Capitolo 27

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Fuori piove e la musica riecheggia nella stanza.

Appena ho acceso la radio, è partita la mia canzone preferita.

Destino, Alex? Sì, destino.

Ogni tanto mi chiedo come sia possibile amare tanto la pioggia, non ho ancora trovato risposta.

L'orologio segna le nove e mezza.

Ormai ho preso il ritmo delle vacanze estive.

«Ehi, ma!» esclamo, rispondendo al telefono.

«Hai steso?» domanda mia madre.

«Ora vado, ma non è un problema per lo Stato se non stendo!»

«Ti ho chiesto solo di fare una piccola cosa!»

«E sai benissimo che me ne dimentico se non mi chiami.»

«Alex, tu fai finta di dimenticartene!»

«Non è vero! Non puoi accusarmi di cose non vere!»

«Alex...»

«No, mamma! È vero! E comunque ora stendo, ok?! Ciao.»

Le chiudo il telefono in faccia (il che, molto probabilmente, porterà a una litigata), mi alzo contro voglia e vado a prendere il cesto per stendere.

«Salve principessa.» fa il rompi palle del vicino di casa.

«Ti ho detto di non chiamarmi più così. Che vuoi?»

«Litigato con mamma?»

«Sono affari tuoi?! No. Allora che rompi?!»

«E dai! Volevo solo fare conversazione!»

«Se stai zitto e te ne vai, fai meglio.»

Imperterrito rimane lì a fissarmi.

«Smettila o finisce male!» gli faccio.

«Mi hai detto di stare zitto!» mi risponde.

«E anche di andartene!»

«Quello no.»

«Perché no?! Rimaniamo qui a rompere le palle alla vicina di casa che è già incazzata!»

Ride.

«Cosa ridi?!» esclamo.

«È divertente quando parli da sola.» risponde.

«È divertente lasciarti il segno rosso di una mano su una guancia, se è per questo.»

Stendo l'ultimo calzino e gli faccio:

«Ecco, ora posso ritornare a farmi gli affari miei.»

«Ti prego, rimani!» esclama lui.

Mi ero già chinata per prendere la cesta con i vestiti puliti, quando lui:

«Ti va di uscire con me, un giorno?»

«Tu credi che non sappia cosa fai a tutte le ragazze che incontri?! E poi non esco con i cretini.» gli urlo.

Giro i tacchi e me ne ritorno in casa.

Il cellulare che squilla da almeno mezz'ora. Appena lo prendo in mano, smette di vibrare.

20 chiamate perse e 1 messaggio: Hades.

«Salve Rosita, tutto bene nel pollaio? Banderas ha bisogno di un aiuto.» mi scrive.

«Tutto bene qua nel pollaio, al mulino tutto ok?» gli rispondo.

«Tutto ok, ma ho bisogno di una mano.»

«Che c'è?»

«Mia zia viene a pranzo e non riesco più a sopportare lei e mia madre quando parlano.»

«Che ora?»

«Dodici e mezza.»

«Ok.»

«Lo sai che stai praticamente parlando per monosillabi?»

«Sì.»

Dall'altro capo del telefono si sente una risata.

«L'ho fatto di nuovo, vero?» domando.

«Parlare per monosillabi? Sì.» fa Hades.

«Ma... una cosa...»

«Dimmi.»

«Non è che sotto tutto questo c'è un piano malvagio?»

«Può darsi.»

«E fai tutto questo solo perché hai voglia di vedermi?»

«Può darsi anche questo.»

«Per cui: dodici e mezza sotto casa tua?»

«No, dodici e mezza sotto casa tua.»

«Dodici e mezza, sotto casa mia... Ok!»

«A dopo.»

«Ciao.»

È sempre stato triste chiudere una telefonata con lui, ho sempre voglia di stare lì, anche a parlare di qualsiasi cosa, per sentire la sua voce.

Scrivo un messaggio a mia madre:

«Vado a pranzo fuori, non mi aspettare.»

Passo alla rassegna dei miei abiti... Sono un'eterna indecisa, lo so.

Finalmente, alle dodici e un quarto, riesco a trovare qualcosa che mi piace.

E poi sono anche "miss anticipo", per cui sono scesa dieci minuti prima e, come al mio solito, aspetto appoggiata al portone.

E per tutte le sfighe del mondo, ecco che arriva il vicino di casa!

«Ciao principessa? Che aspetti?» mi domanda.

«Fatti i cazzi tuoi.» fa una voce da dietro di lui.

Hades mi prende per mano e mi trascina via.

«Grazie.» gli faccio.

«Chi era quello?»

«Vicino di casa rompi palle.»

«Perché ti chiama principessa?»

«Non lo so, ma mi ha altamente rotto.»

Dopo qualche secondo di silenzio...

«Geloso?» chiedo.

«No!» mi risponde, come se volesse mascherare il "sì" di risposta che ho capito benissimo.

Gli sorrido.

Camminiamo fino a casa sua, mano nella mano.

«C'è una cosa che non ti ho detto...» mi fa. «Mio cugino sta per un po' da noi.»

«E tu credevi che potesse essere un problema non dirmelo?» chiedo.

«No, ma è meglio avvisare delle scenate che farà mia zia.»

«Allora... entriamo?»

«Prego.» fa Hades aprendomi la porta di casa.

Appena chiude la porta di casa, Mariella viene a vedere chi è entrato in casa.

«Ciao!» fa la donna. «Vedo che hai portato...»

«Già.» fa il ragazzo, accanto a me, prima che la madre si perda nei suoi pensieri.

«Anna dovrebbe arrivare a momenti.»

Un ragazzo spunta dalla cucina, per poi immergersi di nuovo tra i fornelli.

«Quello è mio cugino.» mi dice Hades ad un orecchio, notando che ho visto quel ragazzo.

Il mio δαίμωνDove le storie prendono vita. Scoprilo ora