hades mi trascina per tutto quel bosco e io non oso proferire parola.

Ci fermiamo molto lontani da chissà dove ci avevano rinchiusi, accanto a un verde salice piangente, per riprendere fiato.

Abbraccio Hades, come se dovessero portarmelo via da un momento all'altro.

«Dove siamo?» faccio con le lacrime agli occhi.

«Non lo so, ma dobbiamo cercare di andare via da qui... Se trovassimo una strada...» mi risponde.

«E se...»

«No, Alex, no.»

Passo lo sguardo tra i rami, le foglie del salice, il terreno...

«Ora andiamo.» fa Hades.

Mi riprende per mano e ci rimettiamo a correre cercando una strada da seguire.

È ormai notte quando decidiamo di fermarci. Troviamo un posto dove dormire: una piccola rientranza tra delle rocce, coperta da del muschio.

Ci sediamo lì dentro. Hades mi abbraccia.

«Andrà tutto bene.» mi fa, vedendomi preoccupata.

«Perché tutto questo...» dico.

«Non devi avere paura perché altrimenti tutto è davvero finito.»

«Vorrei soltanto che non fosse successo tutto questo...»

«Ma è successo e ora dobbiamo affrontarlo.»

«Tu stai bene? Che cosa ti hanno fatto lì dentro?»

«Mi stavano portando per un corridoio... Era umido... Poi ho sentito te che urlavi e quei... quei...»

« "cosi" »

«E quei "cosi" mi hanno colpito alla testa... Mi sono svegliato in una stanza bianca... C'erano luci a neon bianche ed ero sdraiato su un tavolo... Mi avevano legato mani e piedi... Quando si sono resi conto che mi ero svegliato, mi hanno fatto inginocchiare e due di quei "cosi" mi tenevano le braccia... Mi hanno iniettato qualcosa con una siringa... Mi ricordo che mi hanno detto che mi dovevano marchiare... Poi ho sentito una sagoma di una stella dietro la spalla destra...»

«Tipo questa?»

Gli mostro la stella che ho sul polso.

«Sì.» mi risponde.

Non so quanto abbia sofferto, ma nei suoi occhi si legge dolore...

«Non so perché, ma mi ricorda mio padre... quando mi picchiava.» fa con la massima freddezza.

Basta "mi dispiace" o "oddio, non lo sapevo", lo abbraccio e basta.

Mi stacco dall'abbraccio, solo per guardarlo negli occhi e chiedergli:

«E ora come stai?»

«Bene. Perché tu sei qui, tu non sei sola e io non sono solo. Perché sono felice che tu sia qui.» mi risponde spostandomi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.

Ok, imbarazzata, ok, non voglio sapere di che colore è diventata la mia faccia.

«Ora dormi che domani dobbiamo andare lontano da qui.» mi fa.

Chiudo gli occhi e penso a quanto sia stato forte, a quanto io non sia forte abbastanza da stare accanto a lui, di quanto io debba imparare da lui.

Ma una cosa che ci accomuna è la determinazione a non abbandonare l'altro.

Hades mi sveglia dal mio sonno notturno per ricominciare il viaggio, quando ormai popola la luce.

Corriamo e finalmente troviamo una strada.

Non so perché corriamo così veloce, forse perché vogliamo lasciarci ciò che è accaduto alle spalle il prima possibile o perché vogliamo andare verso qualcosa di nuovo con la speranza che sia meraviglioso o entrambe le cose.

Ci ritroviamo in una città vicino alla nostra. C'è un sacco di gente in piazza.

Ci buttiamo in mezzo a quel caos, tenendoci per mano. Spinti dalla gente, le nostre mani si staccano e dopo qualche secondo non vedo più Hades.

«Cazzo Hades, dove sei?!» continuo a chiedermi.

Al limite della piazza... Ok, l'ho visto.

Gli corro incontro.

«Non riesco più a tenermi in piedi...» mi fa.

Con le lacrime agli occhi, spero solo non capiti... No, lui deve camminare, non può tornare sulla sedia a rotelle...

Chiude gli occhi.

«Ti prego Hades, rimani sveglio...» gli urlo singhiozzando.

Oddio, che cosa gli succede...

Se sono stati quegli stronzi di "cosi", io li uccido...

«Hades... Ti prego...» faccio con la faccia piena di lacrime.

Mi appoggio al suo petto per sentire il battito del suo cuore... Poi... buio...


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