Capitolo 24

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È da ore che sono chiusa lì dentro e ancora non so cosa ne faranno di me.

Ho paura per quello che è successo a Hades.

Aspetta... forse... ho il telefono nelle tasche dei pantaloni... dietro...

Rovistando nelle mie tasche, cercando di non far notare che sto facendo, trovo il mio telefono e, a naso, cerco di sbloccarlo e di mandare un messaggio a Hades.

Più o meno mi ricordo come è fatto il mio schermo, per cui dovrei riuscire a...

Mi giro un secondo per vedere che ho scritto come messaggio.

Ok, lo invio e rimetto il telefono nella tasca.

Degli uomini stanno confabulando qualcosa a un tavolo, non molto lontano da me, ma abbastanza per non riuscire a capire cosa dicono.

«Hai un grande problema, ragazza.» fa un uomo sempre rivolto verso il tavolo. «Credi che noi siamo abbastanza stupidi da non capire che hai appena mandato un messaggio a qualcuno.»

«Vedi, arriveranno troppo tardi. Questo posto farà "boom" e tu sarai qui dentro.» fa un altro.

«Ma che senso ha uccidere qualcuno e basta? Senza riscatto o altro?» domando.

Qui c'è altro sotto, qualcosa che non riesco a capire e ho paura per questo.

«Fidati che un motivo c'è...» fa un terzo uomo.

La cosa mi preoccupa, troppo...

Ho una bomba attaccata addosso.

Che cazzo mi succederà?! C'è uno scopo a tutto questo! Questi vogliono qualcosa! Ma cosa?!Non possono toccarmi perché esploderei in un secondo se solo mi muovessi! Non un riscatto perché si sarebbero già attivati! Che cosa vogliono?!

Due uomini mi si avvicinano: uno sa di vino da lontano un miglio, l'altro fuma peggio di un turco.

Uno ha un coltello in mano, l'altro una pistola.

Ok, forse la bomba non esplode se mi muovo...

Sto morendo di paura e molto probabilmente sto tremando come una foglia.

Quello col coltello mi afferra un braccio legato dietro lo schienale e inizia a scrivere qualcosa con la lama.

Sto morendo di male...

«Vi prego, smettetela...» faccio con le lacrime agli occhi.

Ma quello continua imperterrito a scrivere o a disegnare sul mio braccio.

L'altro mi punta la pistola alla tempia dicendomi:

«Se solo provi a gridare aiuto, muori prima che la bomba possa esplodere.»

Sto morendo di paura, sto gridando "aiuto" in silenzio, sto sperando che arrivino presto i soccorsi...

È passato poco tempo, ma io me ne voglio andare da qui, per sempre, non rivedere più questo posto.

È buio, ho un labbro rotto che continua a sapere di sangue, il che mi fa altamente schifo perché sa di ferro.

Un uomo sta giocando con delle chiavi e una luce appena visibile gli illumina le mani.

Gli altri uomini non ho la più pallida idea di dove siano andati.

Quella maledetta bomba sta scandendo le ore, i minuti, i secondi...

15:00:34... 33... 32... 31... 30...

No, basta. Distolgo lo sguardo e fisso le assi sulle finestre per tutta la notte.

Non so che ore siano, la bomba segna 08:45:03... 02... 01...

Arrivano gli altri uomini, ma di soccorsi neanche l'ombra.

Dopo minuti su minuti che parlano tra di loro, un uomo si avvicina a me.

Ha un odore strano: un misto tra qualcosa di alcolico, fumo e profumo per coprire tutto. Il risultato è nauseante.

Si china verso di me, con una mano a lato del mio collo e l'altra che mi sorregge il mento, si avvicina al mio viso.

«Si fermi.» sento dire.

L'uomo mi lascia di botto e si avvicina agli uomini della polizia.

Vedo Hades... Che ci fa qui?

Dura molto la "battaglia tra buoni e cattivi" come si direbbe nei cartoni animati.

Ringraziando il cielo, i poliziotti ne escono praticamente illesi.

I miei rapitori vengono spinti fuori da lì e dei poliziotti scoprono che ho una bomba addosso.

Chiamano qualcuno alla centrale, non so chi.

La bomba segna 00:49:59 quando arriva una donna che la ispeziona e si fa passare qualcosa per tagliare un filo.

00:05: 01 e la donna sta ancora cercando il filo giusto.

00:02:00 e la donna taglia il filo... quello giusto.

La corda che mi teneva legata era incastrata tra i fili della bomba, così è stato necessario disattivarla prima di liberarmi.

L'unica cosa che riesco a sussurrare è:

«Grazie.»

Corro da Hades, un po' malconcio perché l'hanno picchiato.

Lo abbraccio e lui mi stringe a sé.

«Ora è tutto finito.» mi sussurra.

Il mio δαίμωνDove le storie prendono vita. Scoprilo ora