Capitolo 18

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Proseguiamo il nostro viaggio, lungo quegli infiniti corridoi, fino a quando non iniziamo a vedere una luce bianca.

Camminiamo in silenzio, verso quella che potrebbe essere la nostra salvezza.

Appena sbuchiamo da quel buio corridoio, ci ritroviamo davanti un elicottero.

«Venite.» fa la madre di Hades.

Mi chiedo cosa ci faccia un elicottero qui, se ci sia un "terrorista" a bordo, se tornerò mai dai miei genitori e altre mille domande.

Saliamo su quel'elicottero e, dopo esserci sistemati, partiamo.

La madre di Hades si fida ciecamente di quell'uomo alla guida.

Stiamo volando sopra la città, sperando che nessuno pensi che siamo dei fuggitivi.

Hades mi stringe a sé.

«Tu non devi assolutamente guardare giù.» mi fa.

«Perché?» domando io.

Non ricevo nessuna risposta, così cerco di liberarmi dalle braccia di Hades, che mi tengono stretta, e guardo dal finestrino.

No, no, no... Il quartiere dove abito io sembra... distrutto.

Le lacrime mi scivolano sulle guance, senza che io possa fermarle.

In testa mi balza un'idea folle.

Mi alzo, dopo essermi levata qualsiasi aggeggio di dosso. In mano ho la maniglia dello sportello.

«Cazzo vuoi fare, Alex?!» mi grida il ragazzo che mi teneva stretta per non guardare giù.

Mi giro verso di lui.

«Tu non lo farai.» mi fa Hades.

«Ti prego...» rispondo.

Apro lo sportello e una ventata d'aria mi investe.

Hades è in piedi.

«Fermo...» faccio al ragazzo.

«Alex! Non fare cazzate!» mi grida lui.

Ma io sto già guardando giù, assaporando la caduta, con le lacrime che non mi danno un secondo di pace. Ci vedo tutto appannato.

Insicura, sono sulla soglia, tra l'elicottero e quella caduta.

Poi succede tutto in un secondo.

Hades mi trascina a terra e sua madre chiude lo sportello. Il ragazzo mi rifà sedere accanto a lui e mi rimette qualsiasi aggeggio che mi ero tolta.

Mi stringe forte a sé.

Cerco di liberarmi dalla sua stretta, picchio contro il suo petto, piangendo, ma lui rimane immobile. Alla fine, mi abbandono al suo abbraccio.

«Cosa volevi fare?! Suicidarti?!» esclama.

Ma io non rispondo, non voglio rispondere e non so neanche io perché lo stavo per fare.

«Mi hai fatto prendere un colpo.» continua.

Aspetta una mia risposta, ma da me non ottiene niente.

«I tuoi potrebbero benissimo essere già scappati, ok?! Li ritroveremo.»

Ancora silenzio.

«Non fare più queste cose, Alex... Ti prego...» mi sussurra «Promettimelo.»

«Non...» faccio.

«Fallo. Non voglio perderti, né adesso né mai. Per una cosa così, poi, tanto meno.»

«Te lo prometto.»

Hades mi solleva il viso e lo guardo negli occhi.

«Promettimelo.» mi ridice.

«Te lo prometto.» gli rispondo un'altra volta.

Mi abbandono al suo abbraccio, per ore, aspettando che quel lungo viaggio finisca.

Non so quanto tempo è passato.

Hades mi dà un bacio in fronte.

«Io rimango della mia idea.» fa Mariella.

«Ma!» esclama Hades «Ti prego.»

«Ho solo detto la mia opinione!»

«Sì, certo. Poi ti metti a sognare alla nostra vita futura e ce lo dici pure.»

«Che bel vestito!»

«Mamma?»

«Mi stavo immaginando il matrimonio... Il vestito da sposa...»

«Come minimo, mamma, per sognarti ste cosa, dovremmo essere fidanzati.»

«Fidati che succederà.»

«E torniamo su questo argomento! Fantastico!»

Io rido.

«E poi terrò i vostri bambini con me quando voi non potrete...» fa la donna.

«Mamma, ti prego!» esclama Hades.

«Che c'è?!»

«Tieni i tuoi pensieri per te.»

«Va bene, va bene. Non parlo più per il resto del viaggio.»

«Perfetto!»

Ora il silenzio popola l'elicottero.

Poggio la testa su una spalla di Hades e aspetto l'arrivo.

Il mio δαίμωνDove le storie prendono vita. Scoprilo ora